Cutro. Antigone: "Non è con l'aumento delle pene che si affrontano le questioni umane"
L’associazione: “Tra tutte le azioni che, all'indomani del naufragio di Cutro, il governo poteva intraprendere, quella dell'aumento delle pene per i cosiddetti scafisti è sicuramente la meno utile. Questo provvedimento andrà a colpire anche quelle persone che svolgono azioni di solidarietà nei confronti dei migranti…”
“Tra tutte le azioni che, all'indomani del naufragio di Cutro, il governo poteva intraprendere, quella dell'aumento delle pene per i cosiddetti scafisti è sicuramente la meno utile”. Antigone non usa giri di parole per stroncare il provvedimento del Governo, adottato in seno al Consiglio dei ministri svoltosi ieri a Cutro, in Calabria.
Per l’associazione, infatti, “le pene non sono mai un deterrente. Lo abbiamo visto in tanti casi, anche recentemente. Negli anni della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, consumi e traffici non diminuirono, ma aumentarono esponenzialmente le persone detenute, con costi economici e sociali altissimi. E' ancora meno un deterrente quando vogliono andare a colpire le catene ultime delle filiere criminali, persone - appunto i presunti scafisti - che accettano di mettersi in mare, su imbarcazioni di fortuna, rischiando a loro volta la vita, e che una volta arrivati sanno di poter essere tratti in arresto. Persone che non conosceranno in molti casi neanche una parola di italiano e non sapranno certamente se la pena che li aspetta possa essere di uno, cinque, dieci anni. E non si faranno probabilmente fermare da questa incertezza”.
“Inoltre – continua Antigone - questo provvedimento andrà a colpire anche quelle persone che svolgono azioni di solidarietà nei confronti dei migranti. Persone che già oggi rischiano di pagare un prezzo molto alto proprio per queste loro azioni solidali e che, da domani, potranno incorrere in pene assurde e spropositate. Pene che minano la proporzionalità che un sistema sanzionatorio dovrebbe avere e che questo governo, per la seconda volta in pochi mesi, mette a repentaglio. La prima volta accadde con il decreto Rave su cui poi, infatti, ci fu un passo indietro”.
Precisa l’associazione: “All'indomani del naufragio di Cutro è stato arrestato un ragazzino di 17 anni. Ce ne sono diversi nelle carceri minorili italiane di giovani e giovanissimi che hanno questa accusa. Parlando con loro e con gli operatori che li seguono, resta in tutti l'impressione che siano ragazzi messi sulle navi dai loro genitori, con la speranza di costruire per loro un futuro, a cui, ad un certo punto, è stato affidato un timone. Ragazzi che nulla hanno a che fare con le organizzazioni criminali che speculano sulle speranze e la vita delle persone che migrano”.
“Il diritto penale, in uno stato autenticamente liberale, non può andare a rincorrere emergenze o pseudo emergenze – conclude Antigone -. Deve invece essere uno strumento che si accompagna ad una lettura complessiva dei fenomeni, per i quali vanno cercate di volta in volta risposte sociali e umane prima ancora che penali”.