Vittime di tortura, Msf: "Linee guida inapplicate"

Nuovo rapporto di Medici senza frontiere, a quasi 5 anni dalla loro pubblicazione: Lazio, Piemonte e Toscana le uniche regioni che hanno formalmente recepito la normativa  mentre in altre esistono esperienze virtuose spesso grazie al privato sociale

Vittime di tortura, Msf: "Linee guida inapplicate"

“A quasi cinque anni dalla loro pubblicazione, le Linee Guida sull’assistenza e la riabilitazione delle vittime di tortura rimangono perlopiù inapplicate su gran parte del territorio nazionale. Per le persone sopravvissute a violenza intenzionale che vivono e risiedono in Italia mancano spesso adeguati servizi pubblici di assistenza”. Lo denuncia il nuovo rapporto di Medici senza frontiere “Attuazione delle linee guida per assistenza e riabilitazione delle vittime di tortura e altre forme di violenza: mappatura e analisi”, presentato oggi a Roma.
Tra i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati che vivono in Italia “molti hanno subito torture o altri trattamenti inumani e degradanti nel loro paese d’origine o durante il loro viaggio verso l’Europa. Esperienze che lasciano segni visibili e invisibili, al livello fisico e psicologico, spesso difficili da far emergere”, commenta Msf.

Le Linee Guida sono state elaborate dal ministero della Salute per supportare il sistema sanitario nella loro individuazione precoce e in una presa in carico efficace attraverso interventi appropriati e uniformi su tutto il territorio nazionale. Ad oggi, sottolinea la ong,  le uniche regioni che hanno formalmente recepito la normativa con propri provvedimenti sono Lazio, Piemonte e Toscana, mentre in altre - come Sicilia, Veneto, Emilia-Romagna o Lombardia - si riscontrano esperienze virtuose dove sono spesso le organizzazioni del privato sociale in collaborazione con le realtà sanitarie territoriali a fornire questi servizi ai migranti vulnerabili.

“I bisogni delle persone vittime di violenza intenzionale sono complessi e richiedono un approccio di cura che possa tener conto non solo del percorso di recupero psicologico ma anche della dimensione sociale, storica e politica. Questo significa creare le condizioni affinché le persone vulnerabili possano vivere in maniera dignitosa e individuare adeguatamente i bisogni di cui si fanno portatori - dichiara Silvia Mancini, responsabile affari umanitari di Msf - Un percorso efficace di riabilitazione e cura non è solo un diritto garantito delle persone che hanno vissuto traumi e violenze estreme, ma anche la necessaria premessa per la loro integrazione”.

Tra gli elementi imprescindibili di una adeguata presa in carico, vi sono l’integrazione della mediazione culturale, nella sua accezione più completa, il rilascio della certificazione medico-legale e la compresenza di professionalità diverse, che con approcci integrati e coordinati rispondano ai complessi bisogni di questi pazienti, bisogni che spesso non sono limitati al solo ambito sanitario, ma coinvolgono anche la sfera sociale e quella legale.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)