L’elefante demografico. Sembra che la legge di bilancio che questo governo ha messo in piedi non neghi il problema

Il calo demografico sta affliggendo l’Italia e la porterà entro la fine di questo secolo a perdere un terzo della popolazione

L’elefante demografico. Sembra che la legge di bilancio che questo governo ha messo in piedi non neghi il problema

Era diventato difficilissimo ignorare l’elefante dentro la stanza, e cioè quel calo demografico che già sta affliggendo l’Italia e che la porterà entro la fine di questo secolo a perdere un terzo della popolazione. Oddio, la politica finora aveva fatto miracoli per voltarsi dall’altra parte e non fare nulla: sembra che la legge di bilancio che questo governo ha messo in piedi rappresenti un momento di svolta.

Abbiamo usato il verbo “sembrare” con cognizione di causa, perché il bicchiere è come lo vogliamo vedere. Se con occhi ottimisti, c’è da registrare che finalmente l’elefante viene visto per quel che è. Non si nega il problema, non lo si aggira. Ci sono politiche pro-natalità. Uno dei due ministeri che non hanno subìto tagli di budget è stato quello per la Famiglia (e per la natalità) guidato da Eugenia Roccella. Qualche risorsa è stata trovata in un generale piagnisteo – bambole non c’è un euro, è una legge di bilancio più di intenzioni che di cambiamenti epocali di spesa.

Ecco, qui sta la parte vuota del bicchiere. Sono stati decisi più gesti simbolici che altro. Per esempio: le madri lavoratrici con due figli godranno della decontribuzione degli oneri pensionistici che sostengono direttamente in busta paga. Bene: valgono una crescita dello stipendio netto. Un bel vantaggio per le poche che godono di ricchi stipendi. Molto meno per tutte le altre e comunque solo per il 2024.

Potranno rifarsi con la rimodulazione delle aliquote Irpef (massimo vantaggio per chi guadagna tra i 21mila e i 29mila euro annui: pagherà un 5% di imposte in meno), se non fosse che molte misure previste da questa legge di bilancio staranno in vigore per… un anno. Poi si vedrà. Onestamente: quante donne, quante famiglie in queste condizioni saranno condizionate positivamente nel decidere di mettere al mondo un figlio?

Qualcos’altro c’è: qualche soldino in più per gli statali, magari si godrà della defiscalizzazione degli straordinari se si lavora in certi settori, ci sono più soldi per il bonus asili nido… Ma realisticamente ci vuole ben altro, se anche fosse quello economico il problema numero uno della demografia italiana. Ad esempio azzerare l’Irpef alle famiglie da un certo numero di figli in poi, come in altri Paesi europei. Qui siamo fermi alla decontribuzione degli oneri pensionistici “strutturale” per chi ha tre o più figli.

Sappiamo che il “per sempre” in Italia dura fino alla successiva legge di bilancio. Ma almeno festeggiamo le due dita di vino che vediamo nel bicchiere. Sono un segnale, d’ora in poi la politica faticherà sempre di più ad ignorare l’elefante dentro la stanza.

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Fonte: Sir