Durante e dopo di noi, Anffas: “216,5 milioni da spendere, quasi 5 milioni persi”

Da tempo l'associazione denuncia le criticità nell'attuazione delle misure previste dalla legge n.112/2016. Di fatto, “il Dopo di noi si costruisce dal basso, grazie al Terzo settore. Speziale: “La relazione sia sasso nello stagno, le famiglie non possono più aspettare. Siano commissariate le regioni inadempienti”

Durante e dopo di noi, Anffas: “216,5 milioni da spendere, quasi 5 milioni persi”

Quando le risorse ci sono, non si riesce a spendere: è un paradosso drammatico, quello che si sta verificando in Italia con la legge sul Dopo di noi (legge n.112/2016) e il relativo fondo. Una legge che avrebbe dovuto generare e sostenere centinaia di progetti in tutte le regioni, visto l'altissimo bisogno e l'importantissima richiesta di risposte da parte delle famiglie delle persone con disabilità. Ma che, di fatto, stenta e arranca nella sua attuazione, facendo registrare gravi ritardi e tante criticità. E' quanto ha messo in luce la Relazione della Corte dei Conti sull’attuazione delle misure previste dalla legge n. 112/2016 (sul Durante, Dopo di Noi), adottata il 23 dicembre 2022. A leggere e commentare i dati della relazione, interviene oggi Anffas, da sempre attenta alla genesi e all'evoluzione della legge e di tutto ciò che si muove intorno al grande tema del “durante e dopo di noi”.

Tecnicamente, “tale relazione dà una chiave di lettura integrativa rispetto alla Relazione che il Governo deve fare al Parlamento entro il 30 giugno di ogni anno (che tra l’altro manca da oltre 3 anni) – osserva Anffas - Purtroppo, la Relazione conferma quanto dalle Famiglie Anffas più volte denunciato, nel tempo, senza mai ottenere la dovuta attenzione”. Da un lato la relazione “mette in evidenza una serie di criticità”, dall'altro “conferma la portata innovativa della legge 112 che, ove correttamente applicata, come avvenuto in molti casi, permette mirati e personalizzati interventi a supporto di un progetto individuale di vita”. Anffas infatti riconosce e rilancia la validità del “principio ispiratore della legge, che è quello di rendere concreto il diritto delle persone con disabilità di essere libere di scegliere dove, come e con chi vivere”.

Risorse da spendere e risorse “buttate”

Il tema centrale è quello delle risorse: “Oggi in sostanza abbiamo da spendere oltre 216,5 milioni di euro (ossia oltre tre volte l’attuale valore annuale del Fondo): questo fa riflettere sulla capacità di progettare interventi, ma anche di rendicontarli. In questo modo, tra l’altro, quasi mai si determina un flusso costante di risorse nel tempo, che dovrebbe invece essere funzionale alla possibilità di seguire una programmazione nell’erogazione delle prestazioni”. Accanto alle risorse da spendere, ci sono quelle mai spese e non più spendibili: “Al 2021 risultano andati persi 4,75 milioni di euro – denuncia Anffas – Risorse divenute indisponibili, dopo essere state conservate in conto residui per molti anni e andate in 'perenzione amministrativa'”.

Troppo pochi i beneficiari: non 100 mila, ma meno di 8.500

E poi c'è il problema dei beneficiari finali delle misure che si dovrebbero attivare con il Fondo per il Dopo di noi. “A volte, come Anffas, abbiamo registrato in alcune Regioni l’adozione di criteri di accesso del tutto stringenti e neppure giustificati dalla norma statale e dai decreti di riparto. In altri casi Anffas ha visto che un non congruo budget di progetto, costruito nel progetto individuale di vita, ha fatto desistere molti che avevano inizialmente richiesto di accedere a tali misure”. Ne deriva un numero di beneficiari inadeguato e nettamente inferiore rispetto alle previsioni: “Sebbene durante la predisposizione della legge si fosse valutato in 100 mila – 150 mila le persone che avrebbero potuto richiedere di accedere alle misure, la relazione al Parlamento di fine 2019, con i dati al 31.12.2018, parlava di poco meno di 6 mila persone con disabilità grave, con l’indicazione oggi della Corte dei Conti di un dato solo leggermente aumentato, nonostante siano passati altri anni, giungendo a 8.424 persone che in totale hanno fruito di tali misure con risorse a valere sul Fondo statale”.

Il Dopo di noi si fa “dal basso”

La risposta per il Dopo di noi arriva tuttora per lo più “dal basso”, ovvero dall'associazionismo e le organizzazioni del Terzo settore: “Molto spesso il Dopo di Noi lo si sta costruendo privatamente, con le realtà del Terzo Settore e con le risorse delle persone con disabilità, come purtroppo rilevato dal censimento Anffas di fine 2019, persino citato nella Relazione della Corte dei Conti. Dato questo che, ovviamente, sfugge alla rilevazione della Corte dei Conti, ma che testimonia della portata generativa, dal basso, che accompagna questa importante legge”.

Ci sono poi altre questioni tecniche, che richiederebbero una revisione e un perfezionamento della legge, per renderla più accessibile ed efficace: per esempio, si registra “lo scarsissimo ricorso ai meccanismi giuridici di protezione e destinazione delle risorse patrimoniali della persona con disabilità e della famiglia, attraverso le assicurazioni o il ricorso a trust, vincoli di destinazione degli immobili e mobili registrati e fondi fiduciari. Durante i lavori di preparazione della legge n. 112/2016 – ricorda Anffas - erano state fatte delle proiezioni circa il ricorso a tali meccanismi giuridici e alle agevolazioni fiscali previste per tali strumenti: si prevedevano 51.958 milioni di euro per minori entrate per l’anno 2017 e 34. 050 milioni di euro a decorrere dal 2018. Come però registra la Corte dei Conti, fino all’anno 2020 e quindi fino all’anno di imposta 2019, le minori entrate rilevate sono state 7.431.800 euro, con circa 145 milioni di euro che invece sono entrati nelle casse dello Stato (a dispetto delle previsioni di minori entrate) e che adesso devono essere riassegnate al Fondo Statale per il Dopo di Noi, per attivare ulteriori misure dirette a tutela delle persone con disabilità grave, così come prevede l’articolo 9 della Legge n. 112/2016”.

Ciò che più preoccupa Anffas, però, è il passaggio della relazione (pagina 66) in cui si legge: “E' da ritenere che le risorse corrispondenti alla minore esigenza di copertura siano state rese disponibili per le finalità di quest’ultimo Fondo. In tale direzione sembra essersi orientato il Mef che, da quanto da ultimo comunicato, ha considerato le minori entrate ormai incorporate nelle previsioni annuali di bilancio, che fanno riferimento al gettito effettivamente realizzato, a prescindere, dagli effetti finanziari stimati ex ante nelle relazioni tecniche, ritenuti ormai superati”. Come osserva Anffas, “se fosse confermato tale orientamento, si verrebbe a determinare una sottrazione di fatto delle complessive risorse per circa 150 milioni di euro e questo vede il forte disappunto di Anffas”.

Le proposte

cosa fare, dunque, per correggere la rotta? Innanzitutto, Anffas accoglie con fiducia “le dichiarazioni rilasciate dal Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, secondo cui verrà insediata, a breve, una apposita Commissione proprio per analizzare queste criticità e trovare il modo di dare concreta e compiuta attuazione alla legge 112 in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale: in tal senso, ovviamente, la collaborazione di Anffas non mancherà certamente”.

In generale, conclude il presidente Roberto Speziale, “il nostro auspicio è che questa relazione possa essere considerata 'un grosso sasso nello stagno' e che finalmente si prenda tutti coscienza e consapevolezza che le persone con disabilità ed i loro familiari non possono più attendere per vedere predisposti ed attuati loro progetti di vita, soprattutto per avere accesso alle misure previste dalla legge 112”.

E poi, la proposta al governo: “Chiediamo di commissariare senza indugio tutte quelle regioni e quegli ambiti inadempienti o rimuovere i funzionari che non fanno il loro dovere, piuttosto che ritardare o ritirare i finanziamenti che finiscono solo con il penalizzare le persone con disabilità ed i loro familiari”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)