Fase 2, per supportare le famiglie arriva l’educatore di condominio

Portare giochi e didattica trasversale nei cortili dei palazzi, per supportare le famiglie e rispondere ai bisogni dei bambini, rispettando le norme di sicurezza. Nel bolognese il progetto “Bimbi a corte” è stato ideato dalla psicomotricista Giuseppina Magli e promosso dall’associazione Infanzia al centro asd

Fase 2, per supportare le famiglie arriva l’educatore di condominio

Cosa succederebbe se i cortili delle case si trasformassero in spazi di educazione e apprendimento? È il progetto “Bimbi a corte”, che ruota intorno alla figura innovativa dell’educatore di condominio. Ideato dalla psicomotricista Giuseppina Magli e portato avanti dall’associazione Infanzia al centro asd, il progetto parte da un bisogno reale: come dare sollievo ai genitori che lavorano mentre le scuole sono chiuse? Come dare spunti educativi ai bambini e ai ragazzi anche in questa fase di stallo? La risposta è molto semplice: un educatore potrebbe attivarsi lavorando nei cortili con piccoli gruppi di bambini delle famiglie del palazzo, proponendo giochi e attività di apprendimento ritagliate sulla base delle esigenze e rispettando la distanza e sicurezza e le altre misure di prevenzione.

“Mentre ero a casa durante la quarantena mi sono chiesta: come tramutare una situazione di disagio in un’opportunità? – racconta Giuseppina Magli –. Ho pensato: se siamo riusciti a trasformare una maschera da sub in un respiratore, allora riusciremo anche a trasformare i nostri cortili in luoghi educativi e di socializzazione. Immagina la meraviglia di avere nelle nostre corti, anziché il rumore del traffico, le risate dei bambini. Quella dell’educatore di condominio allora può apparire come una soluzione casalinga, che però risponde a un’esigenza reale: in fase di riapertura i servizi non riusciranno a supportare tutti coloro che hanno bisogno. Bisogna attivare progetti alternativi per dare una risposta alle necessità dei ragazzi e supporto alle famiglie, mantenendo tutte le attenzioni sanitarie necessarie”.

Il progetto, in fase di valutazione in diversi Comuni nella provincia di Bologna, ricolloca educatori e operatori al momento inattivi e permette alle famiglie di dividersi le spese, che sarebbero molto più alte se si dovesse attivare una babysitter con rapporto uno a uno, ripristinando contemporaneamente i processi di socializzazione interrotti dal lockdown. E per rispettare le norme igieniche, è sufficiente optare per attività che rispettano le distanze e si superare il problema di sanificazione permettendo ai bambini di andare in bagno direttamente in casa loro. 

L’idea è anche quella di evitare il più possibile spostamenti: “I servizi accentrano persone che vengono da più parti: in questo caso invece è il servizio che si avvicina alle famiglie – spiega Magli –. Il percorso mira a creare un gruppo composto da bambini di età diverse, non fissando un obiettivo di risultato, ma un obiettivo di partecipazione: in questo modo si possono includere anche bambini con necessità speciali, che si ritagliano un loro ruolo all’interno del gruppo”. 

Un metodo trasversale, quindi, che unisce attività didattiche e un apprendimento esperienziale, attraverso la didattica del fare, su impronta montessoriana, fruibile da tutti. “L’apprendimento passa dal piacere di fare le cose: quando noi impariamo con piacere ci ricordiamo di più, quando invece apprendiamo con angoscia tendiamo a rimuovere – conclude Magli –. Una delle attività è ad esempio quella di gioco di costruire uno strumento musicale: ciascuno potrà scegliere uno strumento più o meno complesso in base alla propria età e capacità, e poi potrà utilizzarlo per creare una musica d’insieme. impareremo così il concetto di ritmo, oltre a acquisire capacità manuali più o meno fini. Ecco una attività di gruppo che funziona, nonostante il distanziamento sociale, e che crea un nuovo concetto di appartenenza, la sensazione di far parte di un tutto”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)