Oltre il ring, così una palestra popolare ha cambiato la storia di un quartiere

A raccontare la storia della Palestra popolare del Quarticciolo di Roma è Oltre il ring: un libro realizzato attraverso le fotografie di Daniele Napolitano e i racconti di Giovanni Cozzupoli. Il lavoro si concentra su cinque atleti, che praticando la boxe, costruiscono una comunità politica e umana

Oltre il ring, così una palestra popolare ha cambiato la storia di un quartiere

“Manu, Gianni e Breno guardano Bizietto. Tocca al Quarticciolo, ma Bizio è talmente concentrato da non accorgersene. Continua a tirare colpi a vuoto e a immaginare il match. Poi sente gli occhi dei suoi uomini d’angolo puntati addosso a lui. Li guarda uno a uno, ed è Manu a dirlo: Ce stamo fratè. Tocca a noi”. Quando si sale su un ring spesso l’incontro non è mai solo quello tra due pugili, ci sono mondi che si incrociano, anni di allenamento e fatica, sogni e paure. Ma qualche volta un match può essere anche l’inizio di una storia in grado di cambiare una borgata. È successo a Roma, con la Palestra popolare del Quarticciolo, quartiere alla periferia est della Capitale. Dopo il primo incontro vinto, ormai quattro anni fa, Fabrizio e i suoi compagni hanno capito che quell’idea di fare dello sport una leva sociale e politica per cambiare volto al loro quartiere stava diventando una realtà: “ Da oggi noi esistiamo”. “Esistiamo? Tutti?”. “Tutti, certo. Se chiama Palestra popolare Quarticciolo? Eh, allora sì. Esistiamo. Tutti”.

A raccontare la storia di questa scommessa vinta, nata “dall’ostinazione di un gruppetto di figli di nessuno legati da affetto infinito” è “Oltre il ring” un libro realizzato attraverso le fotografie di Daniele Napolitano e i racconti di Giovanni Cozzupoli. Il lavoro si concentra su cinque atleti,  che praticando la boxe, costruiscono una comunità politica e umana che va oltre le 16 corde del ring. Ci sono Fabrizio ed Emanuele, i veterani del gruppo, c’è Milos, nato a Roma da genitori stranieri e non ancora italiano. Ci sono Amr e Valeria. Ma c’è soprattutto una storia collettiva, quella di un progetto, che attraverso le pratiche quotidiane di solidarietà prova a dare un’alternativa ai ragazzi. Intorno alla palestra è nato infatti  un comitato di quartiere e un doposcuola. Progetti che si sono rivelati cruciali specialmente durante il lockdown, quando gli atleti hanno messo da parte i guantoni per aiutare chi aveva bisogno. E così, casa per casa, in tanti si sono attivati per la distribuzione di generi alimentari ad anziani e vulnerabili. 

Sullo sfondo c’è anche il racconto di una zona di frontiera e dei suoi problemi. Solo pochi mesi fa, il Quarticciolo è finito sulle cronache dei giornali per le incursioni di Vittorio Brumotti di Striscia la notizia, aggredito da alcuni spacciatori. Dopo l’episodio, il comitato di quartiere ha scritto una lunga lettera appello chiedendo rispetto e soprattutto di evitare lo stigma e le generalizzazioni: “Non siamo tutti spacciatori, solo perché abitiamo dove abitiamo o perché non apprezziamo i suoi teatrini”. Ai racconti sensazionalistici si sono però affiancati anche i reportage attenti: Diego Bianchi ha raccontato i protagonisti della Palestra popolare del Quarticciolo in tre puntate di approfondimento di Propaganda Live.

Napolitano e Cozzupoli in “Oltre il ring” rimettono al centro della narrazione le persone. Il loro è un viaggio attraverso le speranze di questi ragazzi che vivono nel quartiere con la più alta dispersione scolastica di Roma e provano a spiegare ai più giovani che il loro destino non è segnato. Attraverso una palestra, nata in un ex locale caldaie dell'Ater, il loro lavoro -dicono- non è quello di "togliere i ragazzi dalla strada", ma di rendere quella strada un posto dove poter stare. E restare.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)