In Europa presenti circa 11 milioni di lavoratori dell’assistenza

I dati dell’Osservatorio Domina. Il gruppo più numeroso è quello dell’assistenza non residenziale (4,9 milioni), seguito dai lavoratori dell’assistenza residenziale (4 milioni). I lavoratori domestici sono invece 1,9 milioni, pari all’1% degli occupati totali. Nel 2020 il settore del lavoro domestico ha prodotto un valore aggiunto di 39,4 miliardi di euro, lo 0,33% del totale nell’area Ue27, con picchi massimi in Italia (1,09%) e Spagna (0,88%)

In Europa presenti circa 11 milioni di lavoratori dell’assistenza

Le dinamiche demografiche e socio-economiche in corso hanno reso il lavoro domestico uno dei settori in più rapida espansione negli ultimi decenni. “Sebbene la cultura del lavoro domestico in senso stretto (con i lavoratori assunti direttamente dalle famiglie) sia diffusa soprattutto nell’Europa mediterranea, il lavoro di cura e di assistenza è in espansione in tutta Europa. Anche il legislatore europeo è sempre più consapevole di questo fenomeno: nella strategia 2010-2020 in materia di disabilità, ad esempio, l’Unione europea si è impegnata nella transizione da un'assistenza istituzionale a un'assistenza garantita dalla collettività”. Ad evidenziarlo è l’Osservatorio Domina, che ha recentemente pubblicato il primo Dossier europeo sul lavoro domestico, dal titolo “Domestic work in Europe: a fast-growing sector”.

Il Dossier analizza i diversi modelli di welfare (scandinavo, anglosassone, continentale, mediterraneo, Est Europa), da cui derivano profonde differenze nella gestione del lavoro di cura e di assistenza alla persona: “in particolare, quello che varia è il rapporto tra i principali attori in campo – sottolinea Domina -, ovvero Stato, mercato e famiglie. Il diverso tessuto sociale, assieme a politiche e scelte differenti, porta le famiglie ad affrontare tutte le tematiche legate alla ‘gestione domestica e dei propri cari’ in modo diverso”.

Complessivamente, nel territorio Ue27 nel 2020 sono presenti quasi 11 milioni di lavoratori dell’assistenza, pari al 5,5% degli occupati totali. Il gruppo più numeroso è quello dell’assistenza non residenziale (4,9 milioni), seguito dai lavoratori dell’assistenza residenziale (4 milioni). I lavoratori domestici sono invece 1,9 milioni, pari all’1% degli occupati totali.
A livello economico, nel 2020 il settore del lavoro domestico ha prodotto un valore aggiunto di 39,4 miliardi di euro, pari allo 0,33% del totale nell’area Ue27, con picchi massimi in Italia (1,09%) e Spagna (0,88%).

L’analisi approfondita della situazione di ciascun Paese europeo, sintetizzata nelle 27 schede nazionali, consente di avere un quadro completo e aggiornato della situazione in Europa.
“Oltre all’analisi dei dati statistici, risulta importante approfondire i fattori socio-economici che rendono sempre più importante il lavoro di cura a domicilio in Europa – precisa Domina -: l’invecchiamento della popolazione, l'aumento della percentuale di donne nella forza lavoro, la crescente presenza immigrata in molti Paesi europei, con disponibilità a lavorare nei servizi di cura e assistenza, anche in maniera informale”.

Per quanto riguarda l’Italia, proprio il lavoro informale è uno degli aspetti cruciali del lavoro domestico. Per questo, il quarto Rapporto annuale sul lavoro domestico si concentra proprio sul tema del lavoro informale, analizzando cause e conseguenze.
Il settore domestico è, infatti, nettamente al comando della triste classifica dei settori per tasso di irregolarità (52,3%), contro una media nazionale del 12,0%. “Sebbene questa componente sia calata nel 2020 proprio grazie alle misure messe in atto a fronte della pandemia, il fenomeno rimane molto diffuso – si precisa nel Dossier -. I lavoratori domestici totali sono circa 2 milioni, di cui meno della metà in regola. Considerando anche i datori di lavoro, il settore comprende oltre 4 milioni di soggetti”.

Secondo Domina, le ragioni della diffusione del lavoro informale in ambito domestico sono molteplici: si tratta di un insieme di fattori economici, sociali, normativi, culturali e istituzionali.
“La sfida per il settore, lanciata anche dalla piattaforma programmatica delle Parti Sociali del 2020, è quella di ridurre quegli elementi che rendono più conveniente per le famiglie il lavoro informale rispetto a quello in regola. Si tratta di una sfida non facile, che richiede innanzitutto la comprensione di alcuni meccanismi”. Proprio per questa ragione, nel Rapporto sono presentati i risultati dell’indagine condotta da Domina con il supporto tecnico dell’Ufficio Ilo per l’Italia e San Marino e con la collaborazione delle parti sociali. L’indagine consente in definitiva di evidenziare i motivi – sociali, economici, psicologici – per cui il lavoro informale è così diffuso.

Come nel 2020, anche nel 2021 il Rapporto contiene l’analisi della banca dati fornita in esclusiva dall’Inps a Domina. In questo modo è stato possibile analizzare in modo puntuale i dati sui datori di lavoro, che nel 2021 superano quota 1 milione (108 ogni 100 lavoratori). Numeri che peraltro sono destinati a crescere, visto l’inverno demografico ormai inarrestabile che determina un aumento costante della popolazione anziana.
Come di consueto, inoltre, il Rapporto sottolinea il ruolo fondamentale delle famiglie come attori di welfare, dato che il loro impegno come datori di lavoro si traduce in un risparmio per le casse pubbliche. “Le famiglie, infatti, spendono oggi 8,1 miliardi di euro per i lavoratori domestici regolari, a cui si aggiungono 7 miliardi per la componente irregolare – afferma Domina -. Si tratta quindi di una spesa complessiva di oltre 15 miliardi, che porta allo Stato un risparmio di circa 10 miliardi (0,6% del Pil), ovvero l’importo di cui lo Stato dovrebbe farsi carico se gli anziani accuditi in casa venissero ricoverati in struttura”.

Secondo Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, “i cambiamenti sociali ed economici che interessano le famiglie in Italia e in Europa hanno un impatto enorme, che sarà sempre più importante nei prossimi anni. Per difendere gli interessi delle famiglie, quindi, è fondamentale conoscere queste dinamiche e capirne le cause. Per questo Domina ha cominciato da alcuni anni un percorso di analisi e studio che ha portato alla pubblicazione di numerosi studi e ricerche. A livello nazionale, il Rapporto annuale sul lavoro domestico giunge nel 2022 alla quarta edizione, affiancato dalla prima edizione del Dossier europeo. Oltre all’analisi delle fonti statistiche ufficiali, l’Osservatorio Domina si avvale della collaborazione delle più importanti istituzioni del settore (Inps e Ilo, per citarne alcune) e di prestigiosi studiosi del settore. La mission di Domina, dunque, non è solo quella di offrire alle famiglie assistenza e servizi, ma anche quella di contribuire alla consapevolezza della dignità del settore, perseguendo l’obiettivo del pieno riconoscimento del lavoro domestico e dei diritti di lavoratori e datori di lavoro”.
“La proposta di Domina, in ultima analisi – conclude Gasparrini -, nasce dalla consapevolezza che le misure a sostegno delle famiglie vanno a migliorare il benessere di tutta la popolazione: per questo, le risorse dedicate alle famiglie sono investimenti per il futuro del Paese. Per questo massima attenzione al lavoro portato avanti in Europa con la riforma degli obiettivi di Barcellona e alla costruzione dell’European Care Strategy”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)