Inclusione scolastica, il nuovo Pei è “un'inversione di rotta che preoccupa”

Critico il Coordinamento italiano degli insegnanti di sostegno: “Il provvedimento introduce, per la prima volta nella storia dell’inclusione scolastica, la possibilità di esonerare gli alunni con disabilità dall’insegnamento di alcune discipline o di ridurre l’orario di frequenza, senza valutare le ricadute anche culturali di tale scelta”

Inclusione scolastica, il nuovo Pei è “un'inversione di rotta che preoccupa”

Si “inverte la rotta”: dall'inclusione all'esclusione, dall'integrazione alla marginalizzazione. E' quello che accade e accadrà, secondo il Ciis (Coordinamento italiano insegnanti di sostegno) nella scuola italiana, per via del nuovo modello di Progetto educativo individualizzato, approvato e diffuso nei giorni scorsi dal ministero dell'Istruzione.

Come nel 1971, quando l'inclusione (parziale) muoveva i primi passi

Assai critico e allarmato il coordinamento, che denuncia: “Il ministero dell’Istruzione, di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze, emanando il decreto interministeriale con il quale è stato dato il via al nuovo modello di Pei, da adottarsi a livello nazionale, ha anticipato la nuova direzione di marcia che, culturalmente, ci riporta a quel primo periodo, ormai lontano, in cui la scuola italiana iniziava a muovere i primi passi verso l’integrazione. Con la legge 118/71 veniva infatti avviato il primo parziale inserimento degli alunni con disabilità nelle classi 'normali', dalle quali, però, restavano esclusi coloro che erano 'affetti da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche di tale gravità da impedire o rendere molto difficoltoso l'apprendimento o l'inserimento nelle predette classi normali'. Era ancora serpeggiante l’idea della 'non possibilità' di apprendere e della non inclusione di alcuni. Oggi diremmo che quel passaggio, all’epoca innovativo, si proponeva come discriminante. E mai avremmo pensato di ritrovarci in una situazione analoga. Ma è esattamente ciò che succede oggi, nel 2021, cinquant’anni dopo”.

I nodi critici: famiglie ai margini e alunni “esonerati”

Ma quali sono le principali criticità del nuovo modello? Innanzitutto, “un’impostazione che tenta di porre ai margini le famiglie degli alunni con disabilità, sostituendo alla condivisione la 'approvazione' del Pei”; ancora più preoccupante è il fatto che il nuovo provvedimento introduca, “per la prima volta nella storia dell’inclusione scolastica, la possibilità di 'esonerare gli alunni con disabilità dall’insegnamento di alcune discipline' o di ridurre l’orario di frequenza, senza valutare le ricadute anche culturali di tale scelta, senza analizzare la portata discriminante insita in tale decisione, senza considerare il diritto allo studio garantito a tutti dalla Costituzione”.

Specifica il Ciid: “L’esonero comporta l’allontanamento dell’alunno dai suoi compagni di classe, impedendo la socializzazione, la relazione e la comunicazione; dalle opportunità di crescita e di apprendimento che si realizzano grazie all’interazione con i compagni; da un percorso ancorato a quello dei compagni, adottato con gli accorgimenti che, grazie alla presenza del docente specializzato, si possono realizzare; dagli insegnanti della classe, che non potranno più essere annoverati come “suoi” docenti, in quanto egli non frequenta le loro lezioni”.

Gli “esonerati da tutto”

Gravi potranno essere le conseguenze, secondo il Ciis: “Chi ha introdotto l’esonero ha pensato, per un attimo, agli alunni per i quali l’esonero potrebbe essere adottato per 'tutte o quasi tutte le discipline'? E che in questo caso l’alunno resterebbe per tutto il tempo scuola affidato al solo docente specializzato per il sostegno? Che cosa accadrà a questi alunni o studenti 'esonerati'? Si ritroveranno tutti insieme in un’aula? Ricreeranno le classi differenziali o saranno inventate le classi speciali?”. Per il coordinamento, “questa impostazione culturale, che mostra di non tollerare neppure la presenza delle persone con disabilità nei contesti comuni, ha prodotto una brusca frenata nel processo in corsa, determinando un’inversione di tendenza, in netto contrasto con quel modello di integrazione proposto dalla Falcucci, convinta della ricchezza di opportunità che il contesto comune offre a tutti gli alunni, reciprocamente”.

Dalla “microespulsione” alla “macroespulsione”

E gli scenari sono assai allarmanti: “L’esonero anticipa, attraverso la microespulsione, oggi limitata ad alcuni, la macroespulsione degli alunni con disabilità dal percorso comune, che saranno, molto probabilmente, relegati in contesti chiusi, insieme ai soli docenti di sostegno. A quanto pare, tutto ciò è sfuggito! - osserva il comitato - L’attenzione, infatti, è posta prioritariamente all’erogazione delle risorse, preoccupazione legittima. Ma se gli alunni saranno 'cacciati fuori dalle classi', a cosa serve agitarsi per le risorse non erogate? Se all’alunno viene negata la dignità di persona, se all’alunno viene impedito il percorso scolastico nelle classi comuni, se l’alunno viene discriminato perché persona con disabilità, a cosa giova agitarsi per altre questioni?”

L'associazione dunque esprime “la più viva preoccupazione per il modello che, con questo nuovo Pei, viene introdotto nel contesto scolastico e sociale italiano” e fa appello “alla società civile e a tutte le forze politiche affinché si intervenga, al più presto, per restituire al nostro Paese quel ruolo primario che lo ha visto, fino a ieri, in prima linea in difesa dei diritti delle persone, a prescindere dalle specifiche condizioni dei singoli, impegnato a rimuovere tutti quegli ostacoli che limitano e impediscono la realizzazione della persona, nel riconoscimento del principio di uguaglianza”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)