L’arte del tempo. In ricordo di dom Notker Wolf, primate dei benedettini dal 2000 al 2016

Dare una struttura al tempo non significa non lavorare. Anzi. “L’ozio – metteva in guardia dom Wolf – è il nemico dell’anima”

L’arte del tempo. In ricordo di dom Notker Wolf, primate dei benedettini dal 2000 al 2016

“Il tempo è un dono che viene dato a ciascuno di noi, perché lo ridoniamo agli altri”. 

Bolzano, 31 ottobre 2017. In una Haus der Kultur da tutto esaurito, per oltre un’ora non è volata una mosca. Di tanto in tanto un cellulare – incautamente non silenziato – ricordava che fuori dalla sala c’era un mondo che, frenetico, bussava alla porta. Ma i tempi che erano fuori nulla avevano a che fare con il tempo che si è vissuto dentro.

A ridare ritmo al tempo, quella sera, è stato dom Notker Wolf, primate dei benedettini dal 2000 al 2016. Perché vivere bene il tempo è un’arte che ha bisogno di un ritmo. 

E quel ritmo, dom Notker Wolf, lo ha seguito fino all’ultima battuta di uno spartito lungo 83 anni. Fino alla tarda serata del 2 aprile, in una camera dell’hotel dell’aeroporto di Francoforte, quando il suo cuore ha improvvisamente iniziato a battere al ritmo dell’eternità.

Lunedì di Pasqua dom Notker era partito alla volta dell’Italia per accompagnare un gruppo in pellegrinaggio sulle orme di s. Benedetto. Ma non si sentiva bene. Da qui la decisione di tornare anticipatamente a casa, nel monastero di St. Ottilien. 

Quando, nel 1961, il giovane Werner Wolf, nato nel 1940 a Bad Grönenbach, nella regione dell’Algovia, chiede di entrare nella comunità benedettina del monastero di St. Ottilien, a circa 40 km da Monaco di Baviera, e prende Notker come nuovo nome, uno dei suoi confratelli commenta “Per l’amor di Dio, già il quinto Notker”. I quattro candidati precedenti avevano tutti lasciato il monastero. Così non sarebbe successo con Notker Wolf, che dopo aver studiato filosofia al Pontificio collegio S. Anselmo di Roma e teologia e scienze naturali a Monaco, viene ordinato sacerdote nel 1968 e nel 1977 viene eletto, a soli 37 anni, priore di St. Ottilien. Nel 2000, poi, la nomina a primate dei benedettini, incarico che ricopre per 16 anni.

Nel 2017, pochi mesi dopo aver rassegnato le dimissioni nelle mani di Papa Francesco, Notker Wolf è stato invitato a Bolzano dal “Katholisches Sonntagsblatt”, in occasione delle iniziative per i 90 anni del settimanale diocesano di lingua tedesca, per riflettere sul tema “Prenditi del tempo, è la tua vita”. 

Negli anni vissuti come primate dei benedettini, l’agenda di dom Notker era traboccante di incontri, appuntamenti, viaggi e spostamenti (circa 300mila km percorsi ogni anno per far visita ai monaci in tutto il mondo, con tutti gli imprevisti che possono capitare tra voli cancellati e lunghe code in autostrada). Anche lui aveva sperimentato sulla sua pelle cosa significa “non avere tempo” e questo lo aveva fatto riflettere. 

“Da un anno ho lasciato il mio incarico di primate dei benedettini – raccontava a braccio, tenendo davanti a sé solo un foglio bianco con alcuni appunti, “perché solo così un discorso è più vivo” – e la gente pensa che ora io abbia finalmente tempo. Ma non è così. Tante sono le richieste di conferenze, incontri, appuntamenti”. 

“Quando Dio ha creato il mondo, ha dato il tempo agli africani e l’orologio agli europei”.

“Noi siamo perennemente presi da appuntamenti, scadenze, cose da fare – spiegava – sempre con la testa immersa nei nostri smartphone. Non vi è mai capitato di stare con qualcuno e questo a un certo punto smette di parlarvi per rispondere a un messaggio del suo telefonino? Beh, sapete che vi dico: se vi succede ancora, alzatevi, salutate e andatevene, perché quella persona non ha alcuna intenzione di parlare con voi”. 

A dare l’esempio su come dare un ritmo alla giornata è s. Benedetto. “Sapeva che l’uomo ha bisogno di un ritmo e pertanto ha stabilito nelle giornate dei monaci un tempo per lavorare e uno per leggere e pregare”. 

“La domenica – aveva aggiunto spiazzando un po’ i presenti – non è solo un giorno di riposo. Il riposo domenicale oggi non è un obbligo. Se si trattasse solo di un riposo, sarebbe troppo poco. La domenica festeggiamo il centro della nostra fede e dobbiamo prenderci del tempo per farlo. La celebrazione della Messa domenicale è il gancio che ci solleva dalle preoccupazioni e dagli impegni della settimana, è quello che ci dà la carica per affrontare la settimana che abbiamo davanti a noi”. 

Dare una struttura al tempo non significa non lavorare. Anzi. “L’ozio – metteva in guardia – è il nemico dell’anima”. Ma allora cos’è il “tempo”? “Noi abbiamo un concetto particolare del tempo. Noi lo consideriamo un’enorme velocità. Anche nella musica si parla di tempo. E ci sono tempi diversi: moderato, adagio, presto, allegro. Ma tutti questi sono altro, rispetto alla misura fisica del tempo”. E i tempi musicali, dom Notker Wolf li conosceva bene. Era un abile flautista e amava suonare anche la chitarra elettrica. Ha fatto concerti leggendari con i “Feed-Back”, una band composta da ex alunni del ginnasio della St. Ottilien, che una volta ha persino aperto un concerto dei Deep Purple. 

In un tempo che ritrova il suo ritmo c’è spazio – come nella musica – anche per il silenzio. “Il silenzio – spiegava dom Notker – mi permette di ritornare in me. Nel silenzio posso chiedermi qual è il senso della mia vita, cosa voglio aver raggiunto quando morirò, cosa voglio lasciare alle generazioni future. Nel silenzio il tempo diventa santo e recupera la capacità di apprezzare anche le piccole cose. I bambini ci sono maestri. Loro riescono a notare e si meravigliano di fronte a una coccinella. Il tempo non è un qualcosa di grande, è fatto da tanti istanti. Impariamo dai bambini a godere di ogni singolo istante e a vivere il tempo nei loro volti sorridenti”. 

“Il tempo – aggiungeva – è più di qualcosa di fisico. E la fedeltà è il risultato del tempo. Siamo e restiamo un dono di Dio e come uomini siamo fatti gli uni per gli altri. Nel periodo in cui sono stato primate dei benedettini, i giornalisti hanno sempre sottolineato con stupore le decine di migliaia di chilometri che ho percorso in un anno. Io non ci ho mai fatto caso. Ma so da chi sono stato, chi ho incontrato, so che ero dai miei fratelli e sorelle e ricordo la gioia di rivederci e il desiderio di tornare”. 

Il desiderio di tornare. Martedì 2 aprile dom Notker ha sentito che il suo corpo era stanco. Decide così di anticipare il rientro in Germania. Desiderava tornare a casa. 

“Con grande tristezza – hanno annunciato martedì scorso i benedettini di St. Ottilien sulla loro pagina Fb – abbiamo ricevuto oggi la notizia che il nostro confratello abate Notker Wolf OSB è deceduto di ritorno dall’Italia il 2 aprile prima di mezzanotte”. 

Intervistato da Bibel Tv, dom Notker diceva: “Dare la mia vita per Gesù, che ha dato la sua vita per noi, è la cosa più grande che posso fare”.

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Fonte: Sir