Carcere alla prova della fase 2. "Investire su pene alternative, risparmio da 500 milioni"

Rapporto Antigone: "un detenuto costa in media 150 euro al giorno circa, una persona in misura alternativa dieci volte di meno". Il 19,1% dei reclusi ha un residuo pena inferiore ad 1 anno; il 29,8% una condanna definitiva superiore ai 10 anni

Carcere alla prova della fase 2. "Investire su pene alternative, risparmio da 500 milioni"

Un investimento sulle pene alternative consentirebbe allo Stato di risparmiare almeno 500 milioni di euro. È quanto emerge dal rapporto di meta' anno dell'associazione Antigone "Salute, tecnologie, spazi, vita interna: il carcere alla prova della fase 2'" Il rapporto contiene da una parte i numeri generali del sistema penitenziario, dall'altra un'analisi che Antigone ha svolto su 30 grandi carceri italiane dal Nord al Sud d'Italia.

Secondo Antigone, "posto che un detenuto costa in media 150 euro al giorno circa (costi che comprendono la retribuzione dello staff), mentre una persona in misura alternativa costa dieci volte di meno, si potrebbero risparmiare almeno 500 milioni di euro (oltre che avere ritorni positivi per la sicurezza collettiva visto che una persona in misura alternativa ha un tasso di recidiva tre volte inferiore a una persona che sconta per intero la pena in carcere) se la meta' di queste persone potesse scontare all'esterno la sua pena".

Per quanto riguarda le pene alternative, spiega ancora Antigone che "il 19,1% dei detenuti ha un residuo pena inferiore ad un anno, il 52,6% deve ancora scontare meno di tre anni per un totale di 18.856 detenuti. Queste percentuali salgono molto per i detenuti stranieri, arrivando rispettivamente al 26,3% ed al 66,6%. Sono percentualmente aumentati i detenuti per i reati più gravi, a seguito delle scarcerazioni avvenute tra marzo e maggio di persone con pene brevi".

"I presenti con una condanna definitiva superiore ai 10 anni, ergastolani inclusi, erano a fine giugno 2019 il 26,8%, dei presenti totali- continua il rapporto di meta' anno dell'associazione Antigone- A fine giugno 2020 erano il 29,8%. Al 30 giugno erano 7.262 i detenuti reclusi per associazione di stampo mafioso (416-bis): soltanto 128 erano donne e 176 stranieri. Al 6 novembre 2019, ultimo dato ufficiale disponibile, le persone sottoposte al regime speciale di cui all'41bis erano 747 (735 uomini e 12 donne), a cui devono aggiungersi 7 internati, per un totale di 754 persone distribuite in 11 istituti penitenziari della Penisola, con una sola sezione femminile e una casa di lavoro per persone in misura di sicurezza".
Aumenta anche l'eta' media: "I detenuti con piu' di 50 anni erano il 25,2% a fine giugno 2019 mentre un anno dopo erano il 25,9% dei presenti".
"Gli artt. 123 e 124 del decreto-legge 17 marzo 2020 n.18 (c.d. Cura-Italia)- continua il rapporto di Antigone- hanno introdotto da un lato modalità speciali per l'accesso alla detenzione domiciliare, dall'altro l'estensione delle licenze per i detenuti semiliberi. Entrambe le misure erano a termine, valide fino al 30 giugno 2020. L'obiettivo era quello di far fronte nell'immediato all'emergenza sanitaria in corso, contribuendo alla deflazione della popolazione detenuta". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)