Carcere: conto corrente alle Poste anche per gli stranieri senza permesso di soggiorno

Importante svolta per risolvere il problema dell’accredito dei compensi alle persone in esecuzione penale esterna o ammesse al lavoro fuori dagli istituti. Lucia Castellano: “Era una forte preclusione”

Carcere: conto corrente alle Poste anche per gli stranieri senza permesso di soggiorno

Potevano lavorare, dopo essere stati ammessi al lavoro esterno o a una misura alternativa al carcere, ma non potevano ricevere lo stipendio perché, essendo privi di permesso di soggiorno, non avevano la possibilità di aprire un conto corrente (condizione necessaria per l’accreditamento dei compensi). Per questo in molti casi tutto il meccanismo delle misure alternative rischiava di bloccarsi per buona parte degli stranieri interessati.
Ora invece, grazie all’intervento del Dipartimento per la Giustizia minorile e di Comunità e della direzione generale per l’Esecuzione penale esterna e di messa alla prova, il problema è stato superato, tanto che Poste Italiane ha aggiornato il proprio Manuale di Identificazione delle Persone Fisiche e il Manuale Conto BancoPosta predisponendo una nuova comunicazione organizzativa interna secondo la quale possono richiedere l’apertura di un conto di base i clienti maggiorenni che scontano la pena all’esterno del carcere (detenzione domiciliare, semilibertà, affidamento al servizio sociale). “In caso di apertura richiesta da cliente straniero – sottolinea Poste Italiane – è possibile procedere con l’apertura anche in assenza di permesso o attestato di soggiorno”.

Per l’apertura di un conto di base è necessario produrre un documento di riconoscimento in corso di validità (nel caso di documento originale trattenuto dalle forze dell’ordine può essere acquisita una copia del documento con attestazione di validità da parte delle stesse) e il documento attestante il codice fiscale alfanumerico (16 caratteri). C’è bisogno, inoltre, della documentazione che certifichi la condizione di esecuzione penale esterna e del contratto di lavoro o documento equipollente.

“La nota con cui Poste italiane ha riconosciuto agli stranieri in misura alternativa alla detenzione la possibilità di aprire un conto base, che anticipa un’analisi direttiva di ABI ai suoi associati, è un fatto di grande importanza, di cui va dato merito alla direttrice generale dell’esecuzione penale esterna, Lucia Castellano, che vi ha lavorato con celerità e determinazione – sottolinea Stefano Anastasìa, coordinatore nazionale dei garanti territoriali -. Alcuni uffici di esecuzione penale esterna, e anche alcuni garanti territoriali, avevano segnalato questo paradosso, di persone ammesse a una misura alternativa, titolari di un rapporto di lavoro o di qualche piccola somma maturata lavorando in carcere, che non potevano usufruirne a causa della normativa che non consentiva loro di aprire un conto e di trasferirvi i propri soldi o di farsi accreditare lo stipendio. Il paradosso è che questo impedimento bloccava proprio i (purtroppo pochi) casi di successo del trattamento penitenziario, lasciando ancora una volta nel limbo gli stranieri meritevoli di una chance di reinserimento. Siamo fiduciosi che ora non sarà più così, in piena attuazione della finalità rieducativa della pena”.

“E’ nostro compito lavorare sulla rimozione delle preclusioni all’esercizio dei diritti e questa era una forte preclusione – commenta Lucia Castellano, direttore generale dell’Esecuzione penale esterna e di messa alla prova -. E grazie al lavoro certosino di interpretazione e di estensione della normativa vigente portato avanti dal vice capo del Dipartimento, Claudio Scorza, siamo stati in grado di risolvere il problema. E’ stato un proficuo lavoro di squadra”.

Teresa Valiani

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)