Anziani, ok alla riforma: “L'opportunità è epocale, la svolta vedremo”

Intervista a Cristiano Gori (Patto per la Non Autosufficienza): “Rispetto a gennaio 2021, quando una riforma non era neanche prevista, siamo molto avanti. Rispetto all'impatto sulla vita delle persone, è tutto da fare: politicamente e tecnicamente. Con gradualità, anche lo stanziamento necessario è possibile”

Anziani, ok alla riforma: “L'opportunità è epocale, la svolta vedremo”

Non parla di svolta epocale, ma di “possibilità epocale”: così Cristiano Gori, coordinatore del Patto per la Non autosufficienza e tra i principali promotori di una riforma dell'assistenza per gli anziani commenta oggi l'approvazione del Ddl che questa riforma contiene e prepara. Come previsto, l'ok è arrivato entro la fine del primo trimestre del 2023: ora inizia il lavoro per i decreti attuativi, che dovranno esser pronti entro marzo 2024.

E' una grande svolta, dottor Gori?
Direi una possibilità epocale: una notizia che certo merita grandissima attenzione, ma con un approccio critico, perché questa possibilità diventi appunto una vera svolta. Due anni fa non avremmo mai pensato di arrivare fin qui: rispetto a gennaio 2021, siamo quindi molto avanti, ma rispetto l'impatto sulla vita delle persone, siamo ancora molto indietro. Cosa abbiamo ottenuto? La possibilità che lo Stato faccia qualcosa di utile per gli anziani e le loro famiglie.

Ora servono risorse, perché questa possibilità si realizzi concretamente...
Quando abbiamo iniziato questa battaglia, sapevamo che non ci sarebbero state risorse all'inizio, perché le riforme nel Pnrr non possono avere incrementi di spesa corrente. Va precisato quindi che l'assenza di riforme ad oggi non è scelta politica di nessuno. Entro dicembre 2023 verrà licenziata la Legge di Bilancio per il 2024. In quella sede il Governo sarà chiamato a decidere se e quante risorse economiche dedicare alla riforma, che al momento non ne è dotata. Perché la possibilità diventi svolta, bisogna ora lavorare su due passaggi, uno politico e uno tecnico. Sul piano politico, occorre far sì che il governo stanzi le risorse necessaire. Da una parte, elemento di vantaggio: quello che in un anno può sembrare un incremento insostenibile, in un percorso graduale di alcuni anni è possibile. Dal punto di vista tecnico, la stesura dei decreti delegati sarà complicata, perché è la prima volta che in Italia si parla di strategia nazionale per la non autosufficienza. E poi bisognerà verificare l'effettiva intenzione di collaborazione tra ministeri del Welfare e della Salute, regioni e comuni.

Nel resto d'Europa, sono state già attuate riforme nazionali dell'assistenza agli anziani non autosufficienza?
Sì, da molto tempo: in Austria nel 1993, in Germania nel 1995, in Francia nel 2002 e in Spagna nel 2006. Il percorso, qui in Italia, è iniziato solo nell'aprile 2021: voglio ricordare che la prima stesura del Pnrr (gennaio 2021) non prevedeva a riforma dell’assistenza agli anziani. Le organizzazioni del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza prepararono allora una dettagliata proposta per la sua introduzione. E indussero il governo a includerla nella versione definitiva del Piano, appunto nell'aprile successivo. Le organizzazioni del Patto elaborarono successivamente un progetto molto articolato per la riforma. All’inizio del 2022 fu avviata la predisposizione del Disegno di Legge Delega, che coinvolse molteplici soggetti istituzionali (Ministeri, Presidenza del Consiglio e Commissioni ad hoc) e il Patto. L’esito fu il Disegno di Legge Delega ratificato a ottobre dal Governo Draghi, che recepì ampiamente le proposte della società civile rappresentata dal Patto. A Gennaio 2023, il governo Meloni e il nuovo Parlamento hanno confermato il testo della legislatura precedente. Si è poi svolto il dibattito parlamentare, durante il quale ulteriori contenuti sviluppati dal Patto sono entrati a far parte della Legge Delega, approvata ieri.

Quanta attenzione viene dedicata a questa riforma?
Poca e insufficiente: Fino ad ora i leader politici l’hanno trascurata e non l’hanno portata all’attenzione dell’opinione pubblica, sebbene riguardi oltre 10 milioni di persone, tra anziani interessati, familiari impegnati ad assisterli e operatori professionali coinvolti. E' necessario che diventi una priorità politica.

Quali sono i principali obiettivi della riforma?
Possiamo individuarne tre: primo, rendere l’assistenza agli anziani un settore unitario e specifico, al fine di superare l’attuale caotica frammentazione delle risposte e di riconoscere l’importanza di questi ambito per la società italiana, grazie all’introduzione del Sistema Nazionale Assistenza Anziani, che prevede un’azione condivisa dei diversi enti di governo coinvolti – Stato, Regioni, Comuni – nel rispetto delle diverse competenze.
Secondo, definire nuovi modelli d’intervento, in grado di rispondere opportunamente alle complesse condizioni degli anziani non autosufficienti: dai servizi domiciliari a quelli residenziali, dalla prestazione universale per la non autosufficienza alla formazione e gestione di una figura cruciale come quella delle badanti. Per quanto riguarda nello specifico la prestazione universale, questa andrà a sostituire l’indennità di accompagnamento e la possibilità di riceverla dipenderà esclusivamente dal bisogno di assistenza dell’anziano, indipendentemente dalle sue condizioni economiche. Il terzo obiettivo è incrementare sensibilmente i finanziamenti pubblici dedicati, così da superare l’odierna ridotta disponibilità di risposte.

Quali ritiene siano i principali punti di forza della riforma?
Primo, essa valorizza gli insegnamenti dell’esperienza italiana, nei suoi aspetti positivi e nelle sue criticità, così come i messaggi provenienti dalle riforme già realizzate all’estero. Secondo, è un testo completo, nessun aspetto dell'assistenza agli anziani viene trascurato. Terzo, le strade indicate sono impegnative ma fattibili. Quarto, i contenuti principali del testo sono condivisi dalla grandissima parte degli addetti ai lavori, siano essi operatori, studiosi o organizzazioni della società civile.

E i punti di debolezza?
Innanzitutto, la limitata attenzione politica e la contraddizione con altre indicazioni del Pnrr, il quale prevede un ampio investimento fino al 2026 per rafforzare la domiciliarità attuale, non pensata per la non autosufficienza. In assenza di correttivi, pertanto, avremo la riforma che indica una direzione per la domiciliarità e investimenti che vanno in quella opposta. C'è poi una certa difficoltà tecnica: le amministrazioni centrali sono chiamate ad elaborare indicazioni su una materia molto complicata e della quale si sono finora poco occupate. Anche l'idea del coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali, fondamentale per la riuscita della riforma, è tutto da verificare sul piano pratico. Infine, il testo è confuso e non agile nella lettura: le indicazioni principali sono accompagnate dalla declaratoria di un eccesso di buone intenzioni. Sarà così più difficile, nei decreti delegati, concentrarsi su quello che conta.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)