Povertà. Caritas, quasi 2 milioni di persone aiutate nel 2020, la metà per la prima volta

I dati provenienti dalla rete di servizi e centri di ascolto di Caritas Italiana contenuti nel Rapporto 2021 “Oltre l’ostacolo” presentato oggi. Tra le regioni con più alta incidenza di nuovi poveri anche Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige

Povertà. Caritas, quasi 2 milioni di persone aiutate nel 2020, la metà per la prima volta

La crisi socio-sanitaria ha acuito le povertà pre-esistenti, ma quasi la metà delle persone sostenute dalla Caritas nell’anno di diffusione del Covid-19 - il 44% -, ha fatto riferimento alle reti diocesane per la prima volta, senza particolari differenze tra italiani e stranieri. È quanto emerge dal Rapporto 2021 di Caritas Italiana dal titolo “Oltre l’ostacolo” pubblicato oggi online. Secondo il rapporto, nel 2020, la rete Caritas in Italia ha complessivamente supportato 1,9 milioni di persone, una media di 286 individui per ciascuno dei 6.780 servizi promossi o gestiti dallo stesso circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali (al cui interno operano oltre 93mila volontari laici e oltre 800 ragazzi in servizio civile). Nei centri di ascolto e servizi in rete con la raccolta dati, le persone incontrate sono state complessivamente 211.233”.
Nuovi poveri. I dati della Caritas mostrano inoltre alcune importanti differenze territoriali. Dati “che svelano quote di povertà “inedite” molto più elevate”. Tra le regioni con più alta incidenza di “nuovi poveri”, infatti, si distingue la Valle d’Aosta (61,1%,) la Campania (57,0), il Lazio (52,9), la Sardegna (51,5%) e il Trentino Alto Adige (50,8%). Inoltre, i dati mostrano “importanti differenze legate all’età: per i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 34 anni le nuove povertà pesano per il 57,7%”.

Dati critici arrivano anche sul fronte delle povertà pre-esistenti. Secondo la Caritas, infatti, “cresce la quota di poveri cronici, in carico al circuito delle Caritas da 5 anni e più (anche in modo intermittente), che dal 2019 al 2020 passa dal 25,6% al 27,5%. L’età media delle persone incontrate è 46 anni, dato che si conferma immutato rispetto al pre-pandemia”. Oltre la metà delle persone che hanno chiesto aiuto al circuito Caritas (il 57,1%) ha al massimo la licenza di scuola media inferiore, percentuale che tra gli italiani sale al 65,3% e che nel Mezzogiorno arriva addirittura al 77,6%. “Siamo quindi di fronte a delle situazioni in cui appare evidente una forte vulnerabilità culturale e sociale - spiega il rapporto -, che impedisce sul nascere la possibilità di fare il salto necessario per superare l’ostacolo”. Secondo il rapporto, inoltre, il 64,9% degli assistiti dichiara di avere figli (percentuale che in valore assoluto corrisponde a oltre 91 mila persone); tra loro quasi un terzo vive con figli minori (pari a 29.903 persone). “Il dato non è affatto irrisorio - spiega la Caritas - se si immagina che dietro quei numeri si contano altrettante, o forse più, storie di povertà minorile che ci sollecitano e allarmano”.

Più di 6 persone su dieci (63%) vivono in abitazioni in affitto. Seguono le persone con casa di proprietà, comprese le situazioni di nuda proprietà (10,5%), i casi di chi è ospitato temporaneamente o stabilmente da amici (7,4%), di chi dichiara di essere privo di un’abitazione (5,8%) o ospitato in centri di accoglienza (2,7%). “Percentuali queste ultime che si legano chiaramente alla condizione degli homeless - spiega il rapporto -, i cui numeri anche per il 2020 risultano tutt’altro che trascurabili. Le persone senza dimora incontrate dalle Caritas sono state 22.527 (pari al 16,3% del totale), per lo più di genere maschile (69,4%), stranieri (64,3%), celibi (42,4%), con un’età media di 44 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord”.

Oltre un terzo delle persone che si è rivolto alla Caritas è supportato anche da alcuni servizi pubblici. “Tra loro, la quota più consistente è quella di chi è seguito dai servizi sociali dei comuni (71,2%), i principali attori pubblici a supporto del disagio sociale - si legge nel rapporto -; seguono i casi delle persone sostenute dalle Asl (3,7%), dal Sert (3,8%), dal Csm (3,7%), dai servizi della giustizia (1,5%) a volte anche in modo congiunto; segno della complessità e della multi-problematicità di alcune delle storie incontrate”. Una persona su cinque, il 19,9% di quelle accompagnate nel 2020, inoltre, dichiara di percepire il Reddito di cittadinanza. Tra gli italiani l’incidenza dei percettori sale al 30,1%, mentre scende al 9,1% tra gli assistiti stranieri. Nelle regioni del Mezzogiorno l’incidenza di chi percepisce la misura è molto più elevata (pari al 48,3%), rispetto alle regioni del Nord (23,4%) e del Centro (8,5%).

La povertà nel post-emergenza. I dati raccolti dalla Caritas nei primi otto mesi del 2021 mostrano aspetti positivi ed altri negativi. Se da una parte oltre i due terzi (esattamente il 70,3%) delle persone seguite non ha fatto più ricorso ai servizi Caritas, c’è ancora un 29,7% di persone che ancora oggi, nel 2021, “continua a non farcela e che rischia di vedere in qualche modo ossificarsi la propria condizione di bisogno”, sottolinea la Caritas nel rapporto. Complessivamente  cresce del 7,6% il numero di persone assistite rispetto al 2020, ma torna a calare l’incidenza dei nuovi poveri che costituiscono il 37,0% del totale. “Il dato, se confermato, tornerebbe ad allinearsi a quello degli anni del pre-Covid-19”, spiega la Caritas. Inoltre, sale la quota di chi vive forme di povertà croniche (27,7%): “Più di una persona su quattro è accompagnata da lungo tempo e con regolarità dal circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali”, spiega il rapporto.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)