Chiesa e Università di Padova. Dialogo lungo 800 anni: l'incontro tra il vescovo Claudio e la rettrice Mapelli

Il 16 giugno l’incontro tra il vescovo Claudio e la rettrice Mapelli. L’ultima volta esattamente cento anni fa tra mons. Pellizzo e il prof. Lucatello per i 700 anni

Chiesa e Università di Padova. Dialogo lungo 800 anni: l'incontro tra il vescovo Claudio e la rettrice Mapelli

Grande cordialità, molti snodi biografici in comune e nuovi spunti di collaborazione. Più di una ragione ha reso l’incontro tra il vescovo Claudio Cipolla e la rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli – il 16 giugno scorso al teatro Maddalene – non solo l’apice di “Liberamente”, il programma di eventi che la Diocesi ha predisposto per gli 800 anni dalla nascita dell’ateneo, bensì una pietra miliare nelle relazioni tra le due istituzioni, destinata a rimanere negli annali. Per la prima volta infatti non si è trattato di un incontro tra uomini, da un anno la rettrice è donna. Non solo, dall’ultimo incontro ufficiale era passato addirittura un secolo: nel 1922 mons. Luigi Pellizzo e il prof. Luigi Lucatello celebrarono i 700 anni dell’Università con i discorsi ufficiali di rito. Oggi invece i massimi rappresentanti di due delle istituzioni più importanti per la vita della città, e non solo, hanno risposto senza esitazioni alle domande scritte dagli studenti che frequentano il Centro universitario di via Zabarella e poste loro dalla giornalista Micaela Faggiani.

Le idee.

Dopo le prime battute biografiche, i nodi su cui il confronto ha preso vita sono stati quelli dell’accoglienza dei giovani che vengono a studiare a Padova e di come procedono i cammini di Chiesa e università sulla via della ricerca che a volte cozzano, per esempio sulla bioetica. Sul primo punto il vescovo Claudio ha auspicato che le comunità del territorio diventino sempre più a misura di giovane: «Abbiamo i collegi universitari, a cui teniamo, ma dobbiamo ammettere di essere un po’ impreparati. In città abbiamo molti spazi, ma mancano i contesti di accoglienza, manca chi accoglie, con la capillarità delle nostre comunità non riusciamo a essere simpatici ai giovani. E non credo sia perché siamo esigenti, semmai perché siamo insignificanti. Credo che su questo  abbiamo un esame di coscienza da fare». Sul secondo punto, la rettrice Mapelli ha sottolineato che «la Chiesa di oggi non è più quella dei tempi di Galileo» e in effetti anche nel 1500 il clero padovano era molto aperto: «Non è vero che la Chiesa allora sifrapponesse allo svolgimento delle autopsie nel nostro teatro anatomico, al contrario prevaleva lo stupore per la magnificenza e la perfezione del corpo umano».

La preziosa diversità.

Sulla stessa linea il vescovo Claudio: «È vero, tutti siamo cambiati, ma siamo rimasti diversi nella collaborazione. Le nostre differenze dell’oggi non devono servire a contrapporci, ma ad aiutarci. La Chiesa che tradizionalmente forma i giovani può contribuire a immettere in loro uno sguardo che va oltre, la sete di conoscere che impreziosisce anche la ricerca. E può contribuire a dare senso alla scienza e alla tecnica, fino alle domande fondamentali per l’esistenza dell’uomo».

In comune

L’origine lombarda, la formazione negli scout, l’essersi ispirati ai contesti che si sono trovati a vivere più che ai grandi maestri. Sono questi i tre punti comuni delle biografie di mons. Cipolla e della prof. Mapelli emersi nel dialogo. La seconda domanda posta dagli studenti è stata: ti senti felice? «Felice ma insoddisfatto – ha risposto il vescovo – Nascere in questo tempo e in questa parte del mondo non ammette di non essere felici, ma per inclinazione io cerco sempre ciò che manca, come migliorare».

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