La quotidianità "fatta di corpo, cuore e anima" delle donne con disabilità

“Diverrai diamante” è un progetto editoriale del fotografo Sergio Santinelli. Sta per diventare un volume fotografico e parte del ricavato sarà devoluto alla Uildm. "Davanti al mio obiettivo non 'eroine' ma donne finalmente e pienamente protagoniste della propria vita"

La quotidianità "fatta di corpo, cuore e anima" delle donne con disabilità

Diverrai diamante”, è un progetto editoriale del fotografo Sergio Santinelli che sta per diventare un volume fotografico, grazie alla collaborazione di Aspassobike (azienda specializzata nella mobilità ciclabile per persone disabili) e Pot Agency, con il supporto di un crowdfunding. Verrà presentato il prossimo dicembre a Roma e parte del ricavato sarà devoluto alla Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare).

Santinelli, da dove nasce l’idea di questo progetto?
Nella società in cui viviamo, sempre più sessista, narcisista ed egoista, sono in continuo aumento i casi di discriminazione. Due realtà più di altre vivono una condizione non paritaria: le donne e le persone con disabilità. E se le due situazioni si presentassero contemporaneamente? Ecco allora l’idea di questo progetto: raccontare le storie di donne con disabilità. La loro è una battaglia fatta di corpo, cuore e anima, capace di essere un esempio per tutti, non solo per chi vive con disagio e difficoltà la propria condizione.

Il titolo del libro ha un significato particolare?
Viene da Diamante, una canzone di Levante. Una frase in particolare mi ha ispirato. Dice: ‘Oltre i sogni infranti, di chi ha perso tanto, troverai il tuo posto, diverrai diamante’. Mi sembrano le parole più adatte da dire a tutte quelle persone che fanno fatica a emergere dalla propria solitudine e dal proprio sconforto e che vedono la propria condizione come una prigione dalla quale è impossibile evadere.

Chi sono le donne ritratte nel volume?
Le donne davanti al mio obiettivo non sono “eroine”, anche se sono forti. Sono donne che, dentro la propria condizione, hanno trovato la chiave di volta della propria vita per esserne finalmente e pienamente protagoniste. Hanno saputo tirare fuori il meglio da loro stesse per riuscire a raggiungere la felicità. Molte lavorano, alcune sono atlete paralimpiche, altre sono modelle o scrittrici. Come diceva don Tonino Bello, sono persone che hanno saputo trasformare le proprie ferite in feritoie.

Si è prefisso uno scopo con “Diverrai diamante”?
Credo che raccontare storie di resilienza sia per tutti un dovere civico, morale e sociale. Questa opera fotografica non è, e non vuole essere, di esclusivo appannaggio delle donne e delle persone con disabilità. È un’opera per tutti. I diritti delle donne e quelli delle persone disabili devono essere i diritti di tutti, per tornare davvero a parlare di coesione sociale e non più solo di inclusione.

(L’intervista è tratta dal numero di SuperAbile INAIL di marzo, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)