Affido condiviso e padri violenti: Pangea e Reama dicono "no"

Tre giorni di convegno nazionale su violenza domestica, subita e assistita dai minori. Lanzoni: “In tanti casi la condanna penale del maltrattante si accompagna, sul piano civile, a un affido condiviso con la maltrattata. Un grande errore non considerare anche il bambino parte lesa”

Affido condiviso e padri violenti: Pangea e Reama dicono "no"

Non si può affidare un bambino a un padre violento: in estrema sintesi, è questo l'appello della fondazione Pangea onlus, che insieme alla rete nazionale antiviolenza Reama organizza, a Roma (Dnb House Hotel di Via Cavour, 85/A) tre giorni di convegno nazionale dal titolo “Violenza domestica, subita e assista dai e dalle minori”. L'affido condiviso, nel caso di separazione dei genitori in un contesto di violenza domestica, non è una soluzione adeguata, ma è quella spesso indicata dai magistrati e da chi è chiamato a occuparsi di queste situazioni.

“Con questo convegno, intendiamo porre l'attenzione su questo tema, molto sottovalutato – ci spiega la vicepresidente della fondazione Pangea, Simona Lanzoni - Nella nostra esperienza, sia come fondazione sia come rete Reama, spesso abbiamo incrociato situazioni in cui, anche in un contesto di violenza in famiglia, i bambini non sono stati considerati come parte offesa e quindi sia sia arrivati a un affido condiviso. Riteniamo ci sia grosso un problema culturale, che consiste nel non capire come avvenga una trasmissione intergenerazionale della violenza, nel momento in cui il marito-padre è violento. Si parla della violenza sulla donna, come se quella violenza non riguardasse, indirettamente ma spesso direttamente, anche il bambino. Incontriamo una forte resistenza nel comprendere questo, sia da parte dell'opinione pubblica sia da parte di quelle figure specialistiche che ogni giorno si confrontano con casi di violenza: psicologi, assistenti sociali, avvocati, giudici... E' con tutte queste che vogliamo confrontarci, in occasione del convegno, che vuole essere un'iniziativa formativa in cui affrontare insieme queste problematiche. Vogliamo iniziare un dialogo, perché questo diventi un tema importante, soprattutto alla luce della riforma della giustizia. Come fondazione, da oltre 10 anni lavoriamo sulla violenza assistita e crediamo sia ora di fare il punto della situazione, dal momento che continuiamo ad assistere a casi drammatici, in cui la condanna penale del maltrattante si accompagna, sul piano civile, all'affido condiviso dei figli con la maltrattata. Riteniamo che questo non sia in linea con le indicazioni della Convenzione di Instanbul e delle Raccomandazioni di Grevio. Ci sono magistrati molto sensibili, alcuni dei quali saranno presenti al Convegno, come Rosario Caiazzo, che ultimamente ha emesso una sentenza della Cassazione molto importante. Ma ci sono altri magistrati o specialisti che non riconoscono neanche il maltrattamento o perfino l'abuso sessuale subito direttamente dal minore, il quale spesso diventa strumento ulteriore per fare violenza sulla donna. Anche in questi casi, accede di trovarsi di fronte a una decisione di affido condiviso. La nostra richiesta è che ci sia una maggiore attenzione e una migliore formazione rispetto a questo tema da parte di tutti gli specialisti che operano in questi contesti”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)