25 novembre. Parità di genere e relazioni, così cresce una società sana

Riguarda i nuclei familiari e i percorsi scolastici. E tocca tutti nella gestione dei rapporti personali. Il dato è che il Cif - Centro italiano femminile di Padova riceve sempre più ragazze e studentesse che hanno subito violenza

25 novembre. Parità di genere e relazioni, così cresce una società sana

«Questa mattina non mi son svegliata/ E l’invasore ce l’avevo in casa/ Inseguita, controllata, minacciata/ Nel tossico vestito dell’amore». Canta così Vinicio Capossela in uno dei suoi ultimi brani intitolato La cattiva educazione. Parole che risuonano ancora più forti in questi giorni in cui una giovane ragazza, Giulia Cecchettin, “questa mattina non si è svegliata”. E l’educazione è proprio un tema chiave, urgente e necessario, quando si parla di violenza sulle donne, ricordata ogni anno il 25 novembre con la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne. «In generale possiamo dire che non ci sono dati confortanti sul piano della prevenzione: questo rimane il tema dominante – afferma Patrizia Zantedeschi, nel direttivo del Centro veneto progetti donna e per molti anni presidente – La domanda è: cosa fare? Mancano ancora dei pezzi, per esempio sull’educazione nelle nostre famiglie e un’attenzione ai segnali che ci devono far drizzare le antenne: la gelosia marcata, l’idea che un rapporto è qualcosa di esclusivo. Il Centro da molti anni lavora nelle scuole e capire cosa pensano i giovani, come intendono la relazione affettiva è importantissimo. La violenza sulle donne è un fenomeno con aspetti diversificati, c’è quella economica, psicologica, fisica. Riguarda la vita di tutte le donne e tutte le fasce d’età». Rispetto al 2022 i dati elaborati dal Centro veneto sono lievemente in crescita, uno standard questo degli ultimi anni. Nei primi dieci mesi del 2023 sono giunte 920 richieste di aiuto (1.127 in tutto il 2022) e sono state fatte 51 accoglienze in ospitalità tra casa rifugio ed emergenza con 49 minori. Le ricerche Istat dicono che più del 90 per cento delle donne non parla con nessuno della violenza subita e solo il 4 per cento che fa emergere questa situazione poi si rivolge a un centro antiviolenza. «Prevediamo di raggiungere le 1.200 richieste – avverte Mariangela Zanni, attuale presidente del Centro veneto progetti donna – Stiamo parlando di un dato che aumenta perché emerge, questo bisogna dirlo, altrimenti si dà una narrazione che non è corretta rispetto all’effettivo impatto che ha il fenomeno sulla nostra società. E questo è un fenomeno sommerso, strutturale e non emergenziale. Sono quasi sempre reati di maltrattamento in famiglia, reato che prevede la reiterazione e un tempo abbastanza lungo in cui si è verificato». Le donne che si rivolgono a un centro sono per lo più italiane (75-80 per cento) e in prevalenza fra i 30-50 anni, poi c’è un 20 per cento di giovani fra i 18 e i 30 anni, un dato questo che sta aumentando. «Il problema dei giovani è molto grave e preoccupante – afferma infatti Finizia Scivittaro, vicepresidente del Cif, il Centro italiano femminile di Padova – Fino a qualche anno fa di fatto non se ne parlava neanche fra addetti ai lavori. Negli ultimi due anni, subito dopo la pandemia, invece mi sono ritrovata a ricevere studentesse giovani, 18-20 anni, italiane di famiglia non disagiata, ma anzi con genitori affermati nella propria professione, che venivano in modalità dimessa, paurosa, diffidente, in punta di piedi a parlare e denunciare il fatto di essere state vittime o di esserlo ancora di abusi sessuali, violenza, stalking da parte di fidanzati, loro coetanei, italiani e con famiglie simili alle spalle. Sono rimasta sconvolta perché ero abituata a un altro target». Ragazze che riferiscono di essere coinvolte, imbrigliate in rapporti di pseudo fidanzamento e non riescono a venirne fuori e si trovano a subire atti di violenza di vario tipo, il più delle volte sessuali senza sapere cosa fare. «Non vogliono denunciarli – continua Scivittaro – non hanno il coraggio di parlarne con i familiari e di fatto quasi tutte si trovano in una posizione ambivalente perché quando si propone un percorso di intervento con l’avvocatessa del Cif o con l’educatrice, si tirano subito indietro. Vedo una resistenza molto più forte rispetto alle donne più adulte. È un fenomeno ancora poco noto, un’emergenza che richiede di essere ben pensata e portata alla luce perché solitamente quando si parla della violenza sulle studentesse si pensa subito agli abusi dei professori». «Abbiamo sempre visto che la violenza è trasversale – aggiunge la Zanni – non colpisce una determinata categoria di donne, ma colpisce tutte. Quello che stiamo cercando di fare è dare risposte il più possibile adatte alle diverse identità che le donne portano in base all’età, origine, percorso che hanno fatto, studi, lavoro». La Giornata del 25 novembre assume un ruolo significativo nel sensibilizzare la società, le donne, gli educatori, le famiglie, gli uomini. Il Centro veneto propone una serie di iniziative, anche di formazione, per tenere alta l’attenzione non solo il 25, ma nel corso di tutto l’anno. «È bene sottolineare – chiosa Finizia Scivittaro – che ci troviamo in un momento storico, sociale, culturale rivoluzionario perché l’avvento della tecnologia ci ha scaraventati in una globalizzazione totale e totalitaria a cui non siamo stati educati, formati, abituati. I genitori chiedono aiuto su come educare i figli, è come se si fosse perso un sapere educativo. E i giovani si accorgono che gli adulti hanno paura di loro e non sanno gestire le loro esuberanze, si trovano in mano una onnipotenza che non sanno gestire e li getta nel panico, nel disorientamento, nel delirio che può portare ad atti di violenza, vandalici o devianze. Per uscire dalla violenza di genere è necessario avere l’uomo come alleato: è necessario che gli uomini inizino a sviluppare un pensiero, una sensibilità sul fenomeno inquietante che è orizzontale a tutte le culture e se l’uomo non è nostro alleato non potremo mai contrastarlo». «Ogni volta che succede un fatto grave – conclude Patrizia Zantedeschi – rimane segnato per sempre tutto il circuito che ruota attorno a quella donna, che era una madre, una sorella, un’amica, una figlia. Quando parliamo di violenza sulle donne dobbiamo necessariamente parlare di come gestiamo i rapporti fra uomini e donne, di come crescono i nostri figli e le nostre figlie».

L’importanza di tessere relazioni con il territorio

Sabato 25 novembre, alle 16.30, nella sede di Opera casa famiglia (via Tre garofani 65, Padova) si tiene su invito un incontro sul tema della violenza sulle donne, curato dalla dott.ssa Maria Elisa Antonioli, cui seguirà un momento conviviale, con l’obiettivo di far conoscere la realtà e tessere relazioni con il territorio.

Il Cif promuove un evento al Centro universitario

“In-difesa” è il titolo dell’incontro organizzato dal Cif proprio sabato 25 dalle ore 9 alle 12 nella sala grande del Centro universitario padovano. Diversi interventi per sensibilizzare, informare e prevenire sul tema della violenza sulle donne.

Il messaggio del vescovo. Fatti come questi ci interpellano in profondità
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«La notizia del ritrovamento del corpo di Giulia, dopo giorni di angoscia e trepidazione, è un dramma e un dolore troppo forte» è il commento del vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, dopo la notizia della morte di Giulia Cecchettin. «Ora è il momento del silenzio e della preghiera – prosegue il vescovo – Esprimo, a nome della Chiesa di Padova, la mia vicinanza al papà, alla sorella e al fratello di Giulia e a tutta la sua famiglia già tanto provata nel dolore in questi anni, così pure ai genitori e ai familiari di Filippo. Per tutti loro quanto accaduto è un dolore indescrivibile. Prego e invito a pregare per loro e a non rincorrere parole di odio. La violenza, di qualsiasi forma e modalità, non è mai la soluzione. Ora è il momento della vicinanza, della consolazione e del silenzio. Siamo invitati tutti, società civile e Chiesa, a trovare tempi e luoghi per riflettere, per capire come accompagnare e sostenere i giovani d’oggi, le loro fragilità e i loro sogni, i loro desideri e le loro paure, le speranze e le delusioni. Fatti come questi ci interpellano profondamente. Preghiamo per i nostri giovani. Preghiamo per Giulia, la cui vita è stata tragicamente spezzata nel fiore dei suoi anni, a un passo dal realizzare i suoi sogni di giovane donna. Preghiamo per Filippo. Preghiamo per queste due famiglie distrutte da un dolore che le supera. Preghiamo per gli amici e per le comunità che hanno visto crescere questi ragazzi, il Signore raccolga le loro lacrime».

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