Persone con disabilità. Fondazione Santa Rita: “Con Dopodinoi la casa del futuro per giovani adulti autistici”

Il progetto rappresenta uno dei primi esempi in Italia di cohousing supportato da tecnologie assistive destinato a persone autistiche, promuovendo un modello innovativo per la vita indipendente e inclusiva

Persone con disabilità. Fondazione Santa Rita: “Con Dopodinoi la casa del futuro per giovani adulti autistici”

La Fondazione Santa Rita da Cascia Ente filantropico Ets rinnova il suo impegno verso la disabilità intellettiva, sostenendo il progetto Dopodinoi, con sede a Bastia Umbra (Pg), dedicato all’autonomia abitativa e al miglioramento della qualità di vita di 12 giovani adulti con disturbi dello spettro autistico. Il progetto rappresenta uno dei primi esempi in Italia di cohousing supportato da tecnologie assistive destinato a persone autistiche, promuovendo un modello innovativo per la vita indipendente e inclusiva. A tal fine è in corso la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per la festa di Santa Rita del 22 maggio “Un gesto di fede, un dono di grazia”. L’obiettivo è raccogliere, come partner esclusivo, 250mila euro per i più fragili, in particolare per offrire casa, futuro e inclusione a 12 giovani con autismo di medio-alto funzionamento assistiti dalla Fondazione Angsa Umbria Ets (Associazione nazionale di persone con autismo).

Grazie al sostegno della Fondazione Santa Rita da Cascia, stanno per iniziare i lavori di ristrutturazione di un villino con giardino, in una zona tranquilla ma ben servita.

La struttura sarà progettata “a misura di persone con autismo” e dotata di soluzioni avanzate,

realizzate con la consulenza del Politecnico di Torino. Il modello di cohousing supportato da tecnologie assistive garantirà agli utenti il diritto all’indipendenza e consentirà loro di “stare nel mondo”. In questo modo potranno vivere in comunità e condividere spazi e risorse personalizzati, con il supporto di operatori professionali, mantenendo al contempo la propria autonomia in un ambiente inclusivo e solidale. La casa prevede spazi comuni come cucina e sala da pranzo, oltre ad aree esterne per eventuali laboratori. I sistemi domotici potranno regolare luci, tapparelle e sistemi di sicurezza.

“Per chi ha una malattia rara, la cura è la ricerca. Per un giovane con autismo, la vera cura è una casa”. Con queste parole Francesca Barbarossa, madre di Emanuele, un ragazzo umbro di 18 anni con disturbo dello spettro autistico, residente a Petrignano (Pg), riassume l’importanza del progetto “Dopodinoi”. Emanuele è uno dei 12 giovani adulti che a partire dal prossimo anno andrà a vivere nel cohousing reso possibile dalla Fondazione Santa Rita da Cascia a Bastia Umbria. Emanuele parla, scrive e oggi riesce a esternare i suoi sentimenti. Le difficoltà principali riguardano l’autonomia e le relazioni sociali.

“Non ha amici e non esce la sera come suo fratello e gli altri ragazzi della sua età – spiega Francesca -. Non prende ancora un pullman da solo per andare a scuola. Per fare la spesa ha bisogno di qualcuno che lo accompagni, perché non è in grado di amministrare i soldi da solo”.

La diagnosi è arrivata quando aveva due anni e mezzo. Emanuele ha iniziato terapie specifiche presso il Servizio riabilitazione età evolutiva di Bastia Umbra e poco alla volta sono arrivati i primi progressi. Oggi frequenta il quarto anno dell’Istituto alberghiero. Nell’ultimo anno ha mostrato miglioramenti. Un supporto fondamentale nel suo percorso di crescita è stato il Centro Up di Angsa Umbria, che la Fondazione Santa Rita da Cascia sta sostenendo con un contributo triennale. La preoccupazione più grande per Francesca riguarda il futuro:“Mi preoccupa vederlo sempre in casa, senza amici. Penso spesso a come sarà il suo futuro quando non ci saremo più noi o quando saremo anziani e avremo noi stessi bisogno di aiuto”. È qui che entra in gioco il progetto “Dopodinoi”.

“Il fatto che Emanuele andrà via di casa mi preoccupa, ma – ammette – trattenerlo sarebbe un atto di egoismo: significherebbe pensare al mio bene anziché al suo”. La prospettiva di andare a vivere da solo, invece, non spaventa Emanuele, che ha sempre avuto un desiderio di indipendenza e da grande vorrebbe lavorare in un bar.

Nel cohousing andrà a vivere anche un altro Emanuele, quasi 19 anni, che ora vive a Ospedalicchio, frazione di Bastia Umbra, con sua madre Fabiana Isa, e frequenta l’ultimo anno del Liceo di Scienze umane.“Ha un insegnante di sostegno, ma è molto autonomo – spiega Fabiana -. A scuola è bravo, è molto preciso, ha interessi specifici: legge tantissimo e gli piace tanto la storia, ma in primis gli animali, la sua passione da quando è piccolissimo”.Fabiana si è separata da suo marito nel 2011, ma per quanto riguarda Emanuele sono alleati. Fino all’età di tre anni, Emanuele non parlava. Poi a nove anni gli è stata diagnosticata la sindrome di Asperger, una forma di autismo senza ritardi nel linguaggio o nello sviluppo cognitivo che dal 2013 è stata incorporata nei disturbi dello spettro autistico. Fabiana precisa che avrebbero voluto iniziare anche un percorso con l’Asl, però le liste d’attesa sono talmente lunghe che hanno sempre fatto tutto a pagamento. Cruciale per la sua crescita è stato il Centro Up di Angsa Umbria. Anche “se tende un pochino a chiudersi in se stesso”, oggi Emanuele ha fatto molti passi avanti nell’autonomia, grazie al lavoro compiuto al Centro Up.“Va al cinema, a fare la spesa e al McDonald’s che frequenta due volte a settimana. Soprattutto è molto consapevole. Abbiamo sempre cercato di non tenerlo chiuso in casa e lo abbiamo sempre mandato ai campi scuola. Da piccolo andava in piscina e per un certo periodo ha frequentato un laboratorio di teatro. Ha fatto tutte le esperienze che poteva fare”.

Quando è a casa, Emanuele sta al computer, ma scrive anche e legge tantissimo, anche al di fuori della scuola. “Non ha una compagnia di amici – prosegue sua madre -, ma ha un’amica speciale e a volte fanno qualcosa insieme”. Già da quando era più piccolo Emanuele pensava che avrebbe fatto l’università, trovato un lavoro e andato a vivere da solo. Per questo ha accolto favorevolmente l’idea di prendere parte al progetto “Dopodinoi”. “Per noi è un’opportunità unica – commenta Fabiana -.

Il ‘dopo di noi’ rappresenta la preoccupazione di ogni genitore, penso che sarà un’esperienza molto positiva per Emanuele.

Finora abbiamo sempre pensato a breve termine, ma è importante che lui faccia la sua vita e le sue esperienze. Presto inizieremo un percorso psicologico rivolto sia ai ragazzi sia a noi genitori, per affrontare il distacco. Siamo stati fortunati perché la struttura è a soli cinque minuti di macchina da casa nostra”.

In linea con la sua missione di contribuire a cambiare lo sguardo sulla disabilità intellettiva, la Fondazione Santa Rita da Cascia ha già sostenuto negli anni passati importanti progetti sul tema, per complessivi 265mila euro a sostegno di oltre 110 persone. Tra questi, 30mila euro in tre anni sono destinati al Centro Up di Santa Maria degli Angeli (Assisi) di Angsa Umbria, una struttura socio-educativa per 30 minori, e 20mila euro, nel 2023, a “La Semente” di Spello”, un centro terapeutico-riabilitativo diurno per 18 giovani adulti. Inoltre, 45mila euro, in tre anni, sono destinati alla cooperativa sociale “Mio fratello è figlio unico” di Roma, per sostenere le autonomie lavorative di cinque ragazzi e adulti autistici, impegnati nei lavori di cura della terra, del casale e degli animali. Per l’inclusione attraverso lo sport, invece, sono destinati, in più anni, 170mila euro, per 60 tra bambini, ragazzi e giovani adulti con disabilità intellettiva e autismo, al Villaggio Lakota di Ammonite (Ravenna) e all’Accademia del Remo di Napoli.

“Il progetto ‘Dopodinoi’ è stato la naturale conseguenza di un percorso di una costruzione strategica di lungo periodo avviato dal nostro Cda circa tre anni fa”, spiega Monica Guarriello, direttrice generale della Fondazione Santa Rita da Cascia. “Siamo partiti dall’attenzione verso la fragilità che storicamente si è incarnata nel Progetto Alveare per l’accoglienza dei minori, fondato dalla beata madre Maria Teresa Fasce più di 80 anni fa. Progressivamente, dalla fragilità derivante dalle condizioni socio-economiche legata alla privazione di beni e servizi materiali, abbiamo ampliato lo sguardo alla fragilità legata alla disabilità intellettiva”.

Il progetto “Dopodinoi” è stato “il coronamento di questa consapevolezza. Con un investimento di 400mila euro (inclusi i 90mila già stanziati nel 2024 per l’acquisto della struttura), abbiamo scelto di non pensare soltanto all’oggi, in un panorama dove manca qualunque cosa che riguardi il futuro delle persone con disabilità, tra cui quelle autistiche. Per quanto riguarda la replicabilità, il Cda sta valutando come valorizzare l’esperienza”.

Dal punto di vista progettuale, il bilancio sociale 2024 dimostra come la Fondazione abbia raddoppiato la propria capacità di aiuto. “Siamo passati da 9 progetti sostenuti nel 2023 a 19 – precisa Guarriello -. Abbiamo realmente raddoppiato l’aiuto, estendendolo anche ad altre aree di intervento, inclusa la disabilità intellettiva. Nel 2024 abbiamo erogato quasi 2 milioni di euro, collaborando con 8 organizzazioni non profit, 19 enti ecclesiastici, 58 imprese, 20 professionisti e una pubblica amministrazione”.

A febbraio “siamo diventati ente filantropico, riconosciuto dal Runts, registro a cui eravamo già iscritti. Questo status rappresenta esattamente ciò che siamo: una fondazione di erogazione che risponde alle richieste di finanziamento degli enti ecclesiastici o non profit. Parallelamente, la nuova presidente, madre Maria Grazia Cossu, ha confermato appieno il percorso intrapreso”.

“La nostra Fondazione affonda le radici nei valori ritiani e agostiniani, essendo nata per volontà del Monastero Santa Rita da Cascia – chiarisce -. Le monache fondatrici volevano rendere concreta la carità di Santa Rita nell’oggi, rendendola strutturata e continuativa per generare un impatto sociale duraturo”.

Quindi “non solo la carità nel senso religioso, ma una carità che diventa solidarietà, sostegno continuativo e impatto sociale. Il messaggio di Santa Rita ‘A Dio nulla è impossibile’ ispira la nostra visione di ‘rompere le barriere’ innanzitutto culturali, offrendo a tutti la possibilità di vivere senza che la propria fragilità rappresenti un impedimento al godimento della vita stessa. Il tema per noi è contribuire nel creare le condizioni per tutti di vivere una vita, non semplicemente dignitosa, ma felice”. Chiunque contribuirà al progetto con una donazione minima di 16 euro riceverà l’anello della Festa di Santa Rita, inciso con la sua rosa simbolo e la frase “Nel giardino di Santa Rita tu sei la rosa prediletta”. Info: festadisantarita.org.

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Fonte: Sir