Cercasi primo ministro: c’è bisogno di sintesi
Ciò chiama in causa il ruolo del Presidente del Consiglio che, secondo l'art. 95 della Costituzione, “dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile”. Inoltre “mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei Ministri”
In attesa della ripresa dell’attività parlamentare, in queste settimane il governo è alle prese con l’impostazione della manovra economica. All’orizzonte c’è la presentazione della Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza) che mette nero su bianco le coordinate generali entro cui dovrà muoversi la legge di bilancio, il testo fondamentale per l’attività economica del Paese, dei cittadini e delle imprese.
La Nota dev’essere consegnata alle Camere entro il 27 settembre e quindi ormai ci siamo. Bisogna stringere. Operazione ardua, se si guarda alle posizioni espresse dalle due forze di maggioranza, ognuna delle quali appare concentrata sulla necessità di dare un seguito alle rispettive promesse elettorali, spesso espressione di tendenze divaricanti. Operazione tanto più complessa se si tengono presenti tutti i soggetti in campo, dall’Unione europea ai mercati finanziari. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è impegnato sin dal suo insediamento a fornire continue rassicurazioni per evitare che gli annunci degli incontenibili leader politici abbiano effetti destabilizzanti sulla credibilità finanziaria dell’Italia.
In un momento come questo c’è un particolare bisogno di sintesi nell’azione del governo. E ciò chiama in causa il ruolo del Presidente del Consiglio che, secondo l’art. 95 della Costituzione, “dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile”. Inoltre “mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei Ministri”. Che la sfida di Giuseppe Conte in questo senso fosse tutta in salita lo si sapeva sin dalle fasi iniziali di un governo fondato nei fatti sulla diarchia Di Maio-Salvini.
L’esuberanza politica dei due vicepremier – del secondo, soprattutto – si è spinta però a oscurarne persino il profilo internazionale, al punto che qualche giorno fa il quotidiano francese d’ispirazione cattolica, La Croix, si domandava polemicamente se in Italia ci fosse un primo ministro (“Y a-t-il un premier ministre en Italie?”).
In Italia il primo ministro c’è e nella fase cruciale che si è aperta dopo la pausa estiva ha l’opportunità per dimostrare che, pur in una situazione oggettivamente difficile, è in grado si svolgere il compito che la Costituzione gli assegna. Ormai si è capito chiaramente che non soltanto la campagna elettorale non è ancora finita, ma non finirà, poiché i partiti che hanno vinto il 4 marzo già si muovono nella prospettiva delle elezioni europee del maggio 2019. Nel frattempo però il Paese ha bisogno di scelte di governo tanto coraggiose quanto razionali e responsabili, nell’interesse di tutti i cittadini, anche di quelli che non hanno votato i partiti della maggioranza.