09/05/2024
Ibrahim Taha Mohammed Turki da cinque mesi vive nella sua tenda a Tal al-Sultan, area nel sudovest di Rafah vicino al confine con l’Egitto, insieme ai suoi genitori, sua moglie e i suoi tre figli. Qui si sono rifugiati gli sfollati provenienti da tutta la Striscia, scappando dai bombardamenti e dall’avanzata via terra dell’esercito israeliano. Per mesi luogo sicuro e "inviolabile", valico essenziale per il passaggio degli aiuti umanitari, dalla notte di lunedì 6 maggio, dopo i bombardamenti di Israle, la situazione è delicata e a un passo dall'esplodere. «La "zona sicura" è lontana da dove ci troviamo noi, i costi di trasporto sono altissimi e una volta lì anche procurarci una nuova tenda sarà difficilissimo. Per di più non ci saranno le strutture e i mezzi per soddisfare le necessità di base: acqua potabile, servizi igienici, cibo…