Hope, prima mediatrice poi ospite del centro

Ha 25 anni, viene dalla Costa d’Avorio. Negli ultimi anni la vita l’ha portata a sperimentare il Centro Mondo Amico prima come mediatrice culturale e poi come ospite, l'ultima di una lunga serie.

Hope, prima mediatrice poi ospite del centro

La chiameremo Hope (nome di fantasia). Ha 25 anni, viene dalla Costa d’Avorio. Negli ultimi anni la vita l’ha portata a sperimentare il Centro Mondo Amico prima come mediatrice culturale e poi come ospite, l’ultima in assoluto nei 14 anni di gestione da parte delle suore comboniane.

«Fare la mediatrice culturale – racconta – è un’esperienza unica. C’è chi parla inglese o francese, ma c’è anche chi si esprime solo in dialetto. E poi c’è la parte emotiva, specie di fronte a casi difficili, come quella di una donna scappata da un marito che la maltrattava. Ti puoi emozionare, ma è necessario restare neutrale e aiutare le persone nella traduzione. Ti ritrovi a fare lo psicologo e il dottore, devi tradurre termini molto tecnici in questioni delicatissime, ma puoi anche avere la fortuna di ascoltare le esperienze di persone che sono state molto forti per affrontare ciò che hanno affrontato».

Poi, il bisogno. Le traversie della vita, un bambino da far nascere in un posto sicuro. Hope entra come ospite del Centro Mondo Amico il 16 novembre 2017. Esce il 23 maggio 2018, pochi giorni dopo aver dato alla luce la creatura che aveva in grembo.

«Da fuori le persone vedono il centro come un posto silenzioso, una specie di convento fuori dal mondo. Io ho avuto invece un’esperienza magnifica: le suore sono state meravigliose, facendo sentire le diverse ospiti come a casa loro. Non impongono nulla: sei libera di cucinare, di stare in camera, di guardare la televisione: l’unico accorgimento è il rispetto, sempre necessario, verso le altre persone». Hope confessa: «Specie nell’ultimo mese, quando ormai ero rimasta da sola tra le ospiti, mi sono sentita trattata come una principessa».

E adesso, la vita ricomincia: «Da questi mesi ho imparato a convivere con altre persone. Certo, non sempre ci sono divergenze o litigate, ma non è mai facile abituarsi a stare con gli altri: bisogna sempre ringraziare quando si viene accolti e trovare il meglio in tutti e in ogni situazione». 

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