Il carcere “oltre il virus”: 53.697 i detenuti, -12,3% in un anno. Calano ancora gli stranieri

I dati del Rapporto Antigone. Gli stranieri sono il 32,5% (-6723 in 11 anni): subiscono maggiormente la custodia cautelare, nonostante siano autori di reati meno gravi. Le donne delinquono poco: sono il 4,2% del totale. Cresce la messa alla prova. Sono 27 i bambini in carcere con le mamme

Il carcere “oltre il virus”: 53.697 i detenuti, -12,3% in un anno. Calano ancora gli stranieri

“Non è facile raccontare con i numeri un anno come quello appena trascorso nelle carceri italiane. Un anno tragico, che ha rivoluzionato il modo di essere delle persone libere e di quelle detenute”. Così Antigone introduce il suo rapporto annuale sulle condizioni di detenzione in Italia. Ecco i dati più importanti, le problematiche emerse in un anno di Covid e le proposte dell’associazione per il mondo carcerario.

Carcere, in 12 mesi 7533 detenuti in meno (-12,3%). Il sovraffollamento, da condizione oggettiva di trattamento degradante, è diventato anche questione di salute pubblica. Secondo il rapporto di Antigone, il 28 febbraio 2021 i detenuti erano 53.697. Erano 61.230 il 29 febbraio del 2020, a pochi giorni dalla scoperta del paziente zero di Codogno. L’Italia non era ancora in lockdown. Dunque in dodici mesi il calo è stato pari a 7.533 unità, corrispondente al 12,3% del totale. “Una diminuzione che ha riguardato condannati e persone in attesa di giudicato in modo non troppo differente”. Oggi la percentuale dei condannati è del 68%. Le persone che non hanno ricevuto neanche il primo giudizio sono pari al 16,5%.

Tornati ai numeri del 2015. Al 31 dicembre 2015 i detenuti erano 52.165. “Dunque la riduzione dell’ultimo anno, esito più di attivismo della magistratura di sorveglianza che non dei provvedimenti legislativi in materia di detenzione domiciliare, ci ha riportati un po’ più vicini all’Italia carceraria che dopo essere stata messa sotto accusa dai giudici europei, nel 2013, avviò dei processi di deflazione della popolazione detenuta”, afferma Antigone. Nell’ultimo anno il numero delle carceri è rimasto lo stesso, ossia pari a 189. La capienza regolamentare è invece scesa da 50.931 posti a 50.551.

Il tasso di affollamento. Il tasso di affollamento è oggi pari al 106,2%. “Posto però che la stessa amministrazione penitenziaria riconosce formalmente che ‘i l dato sulla capienza non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato’, e che presumibilmente i reparti chiusi riguarderebbero circa 4 mila posti, il tasso di affollamento effettivo, seppur non ufficiale, va a raggiungere il 115%”.

Necessario ridurre la pressione dei numeri. Serve una diminuzione di 8 mila detenuti. Secondo Antigone, per arrivare al 98% della capienza ufficiale regolamentare, considerata in alcuni paesi la percentuale fisiologica di un sistema che abbia sempre la disponibilità di un certo numero di posti liberi, per eventuali improvvise ondate di arresti o esecuzioni, sarebbe necessario deflazionare il sistema di altre 4 mila unità, che diventano 8 mila se si tiene conto dei reparti transitoriamente chiusi.

Tra le carceri più affollate, troviamo: Taranto 196,4% (603 detenuti per 307 posti), Brescia 191,9% (357 detenuti per 186 posti), Lodi 184,4% (83 detenuti per 45 posti), Lucca 182,3% (113 detenuti per 62 posti), Grosseto 180% (26 detenuti per 15 posti), Udine 174,4 (157 presenti per 90 posti), Bergamo 164,1% (517 detenuti per 315 posti), Latina 158,4% (122 detenuti per 77 posti), Busto Arsizio 156,6% (376 presenti per 240 posti), Genova Pontedecimo 155,2% (149 detenuti per 96 posti), Altamura 154,7% (82 detenuti per 53 posti), Monza 153,1% (617 detenuti per 403 posti), Pordenone 150% (57 detenuti 38 posti), Gela 150% (72 detenuti per 48 posti), Bologna 149,2 (746 detenuti per 500 posti), Como 149,1% (358 detenuti per 240 posti), Roma Regina Coeli 147,3% (893 presenti per 606 posti), Catania “Bicocca” 146,7% (201 presenti per 137 posti), Bari 146,5% (422 presenti per 288 posti), Asti 146,3% (300 presenti per 205 posti).

Calano gli stranieri detenuti: sono il 32,5% (-6723 in 11 anni). La parziale riduzione della popolazione detenuta intervenuta nell’ultimo anno non ha cambiato le proporzioni tra stranieri e italiani. Secondo il rapporto di Antigone, i primi oramai da alcuni anni si attestano intorno al 32,5% del totale dei detenuti. “Va ricordato che erano il 37,15% alla fine del 2009, e che in termini assoluti sono diminuiti di ben 6.723 unità nel giro di undici anni. Dunque le urla scomposte di chi associa la condizione dello straniero a quella del criminale non hanno fondamento statistico”, afferma l’associazione.

Gli stranieri subiscono maggiormente la custodia cautelare, nonostante siano autori di reati meno gravi
Al 31 gennaio 2021, su un totale di 17.291 detenuti stranieri presenti, il 18,1% si trovava in carcere in attesa di primo giudizio. A parità di condizione, i detenuti italiani in attesa di primo giudizio rappresentavano il 15,4% dei reclusi (italiani). Il 16,1% degli stranieri si trova in carcere con una condanna non ancora definitiva. Gli italiani nella stessa condizione sono il 14,7%. I condannati definitivi sono il 69,1% degli italiani e il 65,3% degli stranieri.

Al 31 dicembre 2020 cinque regioni meridionali (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) più l’Abruzzo ospitavano una percentuale di stranieri inferiore al 20%. Liguria, Veneto, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, assieme alla Toscana, sono state sempre al limite tra il 49 e il 50%.

Carcere e stranieri: il caso romeno. Marocco e Tunisia le nazionalità più presenti. Paradigmatico, nel considerare questa riduzione di presenza degli stranieri, è il caso dei romeni. Al 28 febbraio 2021 erano 2.049, pari al 3,81% del totale dei detenuti presenti. Nel 2009 erano ben 2.966, pari al 4,57% del totale. Un calo enorme, sia in termini percentuali che assoluti.
Al 31 dicembre 2020 il continente più rappresentato tra la popolazione detenuta straniera in Italia era l’Africa, con 9.261 ristretti, la maggior parte dei quali proveniente dal Nord Africa, e in particolare da Marocco (3.308) e Tunisia (1.775), con la Nigeria unico stato dell’Africa Subsahariana a rilevare, con i suoi 1.451 detenuti. Alla stessa data, dall’area Ue provengono 2.691 detenuti. L’Albania, con 1.956 detenuti, è lo stato balcanico extra Ue con il più alto numero di detenuti in Italia.
Vi sono istituti con una presenza percentuale di detenuti stranieri elevatissima. È questo il caso delle due case di reclusione sarde di Arbus Is Arenas e Lodè-Mamone, rispettivamente con il 78,5% e il 78,2%. “Il rischio mdell’isolamento che assomiglia al confino”, sottolinea Antigone.

L’area penale esterna al carcere: 61.589 persone. L’area penale si compone anche di tutti coloro che scontano misure non detentive. Al 15 febbraio 2021 erano 61.589 le persone in esecuzione di una misura alternativa alla detenzione, sanzione sostitutiva, libertà vigilata, messa alla prova, lavori di pubblica utilità. Di queste, 6.961 erano donne. Erano 16.856 le persone in affidamento in prova al servizio sociale, 11.788 quelle in detenzione domiciliare e 752 quelle in semilibertà. Da sottolineare la presenza di ben 8.828 persone sottoposte a lavori di pubblica utilità, la quasi totalità per violazione del codice della strada.

Crescono i numeri della messa alla prova. Ben 18.936 persone sono in stato di messa alla prova. “La messa alla prova è una forma di probation giudiziale che nel settore degli adulti è innovativa – ricorda Antigone -. Consiste nella sospensione del procedimento penale nella fase decisoria di primo grado. Vi si accede su richiesta dell’imputato, per reati di minore allarme sociale. Venne introdotta nel 2014. In soli 7 anni si è conquistata uno spazio enorme nel nostro sistema socio-penale. Senza però, di fatto, contribuire sostanzialmente a erodere i numeri della carcerazione. Dunque si è espansa l’area del controllo penale, visto che nel 2015 avevamo gli stessi numeri penitenziari di oggi ma con meno persone in esecuzione penale esterna. Guardando alla totalità delle persone in carico ai servizi di comunità esterna Uepe si vede come gli stranieri siano il 18,2%, contro il 32,5% dei detenuti. Dunque questi fruiscono meno delle opportunità di reinserimento sociale e tendono maggiormente a scontare per intero la pena inflitta”.

L'età dei detenuti: 9.947 giovani e 851 ultrasettantenni. Guardando alla composizione anagrafica delle persone detenute, Antigone evidenzia come permangano in carcere, nonostante le disposizioni che consentono la detenzione domiciliare per gli ultrasettantenni, ben 851 persone che al 31 dicembre 2020 avevano più di 70 anni (erano solo 350 nel 2005). Una parte di loro è in regime di alta sicurezza o in 41- bis . Sono invece 9.497 gli infra-trentenni, “una popolazione giovane che dovrebbe spingere l’amministrazione a organizzare un piano di azioni educative, scolastiche, culturali e di avviamento al lavoro che tenga conto della loro giovane età. Solo un detenuto su dieci ha la laurea o una licenza di scuola media superiore”.

Oltre 60 mila figli di detenuti all’esterno delle carceri. Complessivamente vi sono circa 60 mila figli di detenuti all’esterno delle carceri. Il numero è sicuramente approssimato al ribasso, in considerazione di tanti casi sfuggiti alla rilevazione. “Un numero enorme, che richiede una grande attenzione da parte dei servizi sociali esterni”.

Le donne delinquono poco: sono il 4,2% del totale. Erano 2.250 le donne presenti negli istituti penitenziari italiani al 31 gennaio 2021 - 26 delle quali con figli al seguito. Il 4.2% del totale della popolazione detenuta. “Una percentuale sostanzialmente stabile nel tempo, che negli ultimi 30 anni ha visto raggiungere il picco superiore del 5,4% nel 1992 e quello inferiore del 3,8% nel 1998, ma che sostanzialmente si è sempre mantenuta poco sopra i 4 punti percentuali, di poco inferiori al valore mediano dei paesi del Consiglio d’Europa, che secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al 31 gennaio 2019, si attesta sul 5,1%”. Le quattro carceri femminili presenti sul territorio italiano (a Trani, Pozzuoli, Roma e Venezia) ospitano 549 donne, meno di un quarto del totale. L’Istituto a custodia attenuata di Lauro, unico Icam autonomo e non dipendente da un carcere ordinario, ospita 7 madri detenute. Le altre 1.694 donne sono distribuite nelle 46 sezioni femminili ospitate all’interno di carceri maschili. Il 28,9% dei 4.160 reati ascritti alle donne detenute (ciascuna delle quali può aver contestato più di un reato) riguarda reati contro il patrimonio. Seguono i reati contro la persona (18,5%) e le violazioni della legge sulle droghe (15,7%). L’associazione di stampo mafioso pesa sulle donne detenute per il 3%, mentre la percentuale sale al 5,7% se guardiamo alla popolazione reclusa generale.

Sono 27 i bambini in carcere con le mamme, un anno fa erano 57. Al 28 febbraio 2021 erano 27 i bambini in carcere con le proprie 25 madri, 14 dei quali stranieri. Erano alloggiati nell’Icam di Lauro (8), nell’Icam affiliato al carcere di Torino (3), nel carcere femminile di Rebibbia (5), nelle carceri di Venezia (4), Salerno (3), Milano Bollate (2), e nelle carceri di Foggia e Lecce (un unico bambino per ciascuna delle due strutture). Siamo a uno dei minimi storici. Un anno prima i bambini in carcere erano 57.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)