Facciamo chiarezza. Benedizioni a coppie in situazioni “irregolari” e omosessuali

Che cosa dice la dichiarazione Fiducia Supplicans del 18 dicembre scorso e perché ha suscitato reazioni molto diverse tra le Conferenze episcopali nel mondo

Facciamo chiarezza. Benedizioni a coppie in situazioni “irregolari” e omosessuali

Il 18 dicembre 2023, con l’approvazione del papa, il Dicastero per la dottrina della fede ha pubblicato la dichiarazione intitolata Fiducia Supplicans: sul senso pastorale delle benedizioni. Il documento mira a consentire ai ministri ordinati di impartire benedizioni alle coppie che vivono in situazioni irregolari; conviventi, divorziati risposati e coppie dello stesso sesso.

Le reazioni
La dichiarazione ha chiaramente suscitato un ampio dibattito (sinodalità?), che può essere suddiviso in tre categorie: i favorevoli, i perplessi e i contrari. Il consenso sembra unire l’Occidente, l’America Latina e l’Asia. Le manifestazioni di dissenso giungono principalmente dall’Est Europa e dall’Africa e le posizioni perplesse sono presenti in tutte le regioni. Particolarmente significativa è la posizione assunta dalla Conferenza episcopale dell’Africa e del Madagascar, che ha ottenuto il consenso di papa Francesco. Tra l’altro, ha dichiarato che nel continente africano i vescovi «preferiscono non offrire benedizioni a coppie dello stesso sesso». Considerando i «comprensibili pronunciamenti di alcune Conferenze episcopali», il Dicastero, già il 4 gennaio, dopo aver chiarito alcuni aspetti della dichiarazione, ha rilasciato un comunicato stampa invitando tutti a «un periodo lungo di riflessione pastorale». Il comunicato sottolinea che le posizioni assunte da alcune conferenze episcopali derivano anche dalle «legislazioni che condannano con il carcere e, in alcuni casi, con la tortura e perfino con la morte il solo fatto di dichiararsi omosessuale; va da sé che sarebbe imprudente una benedizione in tali circostanze». Tra le critiche mosse al documento, ne riprendo una avanzata dai vescovi del continente africano. Questi sostengono che i ragionamenti della Fiducia Supplicans sono «troppo sottili per essere compresi dalla gente comune», che potrebbe interpretare tali benedizioni come «una ratifica della vita che conducono coloro che le invocano». Tenendo conto di questa osservazione, credo sia opportuno, prima di tutto, esaminare gli elementi fondamentali della Fiducia Supplicans.

Nessuna nuova dottrina
Sia nella dichiarazione che nel comunicato si ribadisce come non è cambiata la dottrina tradizionale circa il matrimonio. Infatti, non è ammesso «nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione». Il documento ha l’intento specifico di permettere di «benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio [...]. Perciò sono inammissibili riti e preghiere che possano creare confusione su ciò che è costitutivo del matrimonio». Risulta evidente che la dottrina tradizionale sul matrimonio non subisce alcuna modifica.

Due forme di benedizioni
Se la dottrina rimane immutata, cambia il significato delle benedizioni, e questo rappresenta il vero contributo «innovativo» della dichiarazione. La proposta consiste nel «distinguere tra due forme differenti di benedizioni: quelle “liturgiche o ritualizzate” e quelle “spontanee o pastorali”». Le prime (quelle liturgiche) hanno lo scopo di invocare una benedizione su alcune relazioni umane, ed è necessario che «ciò che viene benedetto sia in grado di corrispondere ai disegni di Dio iscritti nella creazione e pienamente rivelanti da Cristo Signore». Le seconde (benedizioni pastorali), «non sono una consacrazione della persona o della coppia che le riceve, non sono una giustificazione di tutte le sue azioni, non sono una ratifica della vita che conduce». Esse esprimono invece «l’abbraccio misericordioso di Dio e la maternità della Chiesa che invita il fedele ad avere gli stessi sentimenti di Dio verso i propri fratelli e sorelle». Queste sono il tipo di benedizione accordata alle coppie in situazioni irregolari e di cui parla diffusamente il documento. Alle coppie che richiedono questa benedizione pastorale non viene richiesta «un’esaustiva analisi morale come precondizione per poterla conferire. Non si deve chiedere loro una previa perfezione morale», poiché «Dio non allontana mai nessuno che si avvicini a lui».

Prudenza pastorale
Un paio di considerazioni finali. Le benedizioni pastorali costituiscono semplicemente «la risposta di un pastore a due persone che chiedono l’aiuto di Dio. Perciò, in questo caso, il pastore non pone condizioni e non vuole conoscere la vita intima di queste persone». Questo gesto, privo di ogni rituale o contesto liturgico, intende essere una «semplice benedizione del pastore, che in questo atto non pretende di sancire né di legittimare nulla», bensì mira a far sperimentare alle persone la vicinanza del Padre, al di là di ogni desiderio e merito. Tuttavia, ciò non esime il ministro dalla prudenza e dall’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale, che «potrebbero ammettere diverse modalità di applicazione, ma non una negazione totale o definitiva di questo cammino che viene proposto ai sacerdoti».

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