In marcia, “liberi e forti”: l'invito di Acli Padova

L’evento diocesano per la pace di domenica 27 gennaio è un’occasione per rilanciare in modo nuovo l’impegno politico dei cristiani. Le Acli di Padova invitano a partecipare per essere "popolo comunità" e non popolo suddito.

In marcia, “liberi e forti”: l'invito di Acli Padova

Vale la pena soffermarsi sul significato dell’appuntamento della marcia per la pace diocesana che quest’anno attraversa il quartiere Arcella il 27 gennaio. È un’occasione opportuna per quanti vogliono mettersi in discussione e trovare l’entusiasmo per un nuovo e qualificato impegno da cristiani, in un contesto politico e istituzionale che non volge al meglio.

Le due forze al governo, Lega e M5S, sono in continua fibrillazione e in concorrenza tra loro, tenute insieme non da una visione condivisa di società e futuro, ma da un contratto di potere vero e proprio. Intanto continua a consumarsi nel Mediterraneo il genocidio dei migranti; governo ed Europa dissimulano, tra scambi di reciproche accuse, le proprie colpevoli responsabilità su queste stragi degli innocenti. Il problema non si risolve con la chiusura dei porti, né con la fobia ideologica e cinica antimigranti del ministro dell’Interno.

Le previsioni per la nostra economia segnalano un forte rallentamento. Altro che nuovo boom economico, come annunciato da Di Maio! Se queste indicazioni saranno confermate, speriamo di no naturalmente, all’orizzonte ci aspetta una nuova manovra supplettiva per recuperare risorse. La situazione così delineata trova una sua completezza con le prossime elezioni europee di maggio, in vista delle quali tutti stanno giocando le proprie carte.

Ma a quale gioco si sta giocando? Quale Europa vogliamo? Queste domande non possono non accompagnare la marcia del 27. Quale pace vogliamo? Come la coniughiamo con la giustizia, la solidarietà, l’umanità, la democrazia? Quale popolo vogliamo essere? Che cristiani vogliamo essere oggi? Mettersi in discussione è anche scegliere e operare di conseguenza; anche questo è produrre “fatti di pace”.

È ora che tanti cattolici, fino a ieri in disparte per quieto vivere, escano allo scoperto, si riapproprino della politica, approfondiscano con competenza tutta una serie di questioni sociali. È ora di rompere il silenzio e uscire dal grigiore dell’indifferenza, di non avere paura di impegnarsi: la fede va vissuta anche nella dimensione culturale e sociale.

Le europee di maggio sono un appuntamento sul quale indirizzare il nostro impegno; teniamoci in rete. La marcia si svolge otto giorni dopo la celebrazione del centenario dell’uscita dell’appello “Ai liberi e forti” di don Sturzo (18 gennaio 1919). Anche noi siamo chiamati a essere liberi e forti; non tiriamoci indietro. Ci auguriamo di trovarci in tanti alla marcia e riscoprire assieme che questo popolo in cammino è un popolo comunità e non suddito, che fa il baciamano ai potenti di turno.

Gianni Cremonese, presidente Acli Padova

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