Giornata disabilità, Casa al Plurale: “Riconoscere operatori sociosanitari delle case famiglia”

L'associazione “ vuole portare l’attenzione su questi uomini e queste donne del sociale che compiono per le persone più fragili un lavoro speciale, indispensabile, ma pericoloso e faticosissimo, senza alcun riconoscimento da parte delle istituzioni”

Giornata disabilità, Casa al Plurale: “Riconoscere operatori sociosanitari delle case famiglia”

 “Per tutti gli operatori, le operatrici, gli educatori e le educatrici sociali, che lavorano nelle case famiglia di Roma e del Lazio accanto alle persone con disabilità, compresi bambini e bambine disabili in stato di abbandono, tutti i giorni è il 3 dicembre: tutti giorni si celebra la 'Giornata internazionale delle persone con disabilità' grazie al loro lavoro e alla loro dedizione”: è quanto ricorda l'associazione Casa al Plurale, associazione senza scopo di lucro, costituita nel 2006 per rappresentare le organizzazioni che operano nel Lazio a sostegno delle persone con disabilità, dei minori in stato di abbandono e delle donne con bambini che vivono situazioni di grave fragilità sociale, con particolare attenzione al tema della residenzialità.

“Chi si prende cura delle persone più fragili, infatti, non si ferma, non l’ha fatto nemmeno in tempo di Covid. Eppure, in questi ormai due anni di emergenza sanitaria, le case famiglia per persone con disabilità e minori spesso sono state invisibili, sono scomparse dalla lista delle priorità della politica: ci si dimentica di chi sta lavorando a meno di un metro di distanza, 24 ore su 24”.

Per questo, alla vigilia della Giornata internazionale del 3 dicembre, Casa al Plurale vuole portare l’attenzione “su questi uomini e queste donne del sociale che compiono per le persone più fragili un lavoro speciale, indispensabile, ma pericoloso e faticosissimo, senza alcun riconoscimento da parte delle istituzioni”. L'associazione torna anche a chiedere “di stanziare un aumento per le rette in casa famiglia: non ci stancheremo mai di ripetere che è necessario mettere in campo un impegno comune nel garantire alle persone con disabilità i fondamentali diritti umani, senza alcuna forma di discriminazione”.

E ribadisce: “Le case famiglia non vanno concepite come un costo bensì come un investimento, che una società sana, civile, attenta ai suoi concittadini più fragili, compie affinché queste persone, portatrici di medesimi diritti, possano essere in condizione di vivere una vita degna di essere vissuta. Sono tante le professionalità che lavorano in casa famiglia e chi vive in casa famiglia ha diritto ad essere felice, come tutti gli altri. 'Dopo di noi, chi si prenderà cura di nostro figlio disabile?' è la domanda di tutti i genitori con un figlio con disabilità; le risposte possibili sono diverse: la vita autonoma e indipendente, per chi è in grado ed è messo nella condizione di esserlo, la vita in famiglia, per chi ce l’ha e sceglie di restarci, oppure la vita in casa famiglia. Di certo, mai più istituti o grossi centri di accoglienza”.

Le case famiglia sono piccoli appartamenti, nei quali vivono in media sei persone con disabilità. “Con un gruppo di educatori presenti mattina, pomeriggio, notte, tutti i giorni della settimana, Natale, Capodanno, Pasqua, tutti i 365 giorni dell’anno”, ricorda Casa al Plurale.

“Il Comune di Roma ha deciso di assegnare dei soldi per premiare efficacia e presenza degli operatori dell'Ama: è una buona cosa! Chiediamo che si usi un criterio simile per i tanti operatori sociosanitari che, in 19 mesi di pandemia, non hanno fatto neanche un’assenza, non sono mai mancati al lavoro e si sono presi cura dei nostri concittadini più fragili”, dichiara Luigi Vittorio Berliri, presidente di Casa al Plurale. L'associazione chiede di entrare nel merito e di farlo con serietà: Casa al Plurale ha prodotto un report aggiornato che si chiama “Quanto costa una casa famiglia?” a disposizione dei decisori politici.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)