La squadra che sogna. I piccoli “sognatori” sono 30, provenienti da diverse situazioni di fragilità economica e sociale e da ogni parte del mondo

Da due anni a Varese c’è una squadra di giovanissimi che sognano. Di nome e di fatto. Sono i bambini del “Dreaming Team”, formazione ideata da “La casa del giocattolo solidale”

La squadra che sogna. I piccoli “sognatori” sono 30, provenienti da diverse situazioni di fragilità economica e sociale e da ogni parte del mondo

Dapprima regolare, poi all’improvviso accelerato. Il suono del pallone sul parquet è inconfondibile. Quel suono, a volte leggero e delicato, altre pesante e rimarcato, si fa racconto. Rimbalzo dopo rimbalzo, mentre il canestro si fa sempre più vicino. Un secondo di apnea e il pallone passa di mano, per poi ricominciare a danzare sul parquet. Fino a quel ciuf con cui la palla sfiora la rete del canestro. Una soffice carezza che fa esplodere la gioia. Una gioia travolgente e contagiosa, che è tanto più grande quanto piccoli sono i cestisti. Giovanissimi che sognano un giorno di diventare bravi quanto i mitici componenti del Dream Team.

Da due anni a Varese c’è una squadra di giovanissimi che sognano. Di nome e di fatto. Sono i bambini del “Dreaming Team”, formazione ideata da “La casa del giocattolo solidale”. “La squadra nasce nel settembre 2022 – racconta il fondatore e allenatore Ivan Papaleo –. Con l’associazione “La casa del giocattolo solidale” ci occupiamo del diritto allo studio e al gioco, che sono due colonne fondamentali per la crescita serena dei bambini. Mancava, però, il diritto allo sport. Abbiamo quindi deciso di creare questa squadra che permettesse ai bambini e alle bambine delle famiglie più fragili del nostro territorio la possibilità di fare sport in forma completamente gratuita”.

Ed ecco che, come in un’azione di gioco, il pallone inizia a rimbalzare sul parquet. Dapprima regolare, poi all’improvviso accelerato. Viene quindi passato di mano. A prenderlo è il Comune di Varese che, nel centro della città lombarda, mette a disposizione gratuitamente la palestra della scuola “Mazzini”. È la volta quindi di Umberto Croci – uno degli allenatori della squadra – e del consorzio il Basket Siamo Noi, che raccoglie un gruppo di appassionati tifosi della Pallacanestro Varese, che hanno regalato due canestri da minibasket e i palloni. Un nuovo passaggio e il pallone finisce in mano al Gruppo Alpini di Varese, che regala le divise. E poi ci sono i medici, che offrono visite gratuite per i piccoli giocatori. Ancora qualche rimbalzo ed ecco che la palla finisce tra le mani di “Varese in maglia”, che – come viene raccontato su Fb – sotto l’albero a Natale ha fatto trovare tante sciarpe colorate biancorosse, accompagnate da altrettanti caldi cappellini fatti a maglia. In questo gioco di squadra c’è anche la Pallacanestro Varese, che invita spesso i piccoli atleti del Dreaming Team a vedere le partite al palazzetto e a gioire tutte le volte che il pallone, con il suo inconfondibile ciuf, accarezza delicatamente la rete del canestro. 

Il “Dreaming Team” conta oggi su due gruppi, uno che raccoglie i bambini più piccoli dai 5 ai 7 anni e un secondo per quelli dagli 8 ai 12. Complessivamente i piccoli “sognatori” sono 30, provenienti da diverse situazioni di fragilità economica e sociale e da ogni parte del mondo. Sono bambini e bambine che vengono da Perù, Senegal, Pakistan, Sri Lanka e Ucraina. Bambini e bambine insieme, che danno vita ad una squadra davvero internazionale, che non solo è una scuola di sport, ma anche di integrazione.

Non tutto è sempre stato facile, come racconta in un’intervista Umberto Croci. “Inizialmente i bambini erano un po’ separati, poi piano piano, col gioco, sono diventati una vera squadra, ossia un gruppo che lavora insieme per raggiungere un obiettivo comune”.

Il “Dreaming Team” è in continuo movimento, così come il pallone sul campo da basket. “Sogniamo di diventare una grande squadra – sottolinea Ivan Papaleo – accogliere sempre più bambini e speriamo di riuscire a creare il prossimo anno anche una squadra per gli adolescenti. Questo permetterebbe di non vanificare l’opera svolta in questi anni”. Nel cassetto c’è anche un altro sogno: ampliare l’offerta sportiva attraverso la collaborazione con società operanti in altri sport, che possano ospitare uno o due bambini in forma gratuita o a condizioni vantaggiose, così da dare un’opportunità di inclusione a quanti, purtroppo non possono averla. Perché anche dalle situazioni più complesse, può sempre nascere qualcosa di bello. Come lo dimostrano la storia stessa di Ivan Papaleo e de “La casa del giocattolo solidale”.

Ivan Papaleo ha 40 anni, sposato e padre di una bimba Rachele, che oggi fa parte del “Dreaming Team”. Lavora in Svizzera come organizzatore di eventi. Poi arriva il Covid e tutto si ferma. A quel punto lui si chiede cosa poteva fare. Non appena c’è stata la possibilità di muoversi e spostarsi, inizia a raccogliere giocattoli da portare nelle case di chi si trova in stato di necessità. “Ho pensato – racconta – che ci fossero bambini meno fortunati di altri, che oltre ad essere chiusi in pochi metri quadrati non potevano nemmeno svagarsi con qualche giocattolo nuovo”. È nata così “La casa del giocattolo solidale”, un’associazione che nel tempo è cresciuta e non si occupa più solo di donare giocattoli o materiale scolastico, ma anche occasioni per giocare e fare sport insieme. Nel 2021 l’associazione trova sede in via Merini 45 a Varese, in uno spazio confiscato alla criminalità organizzata e donato dal Comune di Varese a realtà del territorio impegnate in attività sociali. E col tempo cresce anche il numero dei volontari. Oggi sono più di 50 e seguono i circa 300 ragazzi della “Casa” che arrivano ogni giorno non solo per giocare insieme, ma anche per fare i compiti e partecipare ad uno dei laboratori che vengono organizzati e al campo estivo gratuito e solidale. E, non da ultimo, per scendere in campo nella palestra delle scuole “Mazzini”. 

Ma non finisce qui. La “Casa” ha ancora altri progetti nel cassetto. L’associazione ha ricevuto in comodato d’uso gratuito un terreno di oltre 1.600 metri quadrati, in ottime condizioni, che – racconta Papaleo – verrà trasformato in un’agrigiocoteca, uno spazio dove donare ai bambini più fragili del territorio attività ludiche all’aria aperta, gratuita e inclusiva.

Terminata l’emergenza Covid, la società per cui lavorava Ivan Papaleo gli ha chiesto se voleva tornare ad organizzare eventi. Facile, a questo punto, indovinare qual è stata la sua risposta.

E così il pallone continua a rimbalzare sul parquet, dapprima regolare e poi accelerato. Tessendo con i suoi rimbalzi un racconto. Pronto ad accarezzare, con un ciuf, la rete del prossimo canestro. 

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Fonte: Sir