Giovani a rischio, "l'impatto dell'esclusione sul disagio giovanile"

Bullismo, comportamenti a rischio e povertà educativa: i dati elaborati da Openpolis e Con i Bambini indicano come dietro le cosiddette “devianze” vi sia un contesto di deprivazione sociale e fragilità dei legami sociali e familiari

Giovani a rischio, "l'impatto dell'esclusione sul disagio giovanile"

Lunedì 4 ottobre l'impresa sociale Con i Bambini e la fondazione Openpolis hanno pubblicato il report "Giovani a rischio", i dati dell'analisi sulla povertà educativa e l'impatto dell'esclusione sul disagio giovanile. Per bambini e ragazzi crescere implica un processo di cambiamento psicofisico volto allo sviluppo della propria personalità e all'ampliamento delle proprio reti sociali e di amicizia. La transizione, che ha il suo picco in fasi come l'adolescenza, non è mai del tutto lineare ma si configura in un work in progress non esente da aspetti critici o traumatici. Allo stesso tempo, questa naturale forma di disagio connaturata alla fase di sviluppo, può sfociare in comportamenti antisociali, pericolosi per sé o per gli altri. Ne sono esempi gli atti di bullismo verso i coetanei, l'adozione di comportamenti a rischio, fino all'ingresso nel mondo della criminalità minorile.
Le cosiddette “devianze” sono riconducibili a svariate cause, come segnalano gli osservatori: una di queste è sicuramente un contesto di deprivazione sociale, a cui sono esposti i ragazzi che vivono in territori difficili e le cui famiglie sono segnate da un forte disagio economico. Un altro dei profili dei giovani a rischio è quello dei cosiddetti “giovani senza problemi”, provenienti da famiglie di ceto medio e medio-alto le cui problematiche scaturiscono spesso dalla fragilità dei legami sociali e famigliari. L'altro aspetto da mettere in rilievo è il forte collegamento con la povertà educativa. Nel 2020 la quota di minori in povertà assoluta ha superato il 13%. L'uscita precoce da percorsi di formazione ed istruzione può infatti essere uno dei fattori che alimenta la marginalità sociale. L'Italia si trova ai primi posti in Europa per abbandono scolastico con una percentuale del 13,5%. Una tendenza che a seguito dell'emergenza Covid, rischia di aggravarsi ulteriormente. In termini di prevenzione, bisognerebbe valorizzare il ruolo della scuola e delle comunità educanti a partire da un investimento educativo e rafforzare sul territorio la rete di centri e luoghi di aggregazione per bambini e ragazzi, dove confrontarsi, ritrovarsi e svolgere attività extra-scolastiche.

Il ruolo della giustizia riparativa e di comunità

A fianco dell'investimento in prevenzione, l'altro fronte su cui intervenire è quello della giustizia riparativa e di comunità. Un percorso dove l'autore del reato è portato a riflettere non solo sulla violazione di una norma bensì sugli effetti che le sue azioni hanno prodotto su altre persone. La giustizia di comunità riguarda dunque anche le modalità di riparazione del reato e consente di affiancare alle restrizione della libertà conseguenti alla condanna anche attività “riparative” nei confronti della comunità. Per i minori questo tipo di approccio può avere riflessi educativi, pedagogici e sociali. In primo luogo per il significato che viene attribuito al reato, inteso non più solo come violazione della norma, ma come causa di sofferenza per la vittima.

Al 15 Aprile 2021, in base ai dati del ministero, sono oltre 13 mila i minori e i giovani adulti in carico ai servizi della giustizia minorile. Già oggi, solo una minoranza si trova in stato di detenzione. La maggior parte è in carico agli uffici di servizio sociale per i minorenni, una modalità che consente l'adozione di un progetto educativo costruito ad hoc sulle necessità e la personalità del minore. I minori coinvolti ogni anno in reati sono circa 30mila. A prescindere dall'origine dei comportamenti illeciti, è rilevante notare la netta prevalenza di denunce a carico  dei minori di sesso maschile, con una percentuale dell'85,3%. I reati più frequenti variano, in parte, a seconda della fascia d'età: sia tra i minori di 14 anni che nella fascia 14-17 anni le denunce sono soprattutto per furti. Seguono poi, tra i minori di 14 anni, danneggiamenti, lesioni dolose, minacce e violazioni della normativa sugli stupefacenti. Accanto al tema della criminalità minorile è corretto porre in evidenza come i minori siano in tantissimi casi le vittime dei reati. Non lavorare in ottica riparativa e considerare queste persone come irrecuperabili diventa dunque la premessa per produrre nuova criminalità in futuro.

Bullismo e cyberbullismo

Il bullismo rappresenta una piaga per lo sviluppo dei ragazzi e le loro possibilità di inclusione. Gli atti di bullismo hanno come effetto quello di isolare chi ne è preso di mira, ridicolizzarlo ed emarginarlo. In Italia sono 2 su 10 gli adolescenti che hanno subito comportamenti offensivi o violenti almeno una volta al mese o più. Si tratta di un fenomeno tanto grave quanto difficile da monitorare. Secondo l'elaborazione da parte di Openpolis e Con i Bambini su i dati Istat del 2020, i preadolescenti e le ragazze sono più spesso vittime di episodi di bullismo a cui si aggiunge che gli studenti stranieri sono più spesso vittime dei bulli rispetto agli italiani. Per quanto riguarda il cyberbullismo il 22,2 % delle vittime di bullismo è stato colpito da azioni di cyberbullismo, e anche in questo caso sono soprattutto le ragazze a subirne le violenze. Il fenomeno appare più frequente nelle regioni dell'italia settentrionale, ma appare comunque diffuso in tutto il paese.

Comportamenti a rischio

La mancanza di punti di riferimento nelle fasi di transizione può agevolare nei giovani l'insorgenza di comportamenti a rischio. Tra quelli che più di frequente sorgono nella pre-adolescenza e adolescenza ci sono l'uso di alcool e droghe, ma anche disturbi dell'alimentazione o comportamenti sessuali a rischio. Sulle tossicodipendenze la relazione annuale al parlamento ha indicato che l'1,4% degli studenti ha assunto sostanza senza conoscerne gli effetti e che oltre l'1% degli studenti delle superiori ha fatto uso di eroina almeno una volta. Di questi ultimi il 68,3% ha dichiarato che potrebbe procurarsela con facilità. I comportamenti a rischio possono tradursi anche nell'abuso di alcolici. Il fenomeno infatti, come emerge da un'indagine Istat, è fortemente correlato a comportamenti violenti e criminalità minorile. In Italia però, emerge che l'abuso di bevande alcoliche tra i giovani sia meno frequente rispetto agli altri paesi Ue.

Annie Francisca

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)