Pasqua comune. Athenagoras (Patriarcato ecumenico): “Ci vuole coraggio e pazienza. Ogni divisione è uno scandalo”

Athenagoras di Terme della Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia (Patriarcato ecumenico) spiega al Sir l’ostacolo più importante che impedisce oggi alle Chiese di Occidente e di Oriente di celebrare la Pasqua in una data comune. “Nessuno in Oriente ha la possibilità di cambiare qualche cosa che è stato stabilito da un Concilio, se non un nuovo Concilio”. Ma aggiunge: “C'è un movimento molto importante tra le Chiese” e “una grande disponibilità da parte di Papa Francesco”

Pasqua comune. Athenagoras (Patriarcato ecumenico): “Ci vuole coraggio e pazienza. Ogni divisione è uno scandalo”

“La Pasqua è la Festa delle feste, il momento più importante della vita del cristiano e quindi della Chiesa, anche perché non possiamo pensare alla Resurrezione di Cristo come un ricordo di un avvenimento passato, ma come una realtà che viviamo ogni giorno in ogni liturgia”. Risponde così mons. Athenagoras Fasiolo, vescovo di Terme della Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia (Patriarcato ecumenico), sul perché sia Papa Francesco sia il Patriarca Bartolomeo insistono molto sulla necessità di arrivare ad una data comune della Pasqua.  E aggiunge: “Significa testimoniare che crediamo in quel Signore Gesù Cristo che è Dio ed è uomo, come ci ha detto il Concilio di Nicea 1.700 anni fa”.

“Questa è la centralità della fede cristiana. Questa è la ragione per cui le Chiese insistono per una data comune della Pasqua. Essere Pasqua è il nostro essere cristiani”.

Ci spieghi allora qual è l’ostacolo più grande che impedisce alle Chiese occidentali e orientali di celebrare nello stesso giorno questa “centralità” della fede cristiana?

C’è un diverso modo di intendere l’ecclesiologia, cioè la struttura e l’essere Chiesa tra Oriente e Occidente. Qual è l’ostacolo più grande? Nella Chiesa occidentale in genere e nella Chiesa cattolica in particolare, anche se la sinodalità ha una sua importanza, il ruolo del vescovo di Roma, del Papa, potrebbe prendere una sua decisione indipendente per una data comune della Pasqua. Le Chiese dell’Oriente, sia ortodosse sia antico orientali, si attengono invece, al di là della differenza del calendario, a quanto stabilito da un Concilio, il primo Concilio ecumenico, quello di Nicea nel 325.

Nessuno in Oriente ha la possibilità di cambiare qualche cosa che è stato stabilito da un Concilio, se non un nuovo Concilio.

Questo è il più grande ostacolo che impedisce la scelta di celebrare la Pasqua lo stesso giorno.

Siamo ad un’impasse?

C’è un movimento molto importante tra le Chiese, soprattutto fra la Chiesa ortodossa, in primis il Patriarcato ecumenico col Patriarca Bartolomeo e la Chiesa cattolica con Papa Francesco. Dobbiamo anche dire che c’è una grande disponibilità da parte di Papa Francesco, il quale pur di arrivare a questo momento comune ha espresso un suo parere di possibilità invitando le Chiese occidentali – anche la Chiesa anglicana e le altre Chiese protestanti –  a ritornare a quello che ci ha detto il Consiglio di Nicea, cioè fissare la Pasqua sui canoni previsti nella Chiesa di Alessandria. Dovremmo ritrovarci lì, e allora potrebbe essere possibile.

Si tratta quindi di invertire il passaggio e convergere verso un nuovo calendario?

No. Non si tratta di cambiare il calendario ma di studiare il modo di ritrovarsi su come la Pasqua era stata stabilita. Il Concilio di Nicea insisteva sul fatto che la Pasqua cristiana debba essere celebrata dopo la Pasqua ebraica. Per questo aveva scelto, 1.700 anni fa, di basare il calcolo secondo il calendario in uso nella Chiesa di Alessandria.

Lei davvero crede che si arriverà un giorno a questa decisione?

Come uomo di fede vedo un segno quest’anno: il fatto che mentre ricordiamo l’anniversario dei 1.700 anni del Concilio di Nicea, le due Pasque coincidano. C’è una unica Pasqua, non ci sono due Pasque. Secondo me è un grande segno che il Signore ci dà affinché abbiamo coraggio da una parte e pazienza dall’altra.

Non possiamo, per unire la data della Pasqua, creare nuove divisioni all’interno delle nostre Chiese. Per questo, dico che ci vuole pazienza e coraggio.

Alla luce di un mondo in conflitto, avvolto dalle tenebre, quale messaggio avrebbe oggi la celebrazione della Pasqua comune alle ferite inferte nell’umanità?

È un messaggio molto importante. Non credo che il fatto di portare la Pasqua a un’unica data porti il cristianesimo verso un concetto di forza contro qualcuno o contro qualcos’altro. No, è piuttosto una testimonianza chiara che i cristiani vivono nel mondo con la certezza che si fonda su questa grande verità che è la Resurrezione di Cristo. Possono veramente essere sale della terra e cambiare il mondo. Molte delle guerre che vediamo in questi ultimissimi tempi hanno un retrogusto di religioso, ci piaccia o non ci piaccia ammetterlo. Forse dobbiamo chiederci veramente se siamo testimoni credibili di Cristo.

Certo, Chiese divise anche sulla festa più importante della loro fede non è un bel segno…

È uno scandalo. Come ogni divisione è uno scandalo.

Anche perché alcuni prendono queste divisioni per ribadire di essere migliori degli altri. Ma Gesù non ci ha insegnato questo: si è posto ultimo tra gli ultimi per essere il primo al di sopra di tutti. Dobbiamo quindi chiederci se vogliamo essere cristiani e seguire Cristo o se invece vogliamo seguire il mondo. Sono un uomo di speranza e credo che la speranza non deluda. Dobbiamo avere forza, fede ed essere uniti.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir