Quei bimbi che passeranno la Pasqua in carcere con le madri detenute

L’ultimo caso è stato segnalato all'istituto romano di Rebibbia, dove negli ultimi giorni è esploso un focolaio di Covid-19. Il numero delle detenute positive è salito in poche ore a 55, tra loro c’è anche una mamma con il figlio, nato da appena un mese. Ma quanto è esteso il fenomeno? E perché non si trovano soluzioni alternative?

Quei bimbi che passeranno la Pasqua in carcere con le madri detenute

Sono piccoli, a volte piccolissimi. La loro culla è sistemata in una stanza con le sbarre alla finestra. Le madri hanno commesso un reato e scontano la pena insieme a loro, nei giorni ordinari e in quelli di festa, oggi come a Pasqua. Sono i bambini in carcere: l’ultimo caso è stato segnalato all'istituto romano di Rebibbia, dove negli ultimi giorni è esploso un focolaio di Covid-19. Il numero delle detenute positive è salito in poche ore a 55, tra loro c’è anche una mamma con il figlio, nato da appena un mese, detenuto con lei. Ma quanto è esteso il fenomeno? E perché non si trovano soluzioni alternative? 

In tutto in Italia le donne che scontano la loro pena insieme ai figli sono circa 30. Un dato, quasi dimezzato in pochi mesi, dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19, ma ancora decisamente troppo alto. “E’ sempre un dolore vedere i bambini in carcere - sottolinea Susanna Marietti, coordinatrice dell’associazione Antigone -. Con l’emergenza sanitaria, però, molte donne sono uscite dal carcere. Vuol dire che c'erano già gli strumenti legislativi per tirarle fuori di lì. La pandemia è servita solo da acceleratore per risolvere alcune situazioni. Ecco, di questo dovremmo far tesoro anche in futuro”.

Secondo i dati dell’ultimo rapporto Antigone, in due mesi, da febbraio ad aprile del 2020 le detenute con figli minori di 3 anni presenti nel circuito penitenziario in Italia sono passate da 54 (con 59 figli a carico) a 34 (con 40 i figli a carico). Sono recluse nell’Icam di Lauro, a Salerno, Bologna, Roma Rebibbia Femminile, Bollate, Milano San Vittore, Torino Le Vallette, Firenze "Sollicciano" e Venezia "Giudecca".

Non c’è una soluzione universale per le mamme con bambini, bisogna lavorare sui casi individuali e trovare una soluzione ad hoc per ciascuna - spiega ancora Marietti -. Sicuramente quello che si dovrebbe fare è potenziare le case famiglia, c’è un emendamento della legge di Bilancio che va in questa direzione. Poi bisogna lavorare sui singoli fascicoli e le singole storie”. 

La possibilità di portare i figli in carcere con la madre è prevista dalla legge 354 del 1975. Ed è una misura pensata per evitare il distacco madre-bambino. Negli anni, però, visti gli effetti negativi della permanenza e della crescita in carcere nei primi anni di vita, sono stati pensati degli istituti alternativi. In particolare con la legge n. 62/2011, meglio nota come legge sulla riforma dell’Ordinamento Penitenziario, sono state introdotte nuove disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, nel corso del processo penale e durante l’esecuzione della pena, come le case famiglia protette e istituti di custodia attenuata. Gli Icam (Istituti a custodia attenuata per detenute madri) sono comunque delle strutture detentive, pensate per le detenute madri che non possono beneficiare di alternative al carcere. La detenzione è più leggera e l’architettura è a misura di bambino, il personale non è in divisa, ma resta un carcere a tutti gli effetti. Alcuni istituti penitenziari hanno poi creato al loro interno delle sezioni nido, per i bimbi piccoli. Tra questi c’è appunto il carcere di Rebibbia. Infine ci sono le case famiglia protette, appartamenti veri e propri, senza sbarre o celle. 

“Non c’è differenza tra sezioni nido in un carcere e gli Icam, la vera alternativa sono le case famiglia protette o la detenzione domiciliare speciale, ma molte donne hanno domicili instabili e non riesco ad ottenerla, per esempio le donne rom - continua Marietti -. Nelle casa famiglia protette, inoltre, ci sono pochi posti. Il legislatore nell’istituirle non ha previsto una copertura finanziaria, delegando all’ente locale. Nell'ultima legge di Bilancio qualche passo avanti è stato fatto e dei fondi aggiuntivi sono stati stanziati”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)