Udienza, muro di Berlino, forum mondiale democrazia, strage mormoni in Messico, funerali Luca Sacchi

Il riepilogo delle principali notizie dall'Italia e dal mondo a cura dell'agenzia Sir.

Udienza, muro di Berlino, forum mondiale democrazia, strage mormoni in Messico, funerali Luca Sacchi

Papa Francesco: udienza, “sempre costruire ponti, sempre la mano tesa, niente aggressione!”

“Chiediamo anche noi oggi allo Spirito Santo di insegnarci a costruire ponti con la cultura, con chi non crede o con chi ha un credo diverso dal nostro”. È l’invito con cui Papa Francesco ha concluso l’udienza di oggi, dedicata al discorso di San Paolo all’Areopago, esempio per eccellenza di “inculturazione della fede”. “Sempre costruire ponti, sempre la mano tesa, niente aggressione!”, ha esclamato Francesco a braccio. “Chiediamogli la capacità di inculturare con delicatezza il messaggio della fede – l’invito finale – ponendo su quanti sono nell’ignoranza di Cristo uno sguardo contemplativo, mosso da un amore che scaldi anche i cuori più induriti”.

Caduta muro di Berlino: Comece, “costruire muri tra i popoli non è mai la soluzione”. “Lavorare per un’Europa migliore e più integrata”

“La caduta del muro di Berlino non è solo un evento del passato da celebrare, ma contiene anche una dimensione profetica. Ci ha insegnato che costruire muri tra i popoli non è mai la soluzione; ed è un appello a lavorare per un’Europa migliore e più integrata”. È quanto scrivono in una dichiarazione diffusa oggi i vescovi della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece) in occasione del 30° anniversario della caduta del muro di Berlino. La dichiarazione è stata adottata e sottoscritta da tutti i vescovi delegati delle Conferenze episcopali dell’Ue nel corso dell’Assemblea plenaria della Comece che si è tenuta dal 23 al 25 ottobre a Bruxelles sotto la presidenza del card. Jean-Claude Hollerich. “In quanto cristiani e cittadini europei, invitiamo tutti gli europei – l’appello dei vescovi della Comece – a lavorare insieme per un’Europa libera e unita, tramite un rinnovato processo di dialogo che trascenda mentalità e culture, rispettando le nostre diverse esperienze storiche e condividendo le nostre speranze e aspettative per un futuro comune di pace. Per riuscirci, dobbiamo ricordare che una cultura dell’incontro presuppone una sincera capacità di ascoltare”.

Forum mondiale della democrazia: Pasquier, “legame vitale tra cittadinanza e libertà di espressione”. Mille partecipanti da cento Paesi

(dall’inviato a Strasburgo) “C’è un legame vitale tra democrazia, cittadinanza e libertà di espressione. Diversamente i cittadini vengono di fatto esclusi dai processi politici e non possono far valere i loro diritti”: questo, in sintesi, il punto sul quale si è espressa Liliane Maury Pasquier, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, aprendo i lavori del Forum mondiale della democrazia, ospitato per tre giorni a Strasburgo. Il titolo generale dell’iniziativa è: “La democrazia è in pericolo nell’era dell’informazione?”, considerati i rapidissimi cambiamenti intervenuti proprio nel campo della comunicazione e dell’informazione con l’avvento di internet. Attorno a questi quesiti si stanno interrogando esperti del settore, politici, giornalisti. Molti – la maggioranza – i giovani fra il migliaio di partecipanti giunti al Consiglio d’Europa, mentre 3mila sono gli iscritti al Forum, seguito via streaming dai cinque continenti. Al Palais de l’Europe sono rappresentate un centinaio di nazioni, soprattutto di Europa, Africa e Asia. Un centinaio i giornalisti accreditati. Intervistato dal Sir, Enrico Letta ha evidenziato la necessità di “dotare tutti degli strumenti per avere consapevolezza per orientarsi in questa valanga di notizie di cui disponiamo. Ecco perché la questione educativa è centrale. Ciò non significa educare alla verità, ma educare allo spirito critico. Più educazione è l’unica soluzione possibile”.

Bimbo incurabile a Torino: p. Arice (Cottolengo), “la nostra casa è la sua casa”

“Di fronte ad eventi come questo non bisogna esitare neanche un attimo. La nostra casa è nata proprio per accogliere chi non aveva casa e moriva per strada. Giovannino è una speranza di vita ed è stato naturale dire: accogliamolo noi”. Così padre Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza, racconta al Sir come è maturata la decisione, “subito dopo avere appreso questa mattina la notizia da un quotidiano”, di accogliere il piccolo Giovannino, nato ad agosto al Sant’Anna di Torino, affetto da una patologia rarissima e inguaribile, per la quale al momento non esistono terapie adeguate ma solo cure per alleviarne i sintomi, l’ittiosi di Arlecchino, e abbandonato dai genitori in ospedale. Tra due mesi il piccolo dovrà essere dimesso ma non è chiaro quale sarà il suo destino. “Cercheremo le modalità più idonee perché il nostro proposito possa andare in porto, l’unica cosa che ci sta a cuore è il futuro di questo bambino”, prosegue il religioso.

Neonati in crisi d’astinenza: Paolillo (Sin), “soprattutto cocaina, eroina e cannabis. Intercettare i sintomi il prima possibile”

“Di questi casi ne vediamo mediamente una ventina l’anno. Le mamme che fanno uso di droghe le trasmettono al proprio bambino che quando diventa autonomo, dopo il distacco della placenta, va in crisi d’astinenza”. In un’intervista al Sir, Piermichele Paolillo, responsabile dell’Unità operativa di Neonatologia del Policlinico Casilino di Roma e vicepresidente della Società italiana di neonatologia, fa il punto sull’emergenza neonati positivi alle sostanze stupefacenti e i crisi d’astinenza. Solo negli ultimi giorni nel suo ospedale ne sono stati ricoverati quattro in terapia intensiva. La crisi d’astinenza, spiega, “compare generalmente dopo 24/48 ore dalla nascita; l’esordio è precoce in caso di astinenza da cocaina, eroina (oggi non solo iniettata ma anche fumata) e cannabis; più tardivo, anche sette giorni, nelle dipendenze da metadone”. Ma si può intervenire prima della comparsa dei sintomi se medici, infermieri e ostetriche intercettano campanelli d’allarme – comportamenti aggressivi, forte nervosismo – nella mamma o i entrambi i genitori. Di lì un semplice test delle urine del neonato svela la presenza e la quantità di una determinata sostanza e si può avviare una terapia di barbiturici o metadone o, nei casi più gravi, piccolissime dosi di morfina. Strategico, insiste Paolillo, “intercettare” tempestivamente i segnali d’allarme e i sintomi per evitare che il piccolo torni a casa senza essere stato curato.

Messico: strage mormoni. Vescovi, “dolore e indignazione”

“Esprimiamo il nostro dolore e indignazione per questi delitti che toccano le fibre più sensibili. Il crimine si è rivolto contro donne e bambini di una famiglia. Ancora una volta un grido che sorge nel deserto. Regnano la desolazione, lo scoraggiamento, la frustrazione. In preghiera per questa famiglia e per il Messico”. Questo il contenuto del tweet del segretario generale della Conferenza episcopale messicana, mons. Alfonso Gerardo Miranda Guardiola, in seguito al massacro avvenuto lunedì nel nord del Messico, al confine tra gli Stati di Sonora e Chihuahua, contro una nota famiglia di mormoni, i LeBarón. Nove le vittime di un attentato, tre donne e sei minori, alcuni dei quali sono stati bruciati vivi dentro la loro auto che ha preso fuoco. Altri otto minori sono riusciti a fuggire; sei di loro hanno riportato ferite.

Funerali Luca Sacchi: padre Proietti, “con lui in un certo senso moriamo anche noi, ma per risorgere abbiamo la strada dell’educazione e della fede”

“Un silenzio tombale in una chiesa gremita e un dolore affrontato con grande dignità, senza isterismi”. Così descrive al Sir l’atmosfera che si respirava oggi nella chiesa del Santissimo Nome di Maria, in via Centuripe, a Roma, per i funerali di Luca Sacchi padre Romolo Proietti, che ha tenuto l’omelia. Il giovane è stato ucciso lo scorso 23 ottobre in un tentativo di rapina davanti al pub John Cabot nella zona di Colli Albani. “Più della parola è forte il silenzio in queste occasioni tanto dolorose”, ha sottolineato nell’omelia padre Romolo. Di fronte a una morte così tragica “non possiamo non porci degli interrogativi, non chiederci il perché di tanto dolore e di tanta violenza”. “Interrogativi – ci spiega – che io pongo ai giovani: sono loro che devono rispondere, quelli che sono riusciti a risalire la china ma che devono ricordare anche che ci sono tanti coetanei in pianura che hanno bisogno di loro per mettersi in cordata”. Per padre Proietti, “la morte di Luca ci fa morire in un certo senso”. Ma “è possibile trovare un senso e risorgere in questo mondo” attraverso le vie dell’educazione e della fede.

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Fonte: Sir