La “strana” scuola con la paura del Covid: dalla coperta in classe alla “maschera da sub”

Nelle aule e nei corridoi la paura induce spesso gli istituti a forzare i protocolli, dettando regole anche più rigide di quelle disposte dal Cts. Dalle mascherine sulla bocca tutto il tempo alle finestre spalancate, al disagio si aggiunge il senso di colpa. “Ho il raffreddore, sono un'irresponsabile!”. I racconti di bambini, ragazzi, genitori e insegnanti

La “strana” scuola con la paura del Covid: dalla coperta in classe alla “maschera da sub”

Il Covid colpisce a scuola oppure no? I ragazzi sono contagiosi, perfino untori, oppure “innocenti”? Niente è chiaro, niente è certo, in questo autunno 2020, se non la paura: quella c'è, serpeggia nelle aule scolastiche e nei corridoi, si legge sui volti degli insegnanti e nei racconti dei bambini e dei ragazzi e caratterizza mattinate che, su questo non c'è dubbio, sono faticose per tutti. Ci sono le regole, i protocolli degli esperti che dovrebbero garantire sicurezza: ma i protocolli, così come i Dpcm, vengono interpretati e spesso le letture sono diverse, come diverse sono le scuole, i dirigenti, gli insegnanti, i genitori. Così, di fatto, scuola che vai regolamento che trovi.

Mascherine sì, mascherine no

Iniziamo dalle mascherine, protagoniste – insieme ai banchi – dei dibattiti di fine estate, con la domanda a cui non si riusciva a trovare risposta: in classe vanno indossate oppure no? Alla fine, gli esperti del Cts hanno detto l'ultima parola, o almeno così pareva: in presenza della giusta distanza, i ragazzi seduti non dovranno indossarle. Questo, a tutela del loro benessere e della loro salute. Devono invece essere indossate ogni volta che gli studenti si spostano dentro la classe o si trovano in spazi comuni. La regola è chiara, ma la realtà è diversa: in molti casi le mascherine restano sulla bocca tutto il tempo, anche quando i banchi monoposto ci sono e le distanze anche. “Io consiglio di farle indossare sempre in classe, ma non posso obbligare nessuno, visto che c'è una norma”, ammette il dirigente scolastico di un istituto comprensivo di Roma. “È difficile mantenere il famoso metro di distanza, anche seduti al banco, perché i ragazzi si girano indietro, si sporgono verso un altro compagno, non possono stare immobili – racconta l'insegnante di un Liceo scientifico - L'uso delle mascherine, secondo me, potrebbe proteggere tutti in maniera più efficace. Per questo, tante scuole hanno imposto l'obbligo”. Se sia lecito farlo oppure no, resta una questione controversa, di fronte alla quale anche gli animi dei genitori si dividono: “mia figlia si è abbassata la mascherina durante l'ora di matematica. La prof le ha detto di rialzarla, ma lei ha risposto che non respirava. Allora la professoressa le ha detto che se così stavano le cose, l'avrebbe mandata nella stanza Covid. Mia figlia ha risposto che stava bene: stava male solo quando indossava la mascherina. Anche mio figlio, alle elementari: la maestra gli ha detto di indossare la mascherina quando era al banco, lui le ha ricordato la regola per cui quando stanno seduti non devono tenerla. E non l'ha alzata”. Dall'altra parte, ci sono genitori per cui invece irrigidire quanto previsto dal Cts è perfino auspicabile: “Alcuni hanno mandato mail con la richiesta di disporre l'obbligo delle mascherine in classe sempre”, ci racconta una docente.

In classe con la coperta

Nel Regolamento anti-Covid del Cts, altra parola chiave è “arieggiare”. Risulta però che, in molti casi, questa indicazione sia stata tradotta in “finestre sempre aperte”. Accade così che, con i termosifoni spenti e la temperatura che inizia a scendere, la corrente generata da porte e finestre aperte provochi disagio e i primi malanni. Tanto che l'abitudine di portare a scuola una coperta, che nelle scorse settimane andava affermandosi al nord Italia, rapidamente si sta diffondendo anche nel resto del Paese. “Oggi i miei compagni si sono portati le coperte – racconta un ragazzo di una scuola secondaria di Roma – Io no, ma domani me la porto. Abbiamo chiesto alla prof di chiudere per un po', ma ci ha detto che non si può”. La mamma di L. oggi è andata a riprenderlo a scuola alle 10.30: “Mi ha mandato un messaggio, con la foto dei compagni avvolti nelle coperte. Mi ha detto che non ce la faceva più a stare così. Quando sono andata a scuola ho parlato con la professoressa, ma mi ha detto che non può chiudere le finestre, perché non può permettersi di ammalarsi: ha un concorso a fine mese”. E così iniziano i primi malanni, tra gli studenti ma anche tra i professori: “Sono a casa senza voce e con la tosse: la dottoressa mi ha detto che è un colpo di freddo: è chiaro, con la cattedra in mezzo tra finestre e porte, non basta la sciarpa per proteggersi”, racconta un'insegnante.

Gli aneddoti dei ragazzi

E poi ci sono i racconti dei bambini e dei ragazzi, a mostrare i contorni di una scuola dove spesso la paura genera regole più rigide dei protocolli e rischia di trasmettere messaggi quanto meno discutibili. S. ci riferisce alcune “chicche” che le ha raccontato sua figlia, 5a elementare. Frasi pronunciate dalle insegnanti, dal 14 settembre a oggi: “Non potete andare in bagno a bere dal rubinetto, perché in bagno c'è il Covid. Non posso toccare i vostri quaderni, perché sui fogli c'è il Covid, Moriranno anche i quarantenni. Questa storia andrà avanti almeno un paio d'anni”. Moniti che sono frutto di una paura, certamente legittima e giustificata, che però rischia di traumatizzare, oltre che di confondere, chi la maestra la sta a sentire.

“Mia figlia, qualche giorno fa, è andata dall'oculista e ha cambiato le lenti – racconta la mamma di una ragazza delle medie - Il giorno dopo, a scuola, aveva un po' di giramento di testa e ha chiesto di tornare a casa. Mentre mi aspettava, la responsabile Covid l'ha rimproverata: non sarebbe dovuta andare a scuola, le ha detto, perché il giramento di testa può essere sintomo di Covid”.

“Ieri F. ha sbadigliato e la maestra lo ha mandato subito a misurarsi la febbre”, racconta L, 9 anni.

“I professori ci dicono che non possono obbligarci a tenere la mascherina, visto che abbiamo i banchi monoposto. Ma si vede che se la abbassiamo si scocciano”, racconta la studentessa di un Liceo. “E poi credo che il termoscanner a muro non funzioni – continua – Stamattina a me segnava 34, alla mia compagna 95!”

“La professoressa ci dice sempre di tenere le mascherine perché se se lo prendiamo noi, il Covid, nemmeno ce ne accorgiamo. Ma se lo prende lei, forse ci rimane - racconta M, seconda media – E la prof di matematica per avvicinarsi a noi si mette una specie di maschera subacquea”.

“La prof ci obbliga a stare sempre con la mascherina guardando avanti: dobbiamo seguirla con lo sguardo, ma non voltarci con il collo per non essere in asse con la bocca verso di lei – racconta F., studente in un Liceo romano - Beh questa è bella no? Matta, è proprio matta...”.

“A settembre, quando la temperatura a Roma era intorno ai 38 gradi, i bambini dovevano indossare il grembiule. Lo aveva deliberato il collegio dei docenti, ci hanno detto, perché il grembiule protegge dal virus. Come se fosse un presidio medico chirurgico. Ovviamente questo non ha alcun fondamento scientifico”, ci racconta A., che fa l'anestesista.

Intanto, per la paura del virus, molti ragazzi a scuola non stanno proprio andando, o vanno solo saltuariamente. “Da noi tanti stanno facendo diverse assenze, alcuni addirittura non sono mai venuti, tanto che stiamo valutando se contattare i servizi sociali”, racconta un'insegnante.

Mia figlia A., 4 anni, va alla materna – ci racconta M. - Nei giorni scorsi ha avuto il raffreddore, da cambio di stagione. Subito Aerosol e dopo due giorni è tornata a scuola. Mi sono sorpresa a raccomandarle: 'La parola mocciolo non esiste'. Ancora adesso, torna a casa e mi dice: 'Mamma, sai quante volte ho soffiato il naso oggi?'. Io la guardo atterrita e lei mi dice fiera: 'Mai!', quasi volesse un premio. E io mi sento così in colpa...”.

E proprio il senso di colpa si diffonde, come il virus, in questo clima di paura, tra genitori, bambini e ragazzi: “Mia figlia, 14 anni, è tornata da scuola raffreddata ed è scoppiata a piangere: 'Ora l'avrò attaccato a tutti, sono un'irresponsabile!', ha detto. Ma non staremo chiedendo troppo ai nostri figli?”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)