Elezioni, Arci: “Cambiare passo. Serve un’alternativa sociale, culturale e politica”
La riflessione dell’organizzazione sull’esito del voto: “È necessaria una nuova fase per ricostruire con pazienza un progetto comune, trasformando la passività di questi ultimi tempi in alleanze, in azione, in movimento”
“Non siamo stupiti dall’esito delle elezioni politiche. La vittoria dell’estrema destra viene da lontano: un cammino fatto di errori, sottovalutazioni e distorsioni in un mondo governato dal profitto, che esclude quanti non riescono a farcela, e a cui troppi si sono piegati”. E’ quanto si legge in una nota dell’Arci. Che prosegue: “Su questo vogliamo aprire una discussione seria e profonda con le forze politiche e sociali. Non abbiamo ricette pronte, ma come associazione culturale popolare, radicata nei territori, spesso unico presidio rimasto a sinistra, crediamo sia utile buttare un sasso nello stagno e provare a ragionare su un cambio di rotta che sentiamo necessario. Un cambio che chiediamo anche a noi stessi; a noi che ci sentiamo parte di una sinistra popolare diffusa che elettoralmente è sempre meno rappresentata, aumentando così, anno dopo anno, l’astensionismo. Si deve dunque cambiare passo, altrimenti anche le sconfitte più brucianti - e questa lo è indubbiamente - saranno state inutili. Non possiamo permettercelo”.
”Sentiamo il dovere – prosegue la nota - , come rete culturale sociale diffusa, di continuare a costruire e praticare un progetto di partecipazione popolare e credibile per una vera alternativa di società, partendo da chi sta peggio, da chi non arriva a fine mese e da chi è costretto per sopravvivere ad usare una misura di contrasto alla povertà come il reddito di cittadinanza. Dobbiamo difendere con ancora più forza i diritti dei migranti e tutelare più di prima le libertà delle donne e di genere da politiche retrograde e conservatrici che producono discriminazioni e sofferenze. C’è una guerra da fermare in Ucraina, ci sono guerre da fermare nel mondo e abbiamo il dovere di continuare a promuovere una cultura di pace, di convivenze possibili, di costruzione di ponti e non di muri”. “È necessaria una nuova fase per ricostruire con pazienza un progetto comune, trasformando la passività di questi ultimi tempi in alleanze, in azione, in movimento a cominciare dai territori dove viviamo e lavoriamo. Su questo vogliamo impegnarci, aprendo le porte dei nostri circoli, mettendo a disposizione questi luoghi cari alla democrazia, iniziando una necessaria fase di ascolto. Senza paura, con umiltà e con grande spirito di servizio. Nei prossimi mesi continueremo a lavorare, giorno dopo giorno, per un’ampia alternativa sociale, culturale e politica: è il contributo migliore per salvare democrazia, diritti, noi stessi e per arginare la destra”.