I libri alluvionati del seminario di Forlì tornano a nuova vita grazie alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze
La Biblioteca nazionale centrale di Firenze si sta adoperando per un nuovo progetto di recupero dopo le alluvioni in Emilia-Romagna che hanno danneggiato migliaia di libri, tra cui i volumi antichi della Biblioteca del Seminario di Forlì, libri del XVI secolo e incunaboli che saranno sottoposti a restauro. Un intervento impegnativo del quale Toscana Oggi parla con Alessandro Sidoti, restauratore responsabile del laboratorio di restauro della Biblioteca nazionale centrale di Firenze
La Biblioteca nazionale centrale di Firenze si sta adoperando per un nuovo progetto di recupero dopo le alluvioni in Emilia-Romagna che hanno danneggiato migliaia di libri, tra cui i volumi antichi della Biblioteca del Seminario di Forlì, libri del XVI secolo e incunaboli che saranno sottoposti a restauro. Un intervento impegnativo del quale parliamo con Alessandro Sidoti, restauratore responsabile del laboratorio di restauro della Biblioteca nazionale centrale di Firenze .
Perché per un lavoro così particolare si è pensato proprio alla Biblioteca nazionale di Firenze?
La Biblioteca nazionale centrale di Firenze è stata scelta per il progetto di recupero dei volumi danneggiati a causa delle sue competenze e della sua esperienza nel campo del restauro librario del materiale alluvionato accumulata a partire dall’alluvione del 4 novembre del 1966. Grazie alla sua reputazione internazionale nel settore della conservazione del patrimonio librario, la Biblioteca nazionale centrale di Firenze è infatti considerata una delle istituzioni di riferimento per tali operazioni.
Il nostro laboratorio dispone di attrezzature specializzate e competenze tecniche per affrontare la pulizia e il restauro di materiali danneggiati dall’acqua.
All’interno del laboratorio abbiamo a disposizione vasche per il risciacquo dei pezzi infangati, i congelatori per la messa in sicurezza dei beni danneggiati dall’acqua e l’unico liofilizzatore in possesso delle Biblioteche a livello nazionale, con cui il personale ha già asciugato migliaia di pezzi provenienti dall’esondazione del fiume Magra e dall’Acqua granda di Venezia.
Di quali volumi si tratta e quanti sono? Ci sono libri importanti e di altissimo valore?
I volumi danneggiati provengono come dicevamo dalla Biblioteca del Seminario di Forlì e includono libri del XVI secolo e incunaboli. Si tratta di libri di grande importanza storica e culturale, con un alto valore documentale e artistico.
Questi volumi rappresentano una parte preziosa del patrimonio librario italiano e la loro perdita sarebbe stata irreparabile.
Pertanto, è fondamentale preservare e ripristinare questi libri antichi per garantirne la conservazione e l’accessibilità per le generazioni future. I primi volumi arrivati sono solo una piccola porzione di quanti sono stati danneggiati, per quanto le operazioni di soccorso e la conta dei danni siano ancora in corso sappiamo che il numero dei volumi antichi colpiti supera i 5.000.
In cosa consistono le operazioni per il recupero e il restauro dei libri?
Per il restauro dei volumi danneggiati sarà utilizzato un metodo chiamato freeze-drying o liofilizzazione.
Questa tecnica comporta il congelamento dei libri danneggiati seguito dalla rimozione dell’acqua mediante sublimazione. Il processo avviene in una camera di liofilizzazione appositamente progettata, che consente il recupero dei libri senza danneggiarli ulteriormente. Durante il processo di liofilizzazione, l’acqua presente all’interno dei volumi si trasforma direttamente da stato solido a gassoso, evitando la fase liquida che potrebbe causare ulteriori danni. Questo metodo consente di preservare il contenuto e la struttura dei libri, riducendo al minimo la perdita di materiale e l’alterazione delle pagine.
Si tratta di un’eredità delle tecniche adottate in passato per altri eventi alluvionali, a cominciare da quello di Firenze del 1966?
Sì, la tecnica del freeze-drying o liofilizzazione utilizzata per il restauro dei volumi danneggiati è un’eredità delle tecniche sviluppate in seguito all’alluvione di Firenze del 1966. Quell’evento catastrofico causò gravi danni al patrimonio librario della città, spingendo gli esperti a cercare metodi innovativi per il restauro. Negli anni successivi, grazie all’impegno di figure come Peter Waters negli Stati Uniti, sono stati compiuti significativi progressi nella conservazione dei materiali d’archivio danneggiati dall’acqua. Peter Waters, responsabile tecnico del laboratorio di restauro della Biblioteca Nazionale dal ’66 al ’68, ha svolto un ruolo di primo piano negli anni Settanta nell’introduzione del concetto di asciugatura sotto vuoto per il recupero di materiali danneggiati dall’acqua. La sua ricerca e le sue sperimentazioni hanno portato a importanti sviluppi nella tecnica del freeze-drying, che ha permesso di preservare numerosi documenti storici e archivi di valore. L’apporto di Peter Waters in America ha contribuito in modo significativo al progresso nel campo della conservazione e del restauro dei materiali d’archivio danneggiati dall’acqua. Grazie alle sue scoperte e alla diffusione delle sue metodologie, è stato possibile recuperare e preservare preziosi documenti storici e culturali in tutto il mondo. Il progetto di recupero attuale si basa sull’esperienza acquisita nel corso degli anni e si avvale delle conoscenze e delle buone pratiche sviluppate in seguito a eventi alluvionali precedenti.
Quali sono i tempi dei lavori? E il costo?
I tempi dei lavori di restauro dipenderanno dalla gravità dei danni subiti dai libri e dal numero complessivo di volumi da trattare.
Ogni libro richiede un’analisi accurata e un trattamento personalizzato in base alle sue condizioni specifiche.
Pertanto, il processo di restauro potrebbe richiedere tempi variabili, che vanno da settimane a mesi, a seconda della complessità delle operazioni richieste per ogni volume. Il costo del progetto dipenderà anche da questi fattori, oltre alle risorse necessarie per il personale, le attrezzature e i materiali impiegati nel processo di restauro. Data la portata del progetto e l’importanza dei volumi da trattare, è probabile che i costi siano considerevoli.
Chi si occuperà con lei dell’operazione dei restauri?
La Biblioteca nazionale centrale di Firenze lavorerà con il proprio team di esperti restauratori specializzati nella conservazione e nel restauro di libri antichi, saranno inoltre presenti tirocinanti extra curricolari che potranno affinare le proprie abilità su questi materiali unici. La Biblioteca dispone purtroppo di un ristretto team interno di restauratori, che per quanto altamente qualificati, non potrà che effettuare le prime operazioni necessarie alla messa in sicurezza dei volumi,
sarà poi cura della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia Romagna gestire i futuri interventi di restauro.
A fronte dei libri recuperati ce ne sono ancora molti che devono essere tirati fuori da fango e acqua?
Purtroppo non è ancora chiaro quanti volumi ancora debbano essere estratti dal fango e dall’acqua. Di sicuro sappiamo che le edizioni antiche sono circa 1250, i volumi a cui però si assommano 4-5.000 libri della biblioteca dei Gesuiti. Tuttavia, data l’entità delle alluvioni e i danni subiti soprattutto dalle collezioni archivistiche, sappiamo che ci sono ancora molti materiali da recuperare. L’estrazione e il recupero dei volumi danneggiati richiedono tempo e risorse considerevoli. È un processo complesso e delicato che richiede attenzione e cura per garantire la preservazione del patrimonio librario ed archivistico.
L’obiettivo finale è di salvaguardare il più possibile il patrimonio librario danneggiato e renderlo nuovamente accessibile al pubblico, per questo saranno necessarie risorse eccezionali.
Pertanto, sollecitiamo l’aiuto delle istituzioni nazionali, regionali e locali, nonché di organizzazioni culturali e di soccorso, affinché possano fornire risorse umane e logistiche supplementari per affrontare l’emergenza. Inoltre, è importante considerare l’implementazione di misure preventive a lungo termine per ridurre al minimo il rischio di danni futuri. Ciò può includere l’adozione di piani di emergenza, la revisione delle infrastrutture di conservazione, l’installazione di sistemi di monitoraggio e il miglioramento delle pratiche di stoccaggio e gestione dei materiali all’interno delle istituzioni culturali.
Lorella Pellis
*precedentemente pubblicato su “Toscana Oggi”