“Caro ministro, le accademie teatrali mi hanno chiuso le porte perché sono cieca”

Camilla Di Pace, 29 anni, scrive a Dario Franceschini. L’anno prossimo vorrebbe studiare recitazione, ma varie accademie le hanno risposto che non sono attrezzate per persone non vedenti. Inaccessibili i costi di una scuola privata. La sua lettera: “L’arte dovrebbe essere per tutti, non solo per chi può pagare”

“Caro ministro, le accademie teatrali mi hanno chiuso le porte perché sono cieca”

“Gentilissimo ministro Franceschini, sono Camilla, una donna di ventinove anni. Sono cieca e tra i miei sogni c’è quello di frequentare un’accademia teatrale: non un’accademia teatrale per non vedenti, neanche per attori non vedenti. Io voglio proprio frequentare un’accademia per attori. Eppure, questo sembra che non sia possibile.
Oggi, caro ministro, ho chiamato ben sette accademie teatrali, poco importa quali siano. Ma le giuro che tutte in coro, proprio come i nani di Biancaneve, mi hanno dato la stessa risposta: ‘No, ma tu non lo puoi fare, noi non siamo attrezzati’”.

Si apre così la lettera indirizzata al ministro della Cultura Dario Franceschini da Camilla Di Pace: romana e romanista, Camilla ha perso la vista a 7 anni per una malattia degenerativa. Ha un sacco di passioni, tra cui il calcio, la musica, la danza e il teatro. Oltre alle varie barriere che si trova quotidianamente ad affrontare, ultimamente si è trovata di fronte al muro eretto da diverse accademie teatrali, che ha contattato per entrare a farne parte dal prossimo settembre.

“Ho chiamato varie scuole in tutta Italia, mi hanno risposto che non sono preparate a insegnare a persone non vedenti – racconta Camilla –. Un paio sono state più possibiliste e hanno detto che, anche se non hanno mai avuto esperienze in questo campo, volevano provare a mettersi in gioco. Tutte le altre invece hanno trovato delle scuse, suggerendomi di fare dei corsi di teatro ‘con i miei compagni’. Compagni chi? Sembra che noi ciechi siamo come una setta, un gruppo a parte. Capisco che, per entrare in un’accademia, ci sia bisogno di superare un provino, dove a volte conta anche l’aspetto esteriore e dunque si può essere esclusi per avere tatuaggi o non possedere determinate caratteristiche fisiche. Ma il fatto che io non venga accettata perché non vedo è quantomeno disarmante”.

Camilla ha parlato con realtà importanti e riconosciute, in particolare con accademie legate ai teatri stabili di diverse città: “Lì la selezione è molto dura, ma il costo è più accessibile: ci sono borse di studio per gli studenti più meritevoli e scaglioni in base all’Isee – spiega Camilla –. Esistono poi tante altre scuole di teatro private, meno stimate, che mi prenderebbero subito, ma i prezzi sono ben più alti. Cosa dovrei fare io per frequentare un’accademia teatrale? Oltre che pagare e frequentarne una privata? L’arte dovrebbe essere per tutti, o quantomeno per tutti quelli che la vogliono provare a fare, a prescindere dal reddito”.

Così Camilla ha pensato di mandare una lettera al ministro Franceschini, per denunciare quello che è successo e “fare un po’ di rumore”, come lei stessa racconta. La speranza è quella di stimolare un ragionamento sull’accessibilità della formazione artistica e di far crescere la consapevolezza sulle discriminazioni che ancora oggi esistono verso le persone con disabilità. Nel frattempo, Camilla si sta preparando a fare i provini laddove le hanno aperto le porte: con un’insegnante privato sta studiando recitazione, dizione, canto. “Sa ministro, io sono ancora relativamente giovane - conclude nella sua lettera -. O quantomeno, troppo giovane per fare la vecchia, e troppo vecchia per fare la giovane, però una vecchia storiella la so: i diritti e i piaceri devono essere di tutti, non solo di chi li paga. Altrimenti caro ministro, sa cosa succede? Che i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, e i non vedenti poveri avranno sempre meno diritti dei non vedenti ricchi”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)