Il principio di realtà, oltre le promesse elettorali

Una politica sanamente realistica – e quindi credibile – deve anche saper progettare un futuro in cui alcuni vincoli finanziari che oggi appaiono insormontabili siano superati in un’ottica di bene comune più grande.

Il principio di realtà, oltre le promesse elettorali

In politica come nella vita, con il principio di realtà prima o poi bisogna fare i conti. E nella vicenda del prezzo dei carburanti proprio di conti in senso letterale si tratta. All’origine di tutto, infatti, c’è un problema di disponibilità finanziaria perché è indubbio che il governo sarebbe stato ben felice di evitare una grana molto insidiosa in termini di consenso, tanto che le due forze minori della maggioranza hanno preso le distanze più o meno esplicitamente dalla decisione di non prorogare il taglio delle accise. Ma questa misura sarebbe costata potenzialmente una decina di miliardi, su base annua, e per attuarla si sarebbe dovuto rinunciare ad altri provvedimenti previsti dalla legge di bilancio. La premier lo ha detto pubblicamente e ha spiegato che si è preferito impiegare le risorse in altri settori ritenuti più esposti alla crisi piuttosto che spalmarle in un intervento generalizzato di cui avrebbero beneficiato tutti, anche i titolari di redditi elevati e di autovetture di lusso. Si può certamente discutere – e infatti si è discusso – sull’impatto in termini sociali dell’aumento del costo della benzina. Perché se è vero che anche chi fa il pieno a un “macchinone” risparmia assai se il prezzo del carburante scende, è altrettanto vero che sui bilanci delle famiglie meno abbienti il peso della benzina più cara è nettamente superiore. Per non parlare delle ricadute indirette sui prezzi di altri beni, in particolare quelli alimentari, su cui si concentrano i consumi di chi ha redditi bassi. Ma la destinazione delle risorse pubbliche è una scelta eminentemente politica e intrinsecamente opinabile, per cui chi governa ha il diritto di compiere le sue scelte assumendosene la responsabilità davanti ai cittadini, meglio se evitando diversivi su terreni considerati ideologicamente più redditizi. Qui però quel che preme sottolineare è come il decisore politico si sia dovuto confrontare con un dato oggettivo, non manipolabile in modo disinvolto per motivi di consenso immediato. E in sé questa dinamica è positiva perché richiama profili di responsabilità.
Il doveroso elogio del principio di realtà, peraltro, non deve diventare a sua volta un’ideologia. Una politica sanamente realistica – e quindi credibile – deve anche saper progettare un futuro in cui alcuni vincoli finanziari che oggi appaiono insormontabili siano superati in un’ottica di bene comune più grande. E lo può fare se allarga lo sguardo al di là degli interessi particolari, dentro e fuori i confini nazionali. Non è un auspicio meramente teorico, quel che si è riusciti a fare a livello europeo in occasione della pandemia – con il decisivo contributo dell’Italia – dimostra che un percorso innovativo è possibile. Ora però bisogna andare avanti e, per il momento, almeno non tornare indietro.

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Fonte: Sir