Raccontare il Natale. Romanzi, film, canzoni rivelano la vera natura di un evento che dovrebbe insegnarci l’attenzione verso l’altro

Dickens, Dylan, Capra: tre linguaggi di narrazione diversi per un Natale che non smette di parlarci al cuore.

Raccontare il Natale. Romanzi, film, canzoni rivelano la vera natura di un evento che dovrebbe insegnarci l’attenzione verso l’altro

Non erano una famiglia attraente; non erano ben vestiti; le scarpe erano tutt’altro che impermeabili all’acqua; gli abiti erano miseri; eppure erano felici, riconoscenti, soddisfatti l’uno dell’altro, contenti del presente”.
È la cena di Natale della povera famiglia di Bob, il vessato, sottopagato, umile segretario dell’antenato dello zio Paperone di Disney, l’avaro Scrooge, in uno dei libri più letti al mondo, “Un Canto di Natale” (A Christmas Carol) di un Charles Dickens trentunenne e già baciato dal successo editoriale del “Circolo Pickwick”. Perché a quasi due secoli di distanza questa storia affascina ancora tanta gente? È solo per il fatto che ricorda una festività cara a tutti, fin dall’infanzia? Se fosse così avrebbe conosciuto la fama stagionale di tanti racconti e poesie dedicati al Natale e poi sarebbe stata sepolta negli scaffali delle biblioteche. No, c’è altro dietro, e questo altro è la capacità di Dickens di parlare della povertà, della miseria di bambini lasciati senza cure alle malattie che anche allora imperversavano nei bassifondi delle città “arricchite” dall’industrializzazione. Lui lo sapeva bene come vivevano quei bambini, perché quell’esistenza l’aveva vissuta, costretto dall’improvvisa povertà a lavorare, a dodici anni appena, in una fabbrica.

Lo scrittore ci presenta un’attesa del Natale non edulcorata dal cartolinismo buonista, ma segnata dalla contrapposizione tra un bene e un male non astratti, legati alle azioni reali di ciascuno di noi, anche se nessuno ci ricompenserà con un grazie.

Ma non è solo il Canto dickensiano a conoscere il dono della perennità tra le storie natalizie, anche perché in un altro caso c’è di mezzo la musica: infatti anche un premio Nobel chitarrista e menestrello, Bob Dylan, ha cantato questa festa celebrando però un Natale diverso. “Tre angeli” racconta l’indifferenza della gente che invece dovrebbe guardare meglio e di più l’altro durante le corse per i negozi alla ricerca del regalo usa e getta. “Gli angeli suonano le loro trombe tutto il giorno/ la terra intera in movimento sembra oltrepassarli/ ma nessuno sente la musica che suonano/ nessuno neppure ci prova”. Sì, il sospetto che i tre angeli dylaniani siano tre fratellini infreddoliti sul marciapiede che chiedono l’elemosina alla pazza folla, direbbe Thomas Hardy, è ampiamente giustificato.

E poi il cinema: il celebre “La vita è meravigliosa” di Frank Capra, successo stratosferico a partire dal 1946, deve paradossalmente tutto ad un insuccesso reale, quello dello scrittore Phililp van Doren Stern, che non trovando uno straccio di editore disposto a pubblicargli il racconto “The greatest gift” (Il dono più grande), regalò il manoscritto agli amici. È la prova provata che la gratuità viene ricambiata, dalla felicità stessa del dono o attraverso impensabili peripezie, in questo caso cinque candidature agli Oscar, tra i primi cinquanta migliori film per la Filmoteca vaticana e l’iscrizione alla mitologia della celluloide, perché il racconto venne letto dal grande attore Cary Grant che lo propose subito come soggetto a Capra. Racconto e film accattivanti, ma non banali, perché narrano la storia di un uomo che, alla vigilia di Natale, sta per dire no alla vita e che scopre, grazie ad un altro dono, stavolta di un estraneo, quanto la sua presenza fosse importante per gli altri. Solo che a volte ci mancano le parole per dirla, l’importanza degli altri, ed invece, come dimostrano racconto e film, anche una semplice parola di apprezzamento può salvare. Con la sorpresa di trovarci chi non dovremmo, perché nella pellicola c’è un cattivo, Henry Potter, fonte della scelta, anche se leggermente cambiato, del nome dell’eroe di J. K. Rowling.

Il Natale ci regala soprese che non ci aspetteremmo. E la meraviglia è un grande dono.

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Fonte: Sir