I campi contro Covid-19. L’agricoltura non sta a guardare e agisce per contrastare l’emergenza

Agricoltura attiva ad iniziare dalla produzione di alimenti: la corsa agli accaparramenti alimentari non ha nessuna ragione di essere.

I campi contro Covid-19. L’agricoltura non sta a guardare e agisce per contrastare l’emergenza

Agricoltori produttori di cibo. Sempre. Il dato può apparire scontato – e in effetti per certi versi lo è -, ma in un periodo complesso come quello nel quale Covid-19 ci ha gettati tutti, sapere che i campi e le stalle d’Italia continuano a funzionare (seppur magari con qualche difficoltà), è cosa importante e da precisare. Così come lo è sapere che la gente dei campi, oltre a produrre alimenti per tutti, s’è messa anche a fare altro. E non in virtù di una multifunzionalità che adesso potrebbe apparire un po’ stonata, ma perché parte di un sistema economico e sociale alle prese con qualcosa che deve essere affrontato da tutti.

L’Italia agricola, per esempio, si è organizzata per far avere la spesa alimentare a casa di chi non può davvero muoversi. In questo senso si sono mobilitati un po’ tutti – dalla Coldiretti a Cia-Agricoltori Italiani -, con un occhio particolare, fra l’altro, alle fasce più deboli della società come gli anziani. Ma non solo, perché, per esempio, gli agriturismi di Campagna Amica in Lombardia si sono detti pronti ad accogliere le persone guarite dal Coronavirus e dimesse dagli ospedali, ma che necessitano ancora di alcuni giorni in isolamento a scopo precauzionale. A disposizione quasi 200 posti letto nelle province di Bergamo, Brescia, Milano, Mantova, Pavia e Sondrio con sistemazioni che prevedono in alcuni casi appartamenti con cucina mentre per altri gli imprenditori agricoli sono disponibili a riattivare anche il servizio di ristorazione. E non basta ancora, perché in altre aree dello Stivale – al Nord come al Sud -, gli agricoltori hanno messo a disposizione i loro mezzi per la sanificazione delle strade.

Agricoltura attiva, dunque, nel contrasto a Covid-19. Ad iniziare, come si è detto, dalla produzione di alimenti. E per contrastare prima di tutto la corsa agli accaparramenti alimentari che non ha nessuna ragione di essere. Nel 38% delle case degli italiani – dice Coldiretti -, sono state ammassate scorte di prodotti alimentari e bevande per il timore ingiustificato di non trovali più disponibili sugli scaffali. Nelle dispense sono stati accumulati soprattutto nell’ordine, pasta, riso e cereali (26%), poi latte, formaggi, frutta e verdura (17%), quindi prodotti in scatola (15%), carne e pesce (14%), salumi e insaccati (7%) e vino e birra (5%). Covid-19, come fa notare Confagricoltura, sta cambiando la composizione stessa della spesa alimentare.

Senza dire delle speculazioni ricorrenti. Per tutto questo, fra l’altro i coltivatori diretti hanno promosso l’iniziativa “salva spesa Made in Italy” con agricoltori, industrie alimentari e distribuzione commerciale che si impegnano a garantire regolarità delle forniture alimentari agli italiani e a combattere qualsiasi forma di speculazione sul cibo dai campi alle tavole. Un’azione vasta, che ha messo insieme, oltre che Coldiretti, anche Filiera Italia con l’adesione di Conad, Coop, Auchan, Bennet, Cadoro, Carrefour, Decò, Despar, Esselunga, Famila, Iper, Italmark, Metro, Gabrielli, Tigre, Oasi, Pam, Panorama, Penny, Prix, Selex, Superconti, Unes, Vegè. E ha prodotto una vero “appello ai cittadini” nel quale si legge: “Ogni giorno 3,6 milioni di lavoratori coltivano, allevano, trasformano, trasportano e distribuiscono tutti i prodotti alimentari di cui il Paese ha bisogno. Prodotti che i consumatori trovano sempre a loro disposizione sugli scaffali. Anche in questi momenti di emergenza la catena produttiva, logistica e distributiva è riuscita a garantire i beni necessari per tutte le famiglie italiane. Il modo per ringraziare tutte queste persone del loro sacrificio e forte senso di responsabilità è uno solo: ogni volta che puoi chiedi e compra prodotti italiani”.

La filiera agricola è una di quelle che non può fermarsi in questa situazione di emergenza – precisano comunque da Alleanza cooperative agroalimentari, che con le sue 5.000 imprese associate, detiene il 25% del fatturato alimentare del paese -, ma non possiamo tacere il fatto che i problemi, in campagna come negli stabilimenti produttivi, stiano aumentando di giorno in giorno, rendendo sempre più arduo riuscire a garantire ancora a lungo ai cittadini una assoluta continuità nella fornitura di cibo”. Già, perché anche quelle agricole sono imprese a tutti gli effetti, con tutti i problemi di sicurezza, manodopera, approvvigionamenti che hanno anche le altre aziende. per questo è importante quanto proposto dall’Italia (e accettato dalla Commissione Ue), circa l’innalzamento del tetto degli aiuti di stato per l’agricoltura e l’agroindustria. La decisione, fanno sapere dal ministero per le politiche agricole, consentirà “maggiore efficacia negli interventi a favore del settore”, anche se viene subito precisato: “Serve un intervento economico coordinato e urgente dell’Europa per il settore primario di tutti gli Stati membri e italiano in particolare”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)