Uomo e intelligenza artificiale: convivere con etica

Lo scorso 10 gennaio, tre rappresentanti delle tre religioni abramitiche (cristiani, musulmani ed ebrei) hanno firmato, in Vaticano, la Rome Call for AI Ethics, un documento nato per iniziativa della Pontificia Accademia per la Vita per promuovere un’algoretica, ovvero uno sviluppo etico dell’intelligenza artificiale e le sue applicazioni. Il testo non ha nessun vincolo, né tantomeno è un accordo, bensì promuove un senso di responsabilità condivisa tra organizzazioni internazionali, governi, istituzioni e settore privato nel tentativo di creare un futuro di coesistenza tra tecnologia e uomo. Domandarsi se l’intelligenza artificiale possa sostituire l’uomo non è solo un esercizio da esaurirsi nel campo del virtuale, anzi nel metaverso: gli algoritmi sono presenti più di quel che pensiamo nella nostra quotidianità, a loro la società sta delegando dati sensibili, campi delicati e informazioni legate alla nostra identità. Alcune riflessioni con Claudio Sarra, docente di Etica e Informatica giuridica nella Scuola di Giurisprudenza dell’Università di Padova 

Uomo e intelligenza artificiale: convivere con etica
«Si può fare l’esempio delle domande dei richiedenti asilo: non è accettabile che la decisione sulla vita e il destino di un essere umano vanga affidata ad un algoritmo». Questa affermazione di papa Francesco ha una potenza e, di riflesso, è applicabile in tutti i contesti quotidiani nei quali “deleghiamo” alla tecnologia e alle macchine una “decisione” (penso anche alle vetture che si guidano da sole). Claudio Sarra, che riflessione smuovono in lei, queste parole di papa Francesco? Possiamo davvero lasciare...