Giffoni Film Festival. Gubitosi: “Il futuro dei giovani è una delle priorità del Papa ed è la nostra mission”

La kermesse è stata “una finestra sul pensiero, un hub capace, per 365 giorni l'anno, di produrre idee, di mettere in circolo progetti, di creare meccanismi virtuosi pensati per i giovani e dai giovani”, dice al Sir l’ideatore, fondatore e direttore della manifestazione

Giffoni Film Festival. Gubitosi: “Il futuro dei giovani è una delle priorità del Papa ed è la nostra mission”

Un grande successo di numeri per il Giffoni Film Festival, che si è tenuto a fine luglio a Giffoni Valle Piana. A volte i numeri dicono poco ma a Giffoni i numeri coincidono con le persone, con il cuore di chi ha amato quest’edizione, con lo spirito di chi ha contribuito a renderla unica per le idee che sono emerse, per i sentimenti che ha saputo generare: solidarietà, integrazione, coesione, voglia di stare insieme. In questo si sintetizza il pensiero dell’ideatore, fondatore e direttore del Giffoni Film festival, Claudio Gubitosi, a cui abbiamo chiesto un bilancio alla fine della kermesse.

Com’è andata l’edizione 2023 del Festival?

#Giffoni53 è stata un’edizione davvero speciale. Lo confermano i dati che abbiamo registrato. In dieci giorni di Festival in totale sono state registrate 360mila presenze. 6.500 i giurati presenti provenienti da ogni parte d’Italia e da oltre 35 Paesi stranieri. Circa 70mila coloro che, nei dieci giorni, hanno preso parte ai concerti di Giffoni Music Concept che si sono svolti in Piazza Lumiere. Numeri da capogiro anche in riferimento agli ospiti che, in totale, sono stati 420 tra attori, registi, rappresentanti delle istituzioni, della scienza, dell’arte, del giornalismo, dell’innovazione e della cultura. A questi si aggiungono i numeri relativi alla comunicazione. Dal 5 al 31 luglio gli Ots (Opportunity to see) relativi a Giffoni sono stati 1.368.296.618. In dieci giorni sono stati pubblicati 451 articoli da parte dei principali quotidiani e dalle principali riviste. Nello stesso periodo di riferimento sono stati 3.600 i lanci di agenzia nazionali e le news pubblicate dalle testate online. Oltre 300, invece, i servizi realizzati dalle principali emittenti televisive e dai principali network nazionali. Infine, cliccando Giffoni su Google si ottengono un milione e 300mila risultati. Se si digita Giffoni Film Festival i risultati sono pari a 6 milioni e 700mila voci. Infine i social che mai come quest’anno sono stati seguiti con migliaia di interazioni. Ad oggi sono state registrate 13.598.370 impression sui social di Giffoni: 9.018.567 da Facebook e 4.579.803 da Instagram. Sui due portali www.giffonifilmfestival.it e giffoni.it gli utenti online hanno interagito due milioni di volte. Ma quello che mi sta particolarmente a cuore, oltre ai numeri, è il bilancio umano e sociale. Anche quest’anno ho deciso di essere una sorta di inviato speciale, di girare in lungo e in largo per il mio paese, di scendere tra famiglie, ragazze e ragazzi per raccogliere le loro opinioni e dare voce ai loro sentimenti e alle loro impressioni. Questo mi ha consentito di toccare con mano l’amore, la stima e la fiducia che ci sono nei confronti di Giffoni, un progetto che coinvolge a 360 gradi e che non si esaurisce nei dieci giorni di luglio, ma vive tutto l’anno.

Tutto ciò è soprattutto frutto di quella che fin dall’inizio è la filosofia di Giffoni: dare centralità ai giovani e farli sentire gli indiscussi protagonisti.

Per tema è stato scelto “Indispensabili”: cos’è oggi indispensabile per i giovani, la cultura, il cinema, l’Italia?

Dopo “Invisibili”, “Indispensabili” ci è sembrata la naturale prosecuzione di un percorso che mira a gridare a viva voce quanto sia necessario restituire centralità ai giovani. Di loro si parla troppo, ma si fa troppo poco.

Continuiamo a dire che sono il nostro futuro, ma non comprendiamo che rappresentano invece il nostro presente e che c’è urgenza di dare loro le risposte che meritano, senza escluderli dal dibattito politico, sociale e culturale di questo Paese.

Chi viene a Giffoni sa di essere indispensabile e, se ancora non lo sa, lo impara subito, perché ha la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero e le proprie emozioni anche di fronte alle più alte cariche del Governo. Hanno fatto discutere le lacrime del ministro Gilberto Pichetto Fratin sollecitato da una delle nostre ragazze di Impact sul tema dell’ecoansia. Si è creato un confronto che ha avuto delle sue derive – mi riferisco agli hater che nulla hanno a che vedere con lo spirito di Giffoni – ma da questo momento così intenso sono nati anche spunti di riflessione che ci hanno indotto a ragionare con altri parametri.

Qui è nata la generazione G. G come Giffoni.

La prima cosa indispensabile è il futuro: vogliono sapere oggi quale Paese troveranno, chi si occuperà di loro nel mondo del sociale e quale pianeta affideranno anche alle prossime generazioni. I temi ambientali sono ormai dominanti ovunque. Le paure di un futuro che non vedono. Cosa è indispensabile per i giovani? La cultura sicuramente. Il cinema anche. La politica, intesa nel senso etimologico del termine come analisi della polis e del tessuto sociale che la abita. Poi , sento di poter dire che indispensabile è il pensiero. Educare al pensiero libero, senza paura, senza gabbie, senza preconcetti. Tutto questo è indispensabile e per fortuna la generazione G è molto più avanti di quanto si possa immaginare.

Qual è la forza di Giffoni?

La forza di Giffoni sta nella sua capacità di rigenerarsi, ma senza mai tradire la sua identità.

Giffoni non è una passerella, né tantomeno un festival tout court. Giffoni è un’esperienza di vita che produce ibridazioni e contaminazioni capaci di riprodursi ogni giorno e in contesti diversissimi. La nostra forza è data dalla capacità di tenere ben salde le nostre radici in quello che è il nostro territorio, ma allo stesso tempo di saper volgere lo sguardo verso ciò che verrà. Ci vuole tenacia e capacità di visione, determinazione e molta passione. Tutto questo è vita e le persone lo percepiscono e venendo qui è come se si rigenerassero, come se riuscissero a guardare alle cose con uno sguardo sempre nuovo.

Come riesce Giffoni a rinnovarsi ogni anno, a essere sempre nuovo, fresco, attrattivo?

Ci riesce perché non si ritiene mai arrivato a destinazione. Per Giffoni ogni meta non è la fine di un viaggio ma il punto di partenza di una grande e straordinaria avventura che si consuma in uno spazio chiamato felicità.

Giffoni sa ascoltare, sa guardare dentro al cuore, sa aprire le sue porte a tutti e questa capacità di confronto con l’altro, l’apertura al diverso da se, fa in modo che si generi un fermento che riesce a intercettare il nuovo che verrà. Siamo sempre stati pionieri, apripista. Qui sono nate e continuano a nascere esperienze profonde e straordinarie caratterizzate da una peculiarità: ognuna è dotata di un linguaggio sempre nuovo, pronto ad adeguarsi alla contemporaneità e alle sue contraddizioni. Giffoni è attrattivo principalmente per questo.

Non solo per la qualità della sua offerta culturale, ma perché riesce a colmare un enorme vuoto. In questi mesi abbiamo ricevuto tantissime proposte di collaborazione da parte di enti, istituzioni e amministratori locali. Siamo bravi? Sì, ma è anche vero che il panorama che ci circonda è costellato di voragini perché mancano molte realtà come la nostra capaci di mettersi sempre in discussione e di cambiare pelle. Credo che ci sia in un panorama culturale italiano e internazionale un’assenza di storie vere, un’assenza di partecipazione attiva, un rifiuto al glamour e alle cose futili o inutili. Il mondo ha guardato a Giffoni ancora di più perché c’è una fortissima esigenza ovunque di vita e di partecipazione completamente diversa.

“Di tutti i festival del cinema quello di Giffoni è il più necessario”, scriveva Francois Truffaut: perché secondo lei? Ed è ancora così?

Truffaut ha detto che tra tutti i festival Giffoni è il più necessario. Anche Giffoni ha guardato alla lezione di Truffaut e dei suoi bambini, al loro sguardo che è portatore sano di uno stupore di verità. Quando il grande regista della Nouvelle Vague arrivò in questo mio piccolo paese nel 1982, rimase affascinato dal clima che si respirava. Dall’atmosfera creata dalle famiglie. Da un principio di solidarietà e di amore che ci spingeva a credere in questa folle idea e nel portarla avanti. Dalle bambine e dai bambini che, attraverso il grande cinema d’autore, potevano crescere, migliorarsi, aprire i loro orizzonti. Ecco perché ci definì in questo modo. Giffoni lo è ancora oggi. Non sono il solo a dirlo. Recentemente lo ha ribadito anche Sergio Castellitto e come lui tantissimi altri, da Maryl Streep a Erri De Luca.

È il più necessario perché è una finestra sul pensiero, un hub capace, per 365 giorni l’anno, di produrre idee, di mettere in circolo progetti, di creare meccanismi virtuosi pensati per i giovani e dai giovani.

Non credo che esista un’altra realtà come la nostra e il fatto che negli anni questo format sia stato esportato in tutto il mondo con successo lo conferma. Dal 1982 a oggi sono passati 41 anni: il tema di Indispensabili è entrato prepotentemente nel tema di quest’anno e continua ad essere un pilastro fondamentale di un progetto complesso e articolato che non riesce a smettere di stupire anche me.

Anche Papa Francesco vi ha salutato all’Angelus prima dell’inizio del Festival: cosa ha significato per voi e per i ragazzi?

È stata un’emozione fortissima. Per il secondo anno consecutivo Papa Francesco ha voluto dedicarci un momento dell’Angelus, a cui ha preso parte una delegazione di Giffoni.

Il futuro dei nostri giovani è una delle priorità del Pontefice e non solo per il ruolo che riveste. Ed è la mission di Giffoni.

Quindi non potevamo ricevere dono più bello che essere inseriti nel suo discorso. Questo ci sprona a fare sempre di più e sempre meglio. Non siamo abituati a cullarci sugli allori. Per noi ogni riconoscimento è innanzitutto una responsabilità. Sappiamo che dobbiamo continuare a rimboccarci le maniche e a lavorare per fare in modo che stima, fiducia e affetto di chi ci guarda, crescano ogni giorno con le nostre idee.

È finito il Festival di Giffoni e poi c’è la Gmg di Lisbona, che è terminata ieri: c’è un filo che vi unisce?

La Giornata mondiale della gioventù di Lisbona è stata sempre un evento molto importante, con una sua tradizione ben consolidata. Oltre ad avere i giovani come protagonisti, la Gmg si articola, infatti, su tre assi principali: la sostenibilità economica, la sostenibilità sociale e la sostenibilità ambientale. Sono tutti aspetti che riguardano molto da vicino Giffoni e le tematiche affrontate nel corso dell’anno.

La sfida della Gmg, ha spiegato Ana Alves, capo della Comunicazione della Giornata, è stata far vivere questo evento come una esperienza di fede e di amicizia. Mi ritrovo molto in queste parole perché Giffoni nella sua naturale laicità esprime fortemente questi valori. Fede ed amicizia sono due caratteristiche peculiari di Giffoni, perché bisogna credere con fiducia nei progetti e affinché questi crescano sempre di più è necessario curarli con l’attenzione con cui proviamo a preservare i rapporti umani a cui teniamo di più. Siamo una grande famiglia e questo ci lega moltissimo ai valori della Gmg.

Chi sono i ragazzi di oggi?

Sono giovani donne e giovani uomini appassionati, capaci di inseguire i propri ideali, motivati da un forte desiderio di costruire, pieni di passione e di grinta. Sono giovani donne e giovani uomini che affrontano quotidianamente le loro paure, le insicurezze, i dubbi, lo sconforto. Non è una contraddizione. È il quadro di una generazione che è fatta di elementi apparentemente antitetici, ma che dal contrasto sa e deve trarre la giusta forza per ricostruire, imparando a recuperare dalle macerie il buono che esiste e a reinventarsi il futuro. Qui a Giffoni non infondiamo verità assolute. Il nostro obiettivo è quello di accendere il dubbio e ci riteniamo soddisfatti nella misura in cui chi viene da noi va via carico di punti interrogativi. La vita è un continuo divenire, come ci insegna la filosofia. Non è statica, altrimenti non sarebbe vita. Bisogna accettare la caduta, con la consapevolezza che ci sarà qualcuno pronto a stendersi al nostro fianco mentre non ci rialziamo. Educare al mito della perfezione è un errore. Puntare il dito contro la fragilità lo è ancora di più.

Giffoni insegna a riscoprirsi unici. A custodire la propria identità come un valore aggiunto. A comprendere quanto si è indispensabili per se stessi e soprattutto per gli altri.

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Fonte: Sir