Coronavirus. Veneto: oltre 400 sanitari sani ma in quarantena. Zaia: il ministro permetta loro di rientrare in servizio
Il rischio di dover chiudere alcuni ospedali per carenza di personale è concreto. A Padova sono già tre i reparti che hanno chiuso i battenti. Dei 450 sanitari in quarantena, sono una trentina ha avuto esito positivo al tampone, da qui la proposta del governatore del Veneto: i sanitari sani rientrino al lavoro, sottoposti quotidianamente al test.
Passata la prima ondata di panico per la veloce espansione del contagio da Coronavirus in Veneto, è risultato evidente anche all’opinione pubblica che è il servizio sanitario a correre il vero pericolo. Le misure prese da Governo, Regioni e a cascata da Comuni e altri enti hanno questo scopo: evitare che Covid-19 infetti un numero tale di cittadini da mandare al tappeto la capacità di risposta degli ospedali e dell’organizzazione territoriale nelle Ulss.
Ieri la Lombardia ha annunciato la chiusura di tutte le attività ambulatoriali per permettere una maggior concentrazione degli specialisti nei pronto soccorso e in corsia. L’annuncio è arrivato poco dopo che il premier Conte e il misnistro all’Economia Gualtieri avevano spiegato in conferenza stampa da Palazzo Chigi che uno dei 7,5 miliardi di euro stanziati per far fronte all’economia, doveva servire proprio per sostenere il sistema sanitario nazionale.
Per quanto riguarda il Veneto, è stato il presidente Zaia, poco fa a lanciare l’allarme: in Regione sono ben 450 i medici, infermieri e oss impossibilitati a svolgere le proprie funzioni per essere entrati in contatto con un paziente infetto. L’obbligo di quarantena ha quindi messo fuori gioco una percentuale significativa di operatori, oggi quanto mai preziosi. Di questi 450, ben 310 sono sanitari in forze alla Ulss 3 Serenissima, i quali si trovano in isolamento, ma non si conoscono le circostanze per le quali è stata presa questa misura nei loro confronti. Ben 60 sono i dipendenti dell’Ulss 7, attivi nell’ospedale Altovicentino di Santorso, fermi in quarantena. Sono invece 56 i sanitari dell’Azienda sociosanitaria 6 Euganea che si trovano in isolamento domiciliare perché entrati a stretto contatto con almeno un caso di Coronavirus, con la conseguenza che sono ben tre i reparti chiusi per contagi e quarantene. A Feltre sono stati sospesi gli interventi chirurgici non urgenti. Le uniche due Ulss Venete ad avere sanitari con esito positivo al tampone sono la numero 2 della Marca trevigiana (ben 25: 6 medici, 6 infermieri e 13 oss), dove sono state sospese le ferie, e la numero 8 Berica (2 a Vicenza, 2 a Noventa Vicentina, 1 a Lonigo e 1 nel distretto).
Da qui l’invito del governatore Zaia al ministro alla Sanità Roberto Speranza: «Confortato dal parere di eminenti medici e scienziati, ripetutamente e pubblicamente espresso, da giorni faccio riferimento alla necessità che si arrivi a concordare sulla necessità di una modifica alla norma nazionale che impone la quarantena agli operatori sanitari in perfetta salute, che sono venuti in qualche modo a contatto con malati positivi al Coronavirus». Alla lettera spedita al ministero, Zaia ha allegato anche la proposta di un nuovo modello di sorveglianza che consentirebbe di trovare il punto di equilibrio tra la sicurezza degli operatori e la sostenibilità delle attività sanitarie.
La soluzione, come spiega Andrea Grisanti, direttore dell'unità operativa di Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova, potrebbe essere quella di permettere agli operatori sani di rientrare in servizio venendo sottoposti ogni giorno al test per due settimane per monitorare continuamente l’eventuale insorgere della malattia.