Non autosufficienza, nel Pnrr la proposta del Network? Appello ai ministri

Le associazioni aderenti tornano a chiedere che nel Piano sia incluso il disegno di riforma della non autosufficienza. Pilastri della proposta: semplificazione dei percorsi di assistenza, potenziamento della domiciliarità, miglioramento delle strutture residenziali. “Il Pnrr non può lasciar fuori i più colpiti dall'emergenza”

Non autosufficienza, nel Pnrr la proposta del Network? Appello ai ministri

“Sarebbe paradossale che un Piano nato per rispondere a una tragedia dimenticasse proprio gli anziani non autosufficienti, cioè coloro i quali ne hanno pagato il prezzo maggiore”: è questa la premessa e la ragione dell'appello che i promotori e sostenitori della proposta del Network Non Autosufficienza rivolgono oggi al presidente del Consiglio Draghi ed ai ministri Orlando e Speranza. La richiesta, forte, è che questa proposta sia inserita come progetto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, in cui proprio la non autosufficienza è grande e grave assente. La proposta del Network prevede una semplificazione dei percorsi per accedere agli interventi pubblici in materia di assistenza agli anziani non autosufficienti, un’ampia riforma dei servizi domiciliari, un investimento straordinario per migliorare le strutture residenziali del nostro Paese.

“Si tratterebbe di una riforma storica, ora a portata di mano e con la possibilità concreta che si avvii in queste ore, se si tiene fede all’impegno manifestato nelle scorse settimane dal governo – riferisce Cittadinanzattiva, che è nella lista dei promotori - I dati su età e profili di fragilità delle persone decedute con il Covid-19 indicano che i più colpiti sono gli anziani non autosufficienti. E le grandi difficoltà incontrate dal sistema socio-sanitario pubblico nell’affrontare la pandemia confermano le criticità di fondo che – da tempo – lo affliggono.

Il Pnrr, “occasione di riforma”

Come si legge nella lettera indirizzata oggi a Draghi, Speranza e Orlando, “l'obiettivo consiste nello sfruttare questa occasione per avviare il percorso di quella riforma nazionale dell’assistenza agli anziani non autosufficienti attesa dalla fine degli anni ’90, quando si cominciò a discuterne in sede tecnica e politica, ma che non è stata mai introdotta. La proposta è stata inizialmente promossa e sostenuta da nove organizzazioni – si legge ancora nella lettera - alle quali oggi un’ulteriore ampia e significativa platea di soggetti della società si unisce per chiedervi di attuarla. Mai, in precedenza, questo ambito del welfare aveva visto manifestarsi una domanda sociale così estesa e composita. Tale novità testimonia, da una parte, quanto sia diffusa la preoccupazione per la disattenzione verso la non autosufficienza e, dall’altra, un comune sentire circa l’urgenza di intraprendere un percorso di riforma”.

La proposta, in sintesi

Nella lettera vengono quindi sintetizzati i principali interventi richiesti:primo. “la semplificazione dei percorsi per accedere agli interventi pubblici, affinché si ricomponga l’attuale caotica molteplicità di enti, sedi e procedure differenti”; secondo, “un’ampia riforma dei servizi domiciliari, perché rispondano alle varie problematicità legate alla non autosufficienza e diventino un effettivo punto di riferimento per le famiglie e, in particolare, per i caregiver”; terzo, “un investimento straordinario per migliorare quelle strutture residenziali che necessitano di essere ammodernate e riqualificate, come hanno dimostrato le vicende della pandemia. Dato che si delinea un’azione riformatrice di sistema – continua la lettera - gli interventi menzionati sono accompagnati da un pacchetto di azioni trasversali quali il rafforzamento della collaborazione tra Stato, Regioni e Comuni, l’introduzione di un sistema nazionale di monitoraggio, sinora assente, e un piano straordinario di formazione”.

Per quanto riguarda le risorse, “per realizzare la proposta si prevede uno stanziamento di circa 7,5 miliardi per il periodo 2022-2026, 5 dei quali dedicati ai servizi domiciliari, e la cui titolarità dovrebbe essere condivisa tra il Ministero della Salute e quello del Lavoro e delle Politiche Sociali: non si può, infatti, procedere ad una riforma senza operare finalmente una stretta interconnessione tra sociale e sanitario, per puntare a risposte integrate, cioè fondate su uno sguardo complessivo sulle condizioni degli anziani. Ma se non sono i ministeri nazionali i primi a farlo, chiederlo agli enti locali è impossibile”.

L'interesse diventi impegno

Non si tratta di “idee originali – osservano i promotori - visto che sulla necessità del nucleo di azioni suggerite esiste da tempo una larga concordanza nell’universo della non autosufficienza. Il suo valore aggiunto – precisano - consiste nel grado di dettaglio tecnico, così da offrire al decisore strumenti utili. Visto in questa prospettiva, il Pnrr rappresenta lo strumento ideale per cambiamenti la cui attuazione risulterebbe altrimenti lunga e complessa. Da una parte, assicura una prospettiva pluriennale, nei cinque anni previsti. Dall’altra, la particolare attenzione richiesta al monitoraggio può aiutare ad accompagnare al meglio la realizzazione territoriale e a valutarne dinamicamente le ricadute. Su questi temi e su questa proposta – si ricorda infine nella lettera - abbiamo già avuto occasione di confrontarci nelle scorse settimane con le istituzioni da Voi dirette, e vi ringraziamo per l’attenzione dimostrata, per la consapevolezza condivisa riguardo all’urgenza di una politica unitaria attraverso l’imprescindibile collaborazione tra i due ministeri coinvolti. Siamo, dunque, a chiedervi che l’interesse mostrato si traduca in un impegno concreto: che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza contenga questo progetto di riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti di cui il nostro Paese ha urgente bisogno”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)