Appello contro la chiusura delle case alloggio per persone con Hiv/Aids in Lombardia

Il Cnca Lombardia annuncia una manifestazione per il 30 novembre. “Servono contributi straordinari e adeguamento delle rette, altrimenti le 23 strutture potrebbero essere costrette a dimettere i loro 250 ospiti”

Appello contro la chiusura delle case alloggio per persone con Hiv/Aids in Lombardia

Le 23 Case Alloggio lombarde per persone con Hiv/Aide versano in condizioni economiche drammatiche e rischiano di chiudere. Se Regione Lombardia dovesse continuare a non ascoltare la loro voce e le proposte in tema di contributi straordinari e adeguamento delle rete le strutture potrebbero essere costrette a dimettere i loro 250 ospiti, riconsegnandoli alle famiglie (per chi ancora le ha), o a un sistema dei servizi "a-specifico". 

È quanto denunciano il Coordinamento regionale delle Case Alloggio per persone con Hiv/Aids della Lombardia (Crca) e il Coordinamento italiano delle Case Alloggio per persone con Hov/Aids (Cica), cui si associa la voce del CNCA Lombardia . Annunciando una manifestazione sotto Palazzo Lombardia mercoledì 30 novembre alle 11.

“Le prime Case Alloggio per persone con Hiv/Aids sono nate alla fine degli anni 80, nel corso degli anni 90 si sono diffuse in buona parte delle province lombarde, per dare risposta alle crescenti situazioni di abbandono e di emarginazione di persone che dovevano fare i conti con l’Aids, la sindrome allora incurabile causata dal virus Hiv, e con un’epidemia ancora peggiore fatta di paure infondate, di stigma e di pregiudizio”. E’ quanto si legge in una nota del Cnca Lombardia. “Per anni hanno accolto e accompagnato giovani uomini e giovani donne, cercando di dare un senso e dignità alle fasi terminali della loro vita. Le Case Alloggio continuano ad accogliere ed accompagnare, con competenza e professionalità, persone fragili con multi-problematicità sanitarie e sociali.
Il diritto all’accoglienza nelle Case Alloggio è riconosciuto in Italia dalla legge 135 del 1990 “Piano degli interventi urgenti in materia di prevenzione e lotta all'Aids” e sempre ribadito dalle successive norme nazionali. In Regione Lombardia le Case Alloggio sono strutture residenziali ad oggi ancora convenzionate con le singole Ats sulla base della Delibera Regionale n. VII/20766 del 16 febbraio 2005. Negli ultimi 20 anni più volte la Regione ha dichiarato di voler passare ad un regime di accreditamento ma ad oggi questa resta la norma di riferimento. Le rette stabilite con la delibera del 2005 non sono mai state adeguate all’aumento del costo della vita”.

“Le 23 Case Alloggio Lombarde sono state dimenticate dal sistema Regione Lombardia/ATS proprio perché strutture residenziali semplicemente convenzionate e non accreditate”, prosegue la nota. “Basti ricordare l’esclusione iniziale dai circuiti di accesso al vaccino stabiliti per le persone fragili ospiti presso strutture socio-sanitarie ma potremmo dire anche del fatto che non ci sono mai stati forniti dispositivi di sicurezza o tamponi, fatto salvo eccezioni determinate dall’attivazione di canali diretti con le singole Ats.  

Nessun aiuto economico, ristoro o adeguamento delle rette è stato previsto e concesso, a differenza delle altre strutture socio-sanitarie accreditate.

La questione è stata posta prima all’assessore Giulio Gallera e poi al nuovo assessore Letizia Moratti. Ci è stato più volte confermato che il fatto di essere strutture solo convenzionate le escludeva dai meccanismi di sostegno previsti dalle normative per le strutture accreditate e che l’unica strada era quella di attivare un percorso rapido finalizzato all’accreditamento. Le Case Alloggio hanno segnalato la situazione direttamente al presidente Attilio Fontana.

"Con la crisi determinata dalla situazione ucraina e il contestuale aumento dei costi per l’energia e dei costi generali, parlare di insostenibilità non descrive più in modo adeguato la drammatica situazione delle nostre case che sono, di fatto, a rischio di chiusura".

L’unico aiuto possibile per scongiurare la prospettiva della chiusura delle Case Alloggio e ridare dignità al loro operato è un immediato contributo straordinario che consenta loro di “respirare” e un successivo rapido adeguamento delle rette, che non può attendere la chiusura del percorso di accreditamento.I coordinamenti, sostenuti da Cnca Lombardia, chiedono risposte immediate. "Non possiamo, a questo punto, non denunciare pubblicamente la situazione, consapevoli di quanto 'piccola' sia la nostra voce e del poco peso politico della nostra vicenda, data anche la scarsa attenzione dell’opinione pubblica e della politica, sostanzialmente indifferente alla problematica Hiv/Aids, forse anche in virtù dello strisciante stigma e dei silenti pregiudizi che ancora circondano questa malattia".

“Vogliamo far sentire la nostra voce ‘decisa e risoluta’ mercoledì 30 novembre alle ore 11.00 sotto Palazzo Lombardia: una voce decisa tanto quanto lo è stata all’inizio dei nostri percorsi, quando si trattava di difendere il diritto all’accoglienza e al rispetto della dignità di chi, per primo, è stato colpito da questo virus”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)