Quattrocento anni di attualità. Quattro secoli fa nasceva Blaise Pascal

La grande attualità di Pascal sta proprio in questa capacità di andare oltre le raffinatezze spesso formalistiche e autoreferenziali della filosofia, della geometria e della matematica per puntare dritto alla realtà.

Quattrocento anni di attualità. Quattro secoli fa nasceva Blaise Pascal

La lettera pastorale che papa Francesco ha voluto dedicare a Blaise Pascal ci ha posti di fronte ad una realtà di fatto: la Chiesa, nella persona del suo pontefice, ritorna a fare i conti con un pensiero che ha contribuito alla rivoluzione copernicana del secolo dei lumi. Ma non sul versante della celebrazione della ragione come unico modo per capire il mondo.  E’ proprio “Sublimitas et miseria hominis”, grandezza e miseria dell’uomo, a riprendere l’antico dibattito e a mettere in chiaro alcune cose: intanto non si può parlare di un uomo, neanche un uomo così grande come Pascal, come un monolite, con un pensiero sempre unico e uguale a se stesso. Le due crisi, e soprattutto la “notte di fuoco” del 23 novembre 1654, in cui il pensatore, fisico, matematico francese nato a Clermont il 19 giugno di quattro secoli fa si allontanava dal pensiero esclusivamente razionale e sensista per invocare “l’oblio del mondo e di tutto fuorchè Dio” sono documenti inoppugnabili della attualità -però non legata a mode- della sua esperienza.

Pascal non tenta l’eliminazione della ragione, ma propone il tentativo di armonizzarla con la fede. Non, si guardi bene, una comunione totale e imposta dall’alto, ma un cammino in cui la cultura non sia spocchiosa autoaffermazione di autonomia, se mai riconoscimento della fragilità e del bisogno di altro. E questo altro è la chiave di volta per capire l’importanza ancora oggi della sua riflessione. Il pensiero umano esasperato, isolato dal resto (un resto che è ricerca di senso e comunione con il tutto) diviene separazione, noia, abbandono disperato. Come ha ricordato il Pontefice, il pensatore francese era pienamente consapevole che le antiche filosofie, anche se ispiratrici di giusto vivere, correvano il rischio di portare all’orgoglio e alla disperazione. Il suo superamento della matematica vista come chiave di volta per capire tutto ricorda molto l’abbandono della logica da parte di Ludwig Wittgenstein dopo il suo capolavoro, il Tractatus logico-philosophicus, alla ricerca del vero senso della vita e di Dio.

La grande attualità di Pascal sta proprio in questa capacità di andare oltre le raffinatezze spesso formalistiche e autoreferenziali della filosofia, della geometria e della matematica per puntare dritto alla realtà, senza fare sconti a nessuno, neanche a quelle eresie che aggredivano la Chiesa dal versante della purezza e dell’attacco contro la materia vista come creazione del demonio: “Chi vuole fare l’angelo fa la bestia”, scrive in quei suoi Pensieri considerati il centro di tutta la sua visione della realtà e che secondo alcuni sono frammenti di un’opera mai compiuta anche a causa della precoce scomparsa del pensatore, a soli 39 anni.

La storia parla di una figura immersa pienamente in un tempo di dibattiti tra giansenisti e gesuiti, tra sensisti e fideisti, tra materialisti, razionalisti e credenti, ma i grandi, e Pascal rientra in questa categoria, vanno oltre, con prefigurazioni di quello che sarebbe stato l’esistenzialismo, soprattutto Kierkegaard, certo romanticismo in cui l’influenza anche del Milton del Paradiso perduto (siamo subito dopo la breve vita di Pascal) diventava struggente memoria di un accordo felice con Dio e la natura: basti pensare a Dickinson e a Hölderlin.

Il Dio di Pascal ha lasciato su questa terra impronte che, a saperle leggere, rappresentano, attraverso la reminiscenza o la memoria involontaria di Proust, impronte di una Grazia antica ma non irrimediabilmente perduta. Il francese presenta elementi di senso che anticipano le acquisizioni di queste tracce presenti nella modernità d’occidente, come la teorizzazione dell’effetto farfalla, la compenetrazione di realtà e sogno, la vita individuale vista come immersione in un tutto fraterno e solidale.   Un pensiero, quello di Pascal, che va oltre i sistemi di pensiero della sua epoca e che pone le basi per una ricerca di accordo tra umana ragione e mistero di Dio.

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Fonte: Sir