Zona rossa e pollo fritto

L’ultimo giorno in libertà è stato un sabato bellissimo. Una giornata perfetta fino a cena, fino al momento di pagare il conto. C’era il sole, un primo vero annuncio di primavera, e la voglia di respirare nella natura era tanta. Siamo partiti con calma, a metà mattina, per raggiungere l’oasi di Cervara a Quinto di Treviso, che secondo mio marito apriva proprio quel giorno, e lì avremo trovato le cicogne. L’idea era grandiosa quindi partenza.

Zona rossa e pollo fritto

 Arriviamo e nell’immenso parcheggio non c’era niente: né macchine, né biciclette, né umani. L’oasi era chiusa. Dal cancello, quasi reclusi alla rovescia, abbiamo sbirciato le cicogne che giravano in tondo sopra i nidi e il pisolino di un cigno che, invece, ci girava le spalle. Chiusa. L’oasi era chiusa. Nessun campanello da suonare, nessuna risposta al telefono. Ok, proveremo a tornare domani. Che si fa? Andiamo in laguna. Lì si respira il vento del mare e ci si riempie gli occhi di azzurro. 

Mezz’ora di auto e arriviamo a Jesolo, poi Treporti e direzione Lio Piccolo. Un posto fantastico. La laguna nord di Venezia ti si apre davanti e lo sguardo non sa dove fermarsi. Si vedono perfino le montagne piene di neve da quanto l’aria è tersa. Una benedizione.

Lasciamo la macchina subito e ci avviamo a piedi ma è un continuo guarda lì, guarda là. Una gioia. Gabbiani che berciano e galleggiano e camminano nell’acqua bassa, fenicotteri che due canaletti  più in là pascolano indisturbati, un albero pieno di martin pescatori che sembrano far da sfondo a un film western. E poi papere, galline d’acqua, aironi, la garzetta dal ciuffo. Il sole caldo, l’azzurro del cielo, il blu dell’acqua che tutto riflette come uno specchio e pensi che sei fortunata a veder raddoppiare tanta bellezza.

Arriviamo a Lio Piccolo, un borgo di tre case con una sala-museo che ne racconta la storia millenaria e alcune foto - magnifiche - della laguna. Di fronte, di là dallo slargo,  una chiesetta con dentro un altarino e un lampadario di murano straordinario. Segni di quando molta più gente viveva qui pescando e lavorando una terra ricca di verdure. 

Poco più avanti un agriturismo che mette in tavola “moeche" e “masenete” per la gioia dei gourmet. Mangiamo e per 5 euro ci compriamo una gran sporta di verdura - quella di stagione, a discrezione del contadino - che nei giorni successivi sarà preziosa. Si torna con calma verso la macchina godendo di un sole che mi fa sentire fortunata e di un silenzio che regala una gran pace. Gente in giro ce n’è ma è davvero poca.

Si torna a casa, doccia, e via al ristorante. Lui mi ha invitata perché festeggiamo l’8 marzo. Certo sarebbe domani ma io, alla proposta, ho preferito il sabato perché la domenica sera per me è sempre un po’ leopardiana, annunciatrice di lavoro prossimo.

Si va sui Colli, a Teolo vecchia. Sbagliamo bivio e arriviamo davanti alla transenna che sbarra la strada. Pochi metri più in là c’è una pattuglia dei carabinieri. Siamo a Vo. Zona rossa. Si torna indietro. Pochi minuti e siamo a destinazione. Un buon ristorante, quindi abbiamo prenotato. Arriviamo e il proprietario ci sta aspettando seduto in entrata. Preoccupati ci scusiamo del ritardo. La cuoca si affaccia dalla cucina e ci sorride. Entriamo in sala e ci siamo solo noi. Camino acceso, tavoli apparecchiati e… nessuno. Il ristorante è troppo vicino alla zona rossa e la gente non arriva più fin qui. Ho tre prenotazioni per domani a pranzo e poi chiudo: spendo troppo, ci spiega il ristoratore. La cena è squisita, lui è gentile ma si sente la preoccupazione e la cuoca, preparati i nostri piatti, se ne va. Sono le dieci e mezzo quando in piedi alla cassa il proprietario ci mostra il suo cellulare. Le province di Padova, Venezia e Treviso da domani sono zona rossa. Da domani tutti a casa, sempre a casa. Che sia la volta buona per imparare a cucinare il pollo fritto?

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