Conversazione con Andrea Tornielli, a Gallio il 2 gennaio

Mercoledì 2 gennaio alle ore 20.45 all’auditorium di Gallio, via Roma 1, il vaticanista della Stampa Andrea Tornielli converserà con Guglielmo Frezza, direttore della Difesa, sul suo libro Il giorno del giudizio. L’incontro è promosso da Unità pastorale di Gallio e Comune di Gallio, dalle testate diocesane La Difesa del popolo e La Voce dei Berici, dall’associazione La Difesa s’incontra. 

Conversazione con Andrea Tornielli, a Gallio il 2 gennaio

Conflitti, guerre di potere, abusi e scandali: cosa sta davvero succedendo nella Chiesa?
A questa scabrosa domanda dichiara di voler dare una risposta, fin dal sottotitolo, il libro dei giornalisti Andrea Tornielli e Gianni Valente Il giorno del giudizio (Piemme, pp 282, euro 17,90) che verrà presentato a Gallio, in auditorium, mercoledì 2 gennaio alle 20.45 (le prenotazioni si accolgono presso l’ufficio turistico di Gallio 0424-447919 - biglietto d’ingresso 2 euro).

Questi due vaticanisti «tra i meglio informati sulla Santa Sede» come vengono definiti nell’ultima di copertina, uno responsabile e l’altro collaboratore del sito web “Vatican insider”, partono da una disanima del “dossier Viganò”, uscito a fine agosto, in cui l’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti accusa papa Francesco di aver protetto a oltranza il vescovo Theodore Mc-Carrick, cardinale arcivescovo di Washington dal 2000 al 2006, accusato di abusi sessuali su seminaristi adulti e anche, nell’autunno 2017, di abusi su un minore. Ed esige le dimissioni del papa per essere venuto meno al principio di totale trasparenza da lui più volte chiesto ai vescovi e ai fedeli.

Il dossier, sostiene il volume, è pieno di omissioni e mezze verità, ma è soprattutto un atto senza precedenti non solo perché compiuto da un diplomatico che decide di violare il segreto pontificio, ma perché nella storia recente della Chiesa non si ricorda mai che un arcivescovo si sia alzato in piedi a chiedere le dimissioni del papa.

«A dare la dimensione della gravità assoluta di quanto sta accadendo – dichiara Andrea Tornielli – non è tanto la dimensione degli scandali o degli abusi, anche se le dimensioni raggiunte 30-40 anni fa sono impressionanti. Ci sono due fattori nuovi: uno è l’uso spregiudicato dei dossier per colpire le persone più in alto. C’è un nunzio apostolico che colpisce il papa attuale con un dossieraggio evidentemente falso e riceve il sostegno di decine di vescovi cattolici americani. Ma la cosa dal nostro punto di vista più grave è la perdita della coscienza da parte di questi vescovi di ciò che la Chiesa è; si dimentica il codice di diritto canonico e si confonde la Chiesa con un’azienda».

Papa Francesco ha deciso di non rispondere direttamente e ha invece invitato i giornalisti a leggere il dossier e a valutarlo, invitando nel contempo pubblicamente i fedeli di tutto il mondo a pregare per l’unità della Chiesa. «Pensare che il papa debba dare una risposta laica alle accuse – sostiene Tornielli – significa pensarsi al di fuori della Chiesa. Questi problemi, questi dossieraggi e questi attacchi personali non si risolvono con il contrattacco verbale, con il confronto da talk-show, toccano sul vivo la coscienza della Chiesa per cui la risposta della preghiera e della penitenza, della conversione, è quanto di più reale e autentico ci può essere da parte di chi crede che il peccato non si combatte con le norme, ma con la conversione dei cuori. Nel contempo il papa non ha voluto aprire processi sul passato e quindi scaricando le responsabilità sui predecessori. È evidente che sono stati compiuti errori di valutazione, ma non sono i primi né saranno gli ultimi. Anche lo scopo della nostra ricerca non è stato quello di discolpare qualcuno incolpando qualcun altro, ma far vedere che per uscire da questa vicenda bisogna riconoscere che sono stati fatti degli errori in passato, bisogna mettere in atto l’impegno maggiore possibile perché questi errori non accadano in futuro, ma è fondamentalmente riconoscere, in un’ottica cristiana, che siamo tutti nella stessa barca, siamo tutti peccatori, abbiamo tutti bisogno della misericordia. Noi abbiamo piuttosto voluto smascherare la finalità assolutamente strumentale di questa accusa, fatta proprio da quelle persone che fino a qualche anno fa s’inalberavano se qualcuno parlava dell’importanza di mettere gli psichiatri in seminario, perché credevano che le uniche risposte da dare fossero quelle clericali. E oggi sono diventate fan di un certo tipo di pratiche solo per attaccare il papa. Pensare di accusare il papa attuale è assolutamente strumentale. Questa consapevolezza, che oggi sembra persa da parte di alcuni, consiglierebbe di evitare l’atteggiamento dell’angelo giustiziere con la spada di fuoco; non c’è nessuno oggi che, dentro la chiesa, si possa alzare e scagliare la prima pietra».

L’indagine di Tornielli e Valente da un lato evidenza la gravità della crisi che sta attraversando la Chiesa, ma dall’altro pone l’accento sulla speranza che consente di guardare al futuro riponendo fiducia non tanto e non solo nella sua autoredenzione, ma piuttosto implorando Cristo affinché vi operi «con la medicina efficace della sua misericordia e del suo perdono».
«Mi ha colpito moltissimo – ci ribadisce Tornielli – proprio l’appello che il papa ha fatto a fine settembre, quando ha chiesto al popolo di Dio di tutto il mondo di recitare il rosario ogni giorno di ottobre pregando in particolare perché la Madonna ponga la Chiesa sotto il suo manto protettivo: per preservarla dagli attacchi del maligno, il grande accusatore, e renderla al tempo stesso sempre più consapevole degli abusi e degli errori commessi nel presente e nel passato».
La Chiesa non ha la forza di trasformarsi in un immenso strumento di autocorrezione, né trasformandosi in un megatribunale né aumentando le dosi di indottrinamento morale “rigorista” su questioni di sesso nei seminari, nei noviziati e nelle università ecclesiastiche. La via della purificazione non passa dal trionfo dell’uno o l’altro dei “partiti clericali” e non basta nemmeno scaricare colpe e responsabilità sul passato.

«Mi ha colpito – conclude Tornielli – vedere come tante persone, tante famiglie e comunità abbiano preso sul serio questo invito. Ci sono divisioni all’interno della chiesa, molto mediatiche, molto autoreferenziali, molto basate sui social. Ma c’è un popolo di Dio che, grazie a Dio, non va dietro a queste cose, conosce il valore essenziale dell’unità attorno a Pietro. L’invito di papa Francesco non è caduto nel vuoto e questo è il vero, serio motivo di speranza. C’è un popolo di Dio che prende sul serio le parole del papa, che non legge la vita della Chiesa con i titoli dei giornali, o peggio con le fake news dei social media, anche quando si dicono cattolici e ortodossissimi e falsano sistematicamente la realtà».

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