Giornata Memoria, Anffas: “Ricordare perché non accada più e sensibilizzare le nuove generazioni”

L’associazione ricorda che sono state circa 300 mila le persone con disabilità sterminate. E nel contempo sottolinea che “appare necessario consolidare un profondo cambiamento culturale nell’approccio alla disabilità a partire dal rendere conosciuti, vivi ed agiti i paradigmi introdotti dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità”

Giornata Memoria, Anffas: “Ricordare perché non accada più e sensibilizzare le nuove generazioni”

In occasione della Giornata della Memoria celebrata oggi in tutto il mondo, Anffas commemora le vittime dell'Olocausto, ricordando che sono state circa 300 mila le persone con disabilità sterminate unitamente ad ebrei, dissidenti politici, minoranze etniche ed omosessuali. “Tale progetto di sterminio, attuato dal regime nazista, porta il nome di ‘Aktion T4’ – ricorda l’associazione -. Un programma che è stato appunto messo in atto dai nazisti e che ha strappato la vita a persone con disabilità, compresi i bambini, soprattutto quelle che presentavano disturbi mentali, malattie genetiche o malformazioni. Tutto ciò, come teneva a precisare lo stesso Hitler e, sulla scia, i suoi seguaci, nasceva dal fatto che le persone con disabilità venivano considerate ‘vite indegne di essere vissute’ e, pertanto, da sterminare. Sterminio che è stato attuato anche attraverso pratiche di sterilizzazione forzata”. 

Continua l’Anffas: “L’orrore, tuttavia, più esecrabile che questa buia e non così troppo lontana parte della nostra storia porta con sé è che quanto attuato per portare all’annichilimento della ‘disabilità’ è stato messo in atto da studiosi, scienziati e medici - in teoria individui colti ed istruiti - che hanno, negli anni immediatamente precedenti a quelli in cui si è dato poi seguito allo sterminio del popolo ebreo, implementato pratiche di eutanasia e disumane sperimentazioni. Il tutto quasi fosse una sorta di prova generale per quanto sarebbe appunto conseguito. Atrocità che hanno trovato luogo fertile all’interno di sedicenti società civilizzate quale era la Germania dell’epoca (ma non solo) e che tutt’oggi, in determinati contesti, continuano a ripresentarsi in maniera molto più ‘subdola e nascosta’. Perché, purtroppo, quella della disabilità come ‘vite di minor valore’ o ‘peso sociale’ è una visione che anche nel tempo che viviamo non è ancora del tutto sconfitta. Infatti – precisa l’Anffas -, le persone con disabilità, soprattutto quelle con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, ancora oggi sono vittima di episodi di segregazione, violenza, maltrattamenti, discriminazioni, pregiudizi e negazioni di diritti. Basti pensare quanta fatica, nella prima fase della pandemia Covid-19 ma anche nella successiva campagna vaccinale, sia stata necessaria al movimento associativo per sensibilizzare le Istituzioni sulle specifiche ed ulteriori bisogni ed attenzioni necessari per salvaguardare la salute e la stessa vita delle persone con disabilità”.

Per l’associazione, dunque, la Giornata della Memoria rappresenta “un’occasione imperdibile per ribadire con forza quanto Anffas sostiene da sempre, ovvero che non si può dare in alcun modo per scontato che alcune dinamiche che a suo tempo diedero vita a quell’orribile pagina della storia siano oggi del tutto scomparse. Per questo motivo ricordare quanto accaduto affinché non accada mai più e sensibilizzare le nuove generazioni diviene assolutamente necessario. Come necessario appare continuare a consolidare un profondo cambiamento culturale nell’approccio alla disabilità a partire dal rendere conosciuti, vivi ed agiti i paradigmi introdotti dalla Convenzione Onu sui diritti delle Persone con Disabilità”.
“Solo in presenza di una società coesa, solidale e inclusiva, dove tali valori sono fortemente radicati e costantemente coltivati - dichiara Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas - si può sperare che quei necessari anticorpi, che in ogni società civile devono assolutamente essere presenti, siano capaci di impedire il rigurgito di antiche e nuove forme di odio e violenza verso altre persone a causa della loro diversità, in qualsiasi forma essa si manifesti”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)