Il pensiero è inutile? L’assenza dei filosofi nel dibattito pubblico sulla guerra e sulla pace

C’è un silenziamento dei filosofi attorno ai conflitti che si accavallano, alle polarizzazioni che si irrigidiscono, all’assuefazione al male che si diffonde

Il pensiero è inutile? L’assenza dei filosofi nel dibattito pubblico sulla guerra e sulla pace

“Può sembrare sensazionalistico ma nel dibattito pubblico il punto di vista dei filosofi che si occupano di specifiche questioni non viene considerato. La filosofia finisce per impedire la chiacchiera e la confusione, specialmente quando si affrontano temi come la natura, l’etica e la politica”.
È una considerazione che si misura con il tono e lo stile di dibattiti televisivi, di pagine di giornali, di commenti social sui temi della guerra e della pace. Ad esprimerla è Anna Elisabetta Galeotti docente di filosofia politica all’Università del Piemonte Orientale alla Conferenza italiana di filosofia analitica tenutasi nelle scorse settimane ad Alessandria.
La filosofia, l’amore per il sapere, non si esprime con parole d’ordine, con parole ostili, con interruzioni studiate che appartengono all’informazione trattenimento oppure al vociare della piazza. Per svolgere il suo compito che è in particolare quello di indagare sul senso dell’esistenza la filosofia ha bisogno di tempo come ha bisogno di tempo per esprimersi ed essere compresa.
Deve fare i conti da un lato con la lentezza della ricerca della verità messa in crisi dalla velocità della comunicazione e dall’altro lato deve misurarsi con un’opinione pubblica che dice di non avere tempo per approfondire, per leggere, per capire.
Resiste il “primum vivere, deinde philosophari”.
C’è un silenziamento dei filosofi attorno ai conflitti che si accavallano, alle polarizzazioni che si irrigidiscono, all’assuefazione al male che si diffonde. Ne risulta impoverita o strumentalizzata la lettura delle tragedie in Medio Oriente, ai confini orientali dell’Unione europea e in altre terre vittime della disumanità.
In un contesto di violenza e di conflitto l’umano rischia di morire.
L’allarme viene dal filoso israeliano Yuval Noah Harari che di fronte al massacro compiuto il 7 ottobre da Hamas e di fronte alla strage di Israele nella striscia di Gaza afferma: “Bisogna preservare l’umanità di Israele perché, quando si assiste a questi orrori si perde la propria umanità”.
Preservare l’umanità è una battaglia che può essere vinta ritrovando il senso del pensare, restituendo alla filosofia, che non è esercizio per pochi, il suo ruolo nella storia scritta e in quella da scrivere.
Si era fatto interprete di questa esigenza il filosofo cattolico Jacques Maritain che nel discorso del 1966 all’Unesco affermava: “Bisogna ad ogni costo salvare la speranza degli uomini in un ideale temporale, un ideale dinamico di pace sulla terra, nonostante sembri utopistico in partenza”.
Preservare l’umanità, è salvare la speranza degli uomini.

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Fonte: Sir