Il viaggio di ritorno dalla GMG di Lisbona per i padovani. In aereo e in treno: «Un tassello fondamentale per la mia vita»

Stanno tornando a casa gli oltre 1200 padovani che hanno preso parte alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona attraverso la spedizione “ufficiale” della Diocesi di Padova.

Il viaggio di ritorno dalla GMG di Lisbona per i padovani. In aereo e in treno: «Un tassello fondamentale per la mia vita»

Tra lunedì e martedì l’arrivo degli aerei, nella serata di martedì sarà invece la volta dei pullman, che così termineranno un trasbordo di due intere giornate, con sosta nella notte a Barcellona (all’andata ci si era fermati a Lourdes).

Contrariamente all’andata il viaggio – per tutti – è stato abbastanza silenzioso. Anche quando si ha dalla propria parte il vigore dei vent’anni e si suole, come dire, “saltare i fossi per lungo”, la GMG è un’esperienza che dal punto di vista fisico stroncherebbe chiunque. Lunghe camminate, lunghe attese, spesso accoglienze in strutture pubbliche, per non parlare poi dei due giorni conclusivi con la veglia, la messa e la notte all’addiaccio. Stanchezza, certo, ma la stanchezza di chi ha appena terminato con successo una maratona e non vede l’ora di rimettersi in forza per ricominciare a correre.

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Beatrice, diciannovenne di Villafranca Padovana, ha visto in questa GMG un punto di svolta per la sua vita: «L'egoismo e l'indifferenza che dilagano per il mondo stavano iniziando a far parte anche della mia vita. La GMG è invece riuscita a riaccendere una scintilla che, dentro di me, si stava ormai spegnendo: l'amore verso gli altri. La disponibilità e l'accoglienza della famiglia che mi ha ospitato, l'aiutarsi per costruire un piccolo riparo prima della veglia, i momenti di preghiera passati insieme a centinaia di migliaia di giovani mi hanno ridato fiducia nella mia generazione e riacceso la voglia di aiutare il prossimo. Mi sono sentita "chiamata per nome" da Dio, invitata ad aiutare sia fisicamente che spiritualmente il mio prossimo. Mi ha toccato la spalla e mi ha esortato a non temere quello che il cammino mi riserverà, a cercare la mia vocazione».

Gian Paolo Chinello di Piove di Sacco confida: «La mattina della domenica, dopo essere stati svegliati da bella musica (il dj set di don Guilherme Peixoto ndR.) e avere avuto la possibilità di veder l’alba, anche il momento della messa è stato veramente toccante. Mentre avevo le cuffie (per la traduzione simultanea ndR.) mi sono girato attorno. Di solito lo facciamo in chiesa guardando chi abbiamo vicino, forse a volte sbuffiamo se qualcuno arriva in ritardo, perché muove i banchi o ci dà fastidio. Domenica c’era un sacco di gente, ma questo sacco di gente non mi dava assolutamente fastidio, anzi, mi ha aiutato a pregare e a riscoprirmi cristiano».

Di esperienza completamente nuova parla Sofia, 18 anni di Villafranca: «È stato rinfrescante e mi ha riempito di gioia e voglia di fare ancora nuove esperienze come quest'ultima. Questo è avvenuto grazie all'incontro con persone di varie nazionalità che nella loro semplicità e cortesia chiedevano di scambiare con noi piccoli souvenir dei loro paesi, è avvenuto tramite l'incontro con altri italiani per le strade di Lisbona in cui si percepiva la complicità e la felicità nel chiedersi da che parte della penisola provenissimo, è avvenuto grazie all'accoglienza dei portoghesi nelle loro strutture, che anche se non permettevano di usufruire dei migliori comfort, ci hanno fatto sentire comunque a casa e in compagnia. Questo è ciò che mi ha fatto capire quanto bello è essere giovani e avere le possibilità (fisico-mentali e economiche) per prendere parte a queste esperienze, sempre in cerca di un motivo che ho capito aver accomunato tutti coloro presenti alla GMG: cercare quella luce che, come ha detto Papa Francesco, ci faccia brillare, ci insegni ad ascoltare e non ci faccia temere. Io ho capito che per me questa luce è trovare Dio nelle situazioni in cui mi trovo, perché so che se lo farò, vivrò un po' più leggera, sicura che c'è qualcuno che cammina con me in un percorso che può risultare spesso difficile e forse incomprensibile.  Di questa GMG più di tutto mi rimarrà impresso il sorriso genuino delle persone che ho incontrato, ma anche il mio che ho sentito sempre formarsi, grata di essere presente in quello che diventerà un tassello fondamentale per la mia vita».

«Dopo questa GMG abbiamo tutti la certezza che non saremo mai soli: abbiamo potuto stringere nuove amicizie, rinsaldarne di vecchie e soprattutto riscoprire l'amore di Dio per ognuno di noi, che ci salva dalla paura e dallo sconforto», aggiunge un messaggio, rimasto anonimo. E sebbene c’è chi faccia notare le tante difficoltà logistiche, che a volte hanno in parte rovinato alcuni momenti importanti, un altro messaggio anonimo non vuole consegnare la GMG alla storia: «Uso il presente, perché non voglio che diventi “un passato” ciò che ho vissuto». «Dio ha bussato alle mie porte – aggiunge – per portarmi un po’ di fiducia e la certezza che davvero non siamo soli: tutti i popoli riuniti sotto la stessa luce, sotto la sua croce. Mi porto a casa il verbo brillare perché vorrei che la luce che è brillata dentro possa continuare a brillare anche forte fuori, per chi mi circonda. Vorrei che i miei occhi continuino a brillare della gioia incontenibile di questi giorni passati con amici nuovi e vecchi, con relazioni speciali che si sono create e che mi auguro continuino a essere coltivate».

 

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Davide, di sant’Angelo di Piove di Sacco, era alla sua prima GMG. Porta a casa le parole di papa Francesco e di don Ciotti, ma anche le testimonianze di tutti i presenti: «È stato emozionante vedere cristiani provenire da parte del mondo dove la loro percentuale è sotto al 3%». Davide, che vanta di aver scambiato una trentina di piccoli oggetti rappresentativi dell’Italia con quelli di altri paesi «non male come prima GMG», è stato ospite in famiglia: «Mi hanno fatto sentire a casa, anche se non parlavano italiano. «Ci aspettavano ogni sera, e ci offrivano un dolce fresco, e stavano con noi a chiacchierare chiedendoci cosa avevamo fatto e come era stato. Ci facevano le lavatrici del nostro guardaroba e ci rammendavano i nostri zaini sgualciti. Insomma mi sono accolto come se fossi un figlio o un nipote. Siamo stati accolti anche dai loro vicini di casa i quali avevano la figlia che era una volontaria, con loro abbiamo chiacchierato tutte le notti dopo le attività, e abbiamo cenato tutti assieme l'ultima sera. Ci siamo scambiati doni e maglie quella del pellegrino con quella del volontario. Ci hanno invitato a ritornare a Lisbona dicendoci che le loro case sono sempre aperte per noi. Che bello vedere tanta generosità e confidenza data a persone che non conosci. Non smetterò mai di volergli bene e di dirle a loro Obrigado, obrigado por tudo»

«Sono in pullman di ritorno dalla GMG – ci scrive Antonio Martini di Villafranca Padovana – ripensando a quello che ho vissuto in questa settimana, la prima parola che mi viene in mente è "gioia". Gioia che ho vissuto durante questa esperienza e gioia più volte sottolineata da papa Francesco come segno che dovrebbe caratterizzare ogni cristiano, ma che molto spesso facciamo fatica a provare. Il motivo di questa fatica credo che stia in molti aspetti che sono stati trattati durante la Via Crucis, che per me è stato uno dei momenti più significativi.  Qui sono state riprese tutte le varie problematiche che viviamo noi giovani, sia a livello personale, che a livello sociale. Durante la Via Crucis ho avuto la sensazione di vivere una conversazione con uno dei tanti amici che incontro ogni giorno. Paura del giudizio degli altri, ansia per il futuro, depressione, dipendenze, poca fiducia nelle persone e in sé stessi, sono tutte problemi che riscontro nei miei coetanei quotidianamente. Per questo l'ho sentita davvero mia, in quanto le parole usate, le testimonianze e le situazioni presentate erano estremamente dirette e senza filtri. Proprio in occasione della Via Crucis ho potuto confrontare la gioia che la GMG mi stava facendo vivere e il pessimismo silenzioso che sta entrando pian piano nelle nostre vite. È una sensazione strana da spiegare. Sembra che ai giovani non sia permesso di essere felici e vedere invece che questo è possibile mi provoca fortemente. Perché non siamo felici? Cosa ci manca? Molte volte, durante questa settimana, l'ho sottolineato al gruppo della mia parrocchia: dobbiamo ripartire da noi, da questo piccolo gruppo, da chi abbiamo accanto, dobbiamo volerci bene. Dopo questa esperienza sono ancora più convinto che prendendoci cura gli uni gli altri, facendolo con amore e in modo disinteressato, come Gesù ci chiede, possiamo essere felici e appagati. Poi sicuramente il pessimismo, per essere curato, ha bisogno di una visione sul futuro, di un progetto, di una Vocazione, ma se intanto ci vogliamo bene veramente possiamo recuperare fiducia in noi stessi e nell'umanità, basi imprescindibili per costruire qualcosa di duraturo».

 

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«Non avevo mai preso parte prima di quest'anno ad un'esperienza così profonda e meta di moltissimi pellegrini – aggiunge Katia, 19 anni, sempre di Villafranca – Dovendo riassumere questa Gmg con due parole, sceglierei i termini accoglienza e condivisione. Il primo descrive un sentimento che ho percepito sin dal primo istante in cui sono salita sull'autobus che mi avrebbe portato con il mio gruppo a Lisbona. Infatti, nonostante non ci conoscessimo tutti tra compagni di viaggio, lo stare insieme per l'intera esperienza, supportandoci a vicenda nelle difficoltà e festeggiando nei momenti di gioia, ci ha portati ad essere molto più uniti e ha permesso anche di creare nuove amicizie. Inoltre, i cori intonati per le strade e i canti in metropolitana mi hanno fatto sentire veramente "a casa", assieme al calore dei tanti amici e compagni ritrovati nel corso della Gmg e a quello di milioni di giovani di varie età e nazionalità che ho incontrato. Invece, il condividere si è manifestato a partire da semplici gesti come lo scambio di vari oggetti con milioni di giovani di diversi paesi, chiacchierando con loro e facendo nuove conoscenze, fino al vederli riuniti tutti in preghiera nello stesso luogo ascoltando le parole di sua Santità. La parola stessa "condividere" ha indicato per me l'atto del dividere con qualcuno un momento particolare magari del viaggio fatto per arrivare fino a qui o anche soltanto un saluto e una stretta di mano. Il momento che mi ha colpito maggiormente durante questa Gmg è stato durante la messa conclusiva alla presenza di sua Santità e di una folla di giovani di vari continenti. Infatti, il mio cuore ha sussultato nel vedere un milione di persone che hanno aspettato a lungo, che hanno superato alcune fatiche e lunghi viaggi, alzandosi in fretta come ha fatto Maria quando si è messa in cammino per andare dalla cugina Elisabetta, e che si sono inventate mille modi per raccogliere denaro per poter essere qui e poter accogliere il dono della preghiera e della parola con tutti gli altri. Questo mi ha fatto capire come la fede non sia un elemento di divisione, bensì di comunione così potente tale da poter superare qualsiasi barriera di tipo comunicativo e culturale».

Conclude Silvia Sandon: «Ogni attesa è portatrice di qualcosa… e così le attese iniziale della GMG ora si impastano con quelle del rientro… e chissà quanti “LevantAte”, (alzati!) i giovani dovranno imparare e comprendere. Credo che questi giorni intensi di GMG saranno portatori di tante attese, nate nel cuore, negli incontri e nel silenzio».

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