Caos in Grecia: "rispetto dei diritti umani o l'Europa muore"

La denuncia delle associazioni. Msf: "Evacuare le persone dalle isole verso i paesi Ue". Emergency: "Politica miope e ipocrita". Oxfam: "Vita di siriani in fuga usata come merce di scambio". Unicef: "Nessuno stato può gestire i flussi dei migranti da solo". Caritas: "Non restare nell’indifferenza"

Caos in Grecia: "rispetto dei diritti umani o l'Europa muore"

ROMA - Gli stati europei in Grecia devono affrontare “la vera emergenza”: “evacuare le persone dalle isole verso i paesi dell'Ue, fornire un sistema di asilo funzionante, smettere di intrappolare le persone in condizioni orribili". Così Stefano Argenziano, coordinatore delle operazioni di Medici senza frontiere in Grecia, commenta la situazione che si è creata nel paese  e in particolare a Lesbo,  dopo che la Turchia ha aperto il confine, lasciando passare migliaia di migranti in fuga dalla Siria. Msf è presente con una clinica pediatrica fuori dal campo di Moria. “Sono passati ormai quattro anni da quando l’accordo Ue-Turchia strumentalizza vite umane per motivi politici. Ancora una volta, vediamo che gli stati membri dell’Ue vogliono impedire a tutti i costi alle persone di cercare sicurezza piuttosto che fornire assistenza di base a uomini, donne e bambini in pericolo, mettendoli così in una condizione di ulteriore rischio. – sottolinea Argenziano - Questa situazione ha portato alla morte di un bambino e all’attacco con gas lacrimogeni contro le persone alle frontiere. Sono inoltre arrivate notizie riguardo la guardia costiera che ha ostacolato imbarcazioni in difficoltà invece di prestare soccorso”.

Per Msf  "con 40 mila persone intrappolate nelle isole greche, la situazione ha raggiunto il limite di sopportazione per i richiedenti asilo e per le comunità locali, entrambi abbandonati dai leader europei a causa dell’accordo Ue-Turchia". "Le persone in stato di necessità sono private dell'assistenza fondamentale perché sia le équipe di Msf che altre organizzazioni hanno dovuto limitare il volume di attività per problemi di sicurezza. - prosegue -Il governo greco e l'Ue devono agire immediatamente per ridurre il livello di tensione. Le misure di emergenza annunciate dal governo greco avranno conseguenze devastanti in quanto tolgono il diritto di chiedere protezione e mirano a respingere le persone in Turchia. Tutto questo porterà soltanto più caos, morti in mare, escalation di violenza e un disastro umanitario ancora peggiore".

Per Emergency si tratta di "una politica miope e ipocrita, che ha rifiutato di affrontare seriamente la situazione dei migranti ovunque si è presentata e adesso paga un conto esorbitante”. “L’Europa ha ricoperto d’oro – 6 miliardi di euro - il regime di Erdogan perché trattenesse i migranti in fuga dalle guerre del Medio Oriente in qualunque modo. - accusa l'organizzazione - Oggi Erdogan alza la posta e usa i migranti come arma di ricatto contro l’Europa. Ha rifiutato di rivedere gli accordi di Dublino, ma adesso non ci sono frontiere nazionali che possano veramente contenere il flusso di persone che scappano. Non ha saputo impedire le guerre e non ha messo fine allo sfruttamento e oggi tutti gliene chiedono conto: chi fugge perché non ce la fa più e chi ha paura di questo flusso perché gli sembra ingestibile. Oggi i presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo saranno alla frontiera greca. È arrivato il momento di cambiare rotta. O l’Europa mette il rispetto dei diritti umani come base irrinunciabile del suo agire o sarà definitivamente morta. Non ci sono più scorciatoie possibili”.

"La vita di migliaia di siriani in fuga da guerra e persecuzioni, continua ad essere usata come merce di scambio di un assurdo gioco delle parti, in cui Unione Europea e Grecia per primi, senza nessuna giustificazione, non vogliono assumersi le proprie responsabilità". E’ la denuncia di Oxfam che lancia un appello urgente affinché tutti gli Stati europei rispettino la lettera e lo spirito della Convenzione sui rifugiati: “Fino a quando l’Unione continuerà ad anteporre interessi di parte al rispetto dei diritti e alla dignità degli esseri umani, non potrà svolgere con efficacia un ruolo di leader come attore umanitario nel contesto internazionale. Lo spirito alla base dell’idea di Europa unita – già messo in discussione dalla gestione delle politiche migratorie in questi ultimi 5 anni - sta morendo al confine tra Grecia e Turchia. La mera difesa dei confini sta ancora una volta vincendo su ogni spirito di umanità, mentre bambini innocenti continuano a morire in mare, come successo ieri, nell’ennesima tragedia che continua a non smuovere le coscienze dei leader europei”, conclude Pezzati.

Non esiste alcune giustificazione per la decisione di lasciare migliaia di uomini, donne e bambini in fuga da un conflitto atroce, che in quasi nove anni ha causato centinaia di migliaia di vittime e oltre 5.5 milioni di profughi fuori dalla Siria, intrappolati in una terra di nessuno senza cibo, riparo e cure mediche. – commenta Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – La Ue invece di sostenere la politica di respingimento attuata dalla Grecia, dovrebbe ricordarsi dei propri obblighi di difesa dei diritti umani fondamentali, garantendo la sicurezza e la protezione di chi ha perso tutto”.
“Questa situazione, ricorda la disastrosa politica che ha portato all’accordo tra Ue e Turchia. – continua Pezzati – Un accordo vergognoso e inaccettabile, che ha trattato centinaia di migliaia di disperati come pedine in un cinico calcolo politico. I loro diritti sono passati in secondo piano, in palese violazione del diritto internazionale e comunitario. Per questo chiediamo con forza che la Grecia e i suoi partner europei collaborino, accogliendo e garantendo un futuro ai profughi siriani al confine greco; che gli Stati membri della Ue lavorino per trasferire quanto prima i bambini e i profughi più vulnerabili dalla Grecia, ridistribuendoli in altri paesi europei". 

Per Afshan Khan, direttore regionale Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale e coordinatrice speciale per la risposta a favore dei migranti e rifugiati in Europa , la protezione dei minore deve essere una proprietà. “La notizia della morte di un bambino tra circa 50 persone su una barca che si è capovolta a largo dell’isola greca di Lesbo ieri, è una tragica testimonianza dei pericolosi viaggi intrapresi da giovani rifugiati e migranti alla ricerca di sicurezza in Europa. In mare, in zone di confine o in aree colpite da conflitti da cui bambini sono in fuga, sono i bambini le prime vittime. - commenta - Nelle ultime settimane, l’escalation delle violenze nella provincia di Idlib ha provocato lo sfollamento di 575.000 bambini. Delle diverse migliaia di persone ora concentrate vicino Edirne e lungo il confine turco-greco, il 40% sono famiglie con bambini. Gli Stati devono fare tutto il possibile per prevenire ulteriori sofferenze ai più innocenti".  Per l'Unicef "i bambini e le famiglie sradicate dalle loro case aspettano soluzioni condivise dai leader politici, che comprendono supporto economico e politico per gli Stati che accolgono tutte le persone e i bambini in cerca di aiuti, e impegni seri per ricollocare i più vulnerabili. È tempo che tutti i paesi interessati rispettino gli impegni internazionali di proteggere i bambini da violenze e pericoli, a prescindere dal loro status o da dove provengano. È tempo di garantire accesso sicuro all’asilo e alla protezione internazionale, piuttosto che azioni e dichiarazioni che alimentano xenofobia o discriminazione. È anche tempo per la solidarietà europea con la Grecia e la Turchia – che hanno mostrato al mondo la loro generosità nell’accogliere un gran numero di bambini e famiglie. Nessuno stato può gestire i flussi dei rifugiati e dei migranti da solo. Tutti gli stati hanno benefici se lavorano insieme per proteggere bambini e famiglie. Già vulnerabili, i bambini migranti e rifugiati hanno bisogno urgente di protezione. Nessun bambino dovrebbe mai rischiare la propria vita o il proprio futuro nella speranza di essere al sicuro”.

"Quanto sta accadendo alle frontiere esterne dell’Unione Europea è inaccettabile e non deve restare nell’indifferenza". E' l'appello di Caritas Italiana, che lavora in Siria, Libano, Giordania fornendo assistenza umanitaria a migliaia di profughi, così come da oltre 5 anni in Turchia, Grecia e nei paesi interessati dalla rotta balcanica, a fianco delle Caritas di questi paesi. Ma la nuova crisi dei migranti, ricorda, oltre a generare ulteriori inaccettabili violazioni dei diritti umani, ora rischia  di far collassare questa rete di aiuto. "Migliaia di persone stanno cercando disperatamente di attraversare il confine turco ma al di là trovano i militari greci a sbarrare la loro strada. Inoltre le ultime violenze nella Provincia di Idlib (Siria) stanno ulteriormente aggravando la crisi umanitaria, con 900.000 nuovi sfollati che da dicembre 2019 hanno lasciato le proprie case. Le immagini che giungono in queste ore ci mostrano ancora una volta il volto peggiore dell’Europa: donne e bambini caricati dalla polizia e la guardia costiera greca che spara su imbarcazioni cariche di profughi, partite da Bodrum e dirette a Kos, prendendo poi a bastonate gli occupanti. Ieri mattina, durante lo sbarco a Lesbo, è morto un bimbo siriano di pochi anni. Tutto questo sta avvenendo alle porte di casa nostra. - ricorda la Caritas - Nonostante questi sbarramenti, decine di migliaia di persone hanno già lasciato in questi giorni la Turchia e molte di queste proveranno a percorrere la cosiddetta “rotta balcanica” per raggiungere l'Europa occidentale". 

Preoccupa anche la condizione in cui vivono migliaia di profughi che stazionano da mesi nei campi profughi disseminati lungo la rotta balcanica. "Siamo purtroppo testimoni di violenze da parte della polizia della Croazia, altro paese dell’UE, a danno dei profughi che tentano di attraversare il confine bosniaco e che spesso vengono picchiati e rimandati indietro in spregio alle convenzioni internazionali. - commenta la Caritas - Desta inoltre molta preoccupazione la situazione in Albania, dove si registra un numero sempre maggiore di arrivi e le strutture sono al collasso e in Bosnia Erzegovina dove le condizioni dei campi sono spesso disumane". A tutto questo si aggiunge la "situazione dei bambini che migrano, visto che oltre un quarto di chi si trova lungo la rotta balcanica è un minore". Per l'organizzazione "le reazioni dell’Ue e degli Stati europei sono state molto deboli, sia nella gestione del braccio di ferro tra Turchia e Grecia che nel supporto ai paesi lungo la rotta balcanica. D’altronde nessuno vuole farsi carico di questa ennesima tragedia umanitaria, che non arriva all'improvviso ma è innanzitutto frutto di una guerra che si trascina da 9 anni e che ha provocato in Siria centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi".  A questa tragedia, ricorda Caritas, fa da sfondo l'accordo UE-Turchia del 2016, con il quale "la Turchia, grazie ai finanziamenti promessi, avrebbe dovuto alleviare la pressione sulle frontiere della “Fortezza Europa” ma che nei fatti non ha arrestato il flusso, ma lo ha consegnato nelle mani e nella gestione dei trafficanti".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)