L’Italia accusa il colpo. Il 54° Rapporto Censis sulla situazione sociale ed economica del Paese

I ricercatori del Censis avvisano che l’emergenza ha soltanto accelerato la tendenza a un declino già esistente.

L’Italia accusa il colpo. Il 54° Rapporto Censis sulla situazione sociale ed economica del Paese

In questi giorni ci apprestiamo a diventare il Paese europeo con più decessi causati dal Covid: triste primato conteso al Regno Unito. Le tante e discusse misure di sicurezza arginano i contagi, ma rivelano le debolezze strutturali di un sistema sanitario italiano, che provengono da scelte ventennali non solo dall’emergenza attuale: indebolimento della sanità pubblica sul territorio a favore di quella privata, riduzione dei costi, impegno e investimenti sulle malattie complesse trattate nei grandi ospedali di eccellenza. Pagano con la vita soprattutto i più fragili: anziani e malati cronici.

Non stupisce, allora, che ansia e paura siano i sentimenti più diffuso nelle famiglie italiane secondo il 54° Rapporto Censis sulla situazione sociale ed economica del Paese. Al dolore e alla sofferenza per le morti, si aggiunge l’insicurezza dovuta alla crisi economica: colpisce il 57% dei dipendenti nelle piccole e medie imprese, che hanno visto perdere il lavoro oltre 400mila persone con contratto determinato. Sono scomparsi dai radar, inoltre, oltre 5 milioni di cittadini impiegati in lavoretti, sommerso e semi-sommerso. Il colpo è duro soprattutto per il terziario privato: tra commercianti, artigiani, liberi professionisti, solo il 23% ha mantenuto le condizioni di reddito dell’anno precedente.

Dentro questo grave contesto gli italiani si dichiarano a limitare a porzioni importanti dei loro diritti – alla loro sovranità dice il Censis – il 57,8% di loro è disposto a rinunciare ad alcune libertà personali in nome della tutela della salute, lasciando al Governo decisioni sulla mobilità, sulla possibilità di incontrarsi, su possibili coprifuoco. A questo va aggiunta un’ulteriore porzione, il 38% dei cittadini, che è disposta a mettere in discussione i propri diritti civili come iscriversi a un sindacato o manifestare in nome di un maggiore benessere economico. “Meglio sudditi che morti” si legge nel Rapporto. Sono indicatori pericolosi che mostrano come molte persone siano dominate dalla paura, mostrano una caduta della sensibilità democratica, una disponibilità alla delega che assomiglia a rassegnazione.

Non sono buone notizie. Emerge un’Italia che accusa il colpo e ha poche energie per rialzarsi. I ricercatori del Censis avvisano che l’emergenza ha soltanto accelerato la tendenza a un declino già esistente: una transizione demografica che segna la riduzione della popolazione ormai da cinque anni, conseguenze di invecchiamento e denatalità; la contrazione della popolazione attiva, la bassa crescita economica che non aveva consentito neanche prima dell’epidemia un ritorno ai risultati precedente alla crisi del 2009, la scarsa produttività. Non esiste un nuovo immaginario per il Paese, ma forse perché non esiste una classe dirigente capace di guidare un processo democratico di responsabilità collettiva, che significa capacità di confronto, di ascolto, di dialogo, di rappresentanza e di rappresentatività, che non cavalchi le paure per il consenso ma abbia la capacità di costruire percorsi condivisi.

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Fonte: Sir